venerdì 13 luglio 2018

ELEZIONI CSM. VINCONO LE CORRENTI DI DESTRA. L. MILELLA, Elezioni Csm, vincono le toghe di destra. E Davigo si ferma, REPUBBLICA.IT, 12 luglio 2018

 La valanga Davigo si blocca. Al Csm il suo successo - 2.552 preferenze - vale solo per lui, ma non si estende anche ai colleghi della sua corrente. Nella seconda, e conclusiva, giornata di scrutini in Cassazione per i 16 nuovi togati destinati a entrare dal 25 settembre a palazzo dei Marescialli, nella lista dei 10 giudici eletti, non figurano i due candidati davighiani, bocciati sia Mara che Pepe.



Netto successo invece dei "nemici" di Davigo, le toghe di Magistratura indipendente, che portano al Csm tre componenti (Braggion, Criscuoloi, Cartoni), che si aggiungono al giudice della Cassazione eletta ieri (Micciché) e al pm Lepre per cui faceva propaganda l'attuale deputato Pd Cosimo Maria Ferri, nella veste di ex segretario della corrente più conservatrice e di destra della magistratura. Mi complessivamente riscuote un netto successo e porta il suo gruppo dagli attuali 3 a 5 rappresentanti togati.


Con l'attribuzione dei seggi ai giudici riprende quota Unità per la costituzione, la corrente di centro, di ispirazione moderata. Entrano tutti e quattro i candidati, più votato il romano Mancinetti, compensando così la perdita del posto della Cassazione. Unicost resta stabile, aveva ed avrà 5 componenti del Csm.

Débacle invece per la sinistra. Area, il gruppo che unisce la storica corrente di Magistratura democratica e il Movimento giustizia, passa da 7 a 4 consiglieri. Niente in Cassazione, tre giudici (Dal Moro, Suriano, Zaccaro), e il pm romano Giuseppe Cascini.

Guardiamo come sarà quindi la composizione togata del Csm. Sedici magistrati che, per quattro anni, sospendono il loro lavoro nei tribunali e vivono a palazzo dei Marescialli "amministrando" la carriera dei colleghi. Ecco gli equilibri. Rispettivamente 5 e 5 i componenti di Unicost e di Mi, 4 quelli di Area, 2 i davighiani, Davigo stesso e il pm Sebastiano Arditta. Una struttura decisamente di centrodestra, che potrebbe favorire l'elezioni di un vicepresidente omogeneo alla maggioranza attualmente al governo. Dunque un numero due del presidente Mattarella leghista o grillino.

Il 19 luglio le Camere riunite dovrebbero eleggere gli otto componenti laici. I primi accordi tra i gruppi parlano di 3 posti per la Lega, due per M5S, uno per Forza Italia, e due per il Pd. Ma proprio la quota del Pd potrebbe ridursi. Soprattuto se M5S dovesse buttare sul tappeto il nome di un candidato super partes che anche le toghe potrebbero votare come vice presidente. È probabile però che le nomine slittino a settembre, visto che comunque gli eletti non possono entrare in servizio finché i "vecchi" non fanno a casa. E la data d'uscita è, apounto, il 25 settembre.

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