"La divisa che ha vestito è quella del capitalismo globale finanziario che ha portato una contrazione di civiltà". Il giudizio politico sulle scelte manageriali di Sergio Marchionne è netto ma Fausto Bertinotti in una intervista all'ANSA ci tiene a premettere di non averlo mai conosciuto personalmente. Soprattutto di "fare un pò di fatica" ad elaborare - in queste ore difficili per Marchionne e la sua famiglia - un'analisi che è certamente "severa" sul dirigente aziendale ma che non tocca minimamente "l'umanità della persona".
Bertinotti non è stato solo presidente della Camera e leader di Rifondazione comunista ma anche un dirigente della Cgil e non si sottrae a delle riflessioni: "voglio parlare del Marchionne pubblico che dopo il 2008 incarnò l'identificazione della Fiat in un progetto di internazionalizzazione". Un progetto riuscito forse per l'azienda ma che portò la Fiat "dai 120 mila dipendenti del 2000 ai circa 29 mila di oggi". Senza dimenticare, aggiunge Bertinotti, che "Mirafiori e Pomigliano d'Arco erano luoghi d'eccellenza nel mondo e oggi Mirafiori è un deserto e Pomigliano una striscia di cassintegrazione".
Certamente Marchionne, riconosce Bertinotti, "portò il pareggio di bilancio guidando il processo di immersione della Fiat nella globalizzazione". E cita quello che definisce un dato di fatto: "ora il centro della Fiat è a Detroit". Ma il punto caratterizzante è che Marchionne è stato "il protagonista di questa ristrutturazione del capitalismo mondiale la quale ha portato il lavoro ad essere solo una variabile dipendente".
Non meno negativo è il giudizio di Bertinotti sulla gestione dei rapporti sindacali: "Marchionne ha portato un attacco a un sindacato che pretendeva di essere indipendente dalle imprese" e ha concepito "l'impresa come una comunità chiusa in lotta contro un'altra impresa chiusa concorrente". "Impresa che quindi diventa fagocitazione di un mondo che ha come dio la concorrenza interna, costi quel che costi".
Ma nelle riflessioni di Fausto Bertinotti si insinua anche una critica sui risultati stessi dell'era Marchionne: "la transizione poi non è compiuta visto che Fca non diventata nè la prima, nè la seconda e neanche la quinta azienda automobilistica ma sta a fatica tra le prime 10. Quindi se il bilancio dal punto di vista azionistico sembra riuscito, dal punto di vista del mondo del lavoro è del tutto negativo".
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