giovedì 19 gennaio 2023

SANITA' E SISTEMA SANITARIO INEFFICIENTE. RUSSO P., Emergenza-sanità: mancano medici e infermieri in tutta Italia, piccoli Comuni in testa, LA STAMPA, 19.01.23

 a desertificazione della sanità, ossia la carenza di medici e infermieri, è un problema un po’ in tutta Italia, ma in certe provincie va assai peggio che altrove. Mentre le nuove strutture che dovrebbero rafforzare l’assistenza territoriale, Case e Ospedali di Comunità in fase di realizzazione, si contano con il contagocce nei comuni periferiche ultraperiferici del Paese, rischiando così di lasciare sguarniti i 5 milioni di assistiti che vi risiedono. Una assenza di strutture che sarà totale nelle zone ultraperiferiche di Liguria e Valle d’Aosta, certifica il Report presentato oggi a Roma da Cittadinanzattiva.


Partiamo dal personale. A Caltanissetta, più che in altre provincie italiane, è un’impresa trovare un ginecologo, visto che ce n’è solo uno ogni 40.565 donne, rapporto 17 volte peggiore di chi vive a Roma. A Bolzano sono invece merce rara i medici di famiglia (uno ogni 1.539 assistiti) e i cardiologi ospedalieri ( uno ogni 224.706 abitanti contro una media nazionale di uno su 6.741). Ad Asti invece si deve dare la caccia al pediatra, visto che ce n’è uno ogni 1.813 bambini, mentre la media in Italia è di uno su 800. A Reggio Emilia a scarseggiare più che altrove sono invece i farmacisti ospedalieri, uno ogni 264.805 abitanti contro una media nazionale di uno su 26.182.

Tra le 39 province dove gli squilibri, tra numero professionisti e cittadini, sono più marcati, primeggiano Lombardia (Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Lodi, Milano) e Piemonte (Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli) con sei province, seguite dal Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Udine, Trieste) e dalla Calabria (Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia) con quattro province. Seguono Veneto (Treviso, Venezia, Verona), Liguria (Imperia, La Spezia, Savona) ed Emilia Romagna (Parma, Piacenza, Reggio Emilia), con tre province a testa, Trentino Alto Adige (entrambe le province autonome di Bolzano e Trento) e Lazio (Latina e Viterbo).

A scarseggiare però non è solo personale, ma anche le strutture territoriali, che grazie ai finanziamenti del Pnrr da qui a tre anni dovrebbero risollevare le sorti di un’assistenza extra ospedaliera che durate la pandemia ha mostrato di fare acqua da tutte le parti. Ora i progetti già in cantiere puntano su case e ospedali di comunità. Nelle prime lavoreranno in equipe medici di famiglia, specialisti e infermieri 7 giorni su 7, 24h, con la possibilità anche di fare gli accertamenti diagnostici basilari. Gli ospedali di comunità serviranno invece ad assistere chi può essere dimesso dall’ospedale ma non è ancora in grado di fare il decorso a casa. Ma sia nei Comuni intermedi, che in quelli periferici e ultraperiferici di queste strutture se ne vedranno ben poche , denuncia il report dopo aver fatto una ricognizione sui progetti approvati. Questo perché di Case di comunità il decreto ministeriale “71” che le ha istituite ne prevede una ogni 40-50 mila abitanti, mentre per gli ospedali di comunità il bacino di utenza è uno ogni 50-100mila abitanti. Parametri che nell’entroterra poco abitato equivalgono a una desertificazione dei servizi territoriali. Tanto più che nelle nuove strutture dovranno lavorarci per un bel po’ di ore anche i medici di famiglia, che risulteranno così ancora più irreperibili nei loro studi. Uno «sguarnimento» che in base alle informazioni raccolte dal report di Cittadinanzattiva sarà pressoché totale nelle zone ultraperiferiche di Liguria e Valle d’Aosta.

Già nelle 39 provincie dove il personale sanitario è più carente i risultati sono poco incoraggianti. Su 1431 Case della Comunità e su 434 Ospedali di Comunità previsti da Pnrr, poco più di un terzo, ossia 508 Case, saranno realizzati nelle aree interne. Tuttavia a restare quasi sguarniti saranno soprattutto gli oltre 5 milioni di cittadini che vivono nelle zone periferiche ed ultraperiferiche di queste aree: qui sono previste appena il 16% delle 1431 Case ed il 17% dei 434 Ospedali di comunità. Addirittura i residenti nei 13 comuni periferici ed ultraperiferici della Valle d’Aosta e negli analoghi 36 comuni della Liguria non avranno a disposizione nessuna delle due nuove tipologie di servizi territoriali previsti dal Piano di ripresa e resilienza.

In totale, per ben 654.883 italiani che vivono in aree interne periferiche ed ultra periferiche di 7 Regioni, non è previsto alcun Ospedale di Comunità: si tratta di Piemonte, Liguria, Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Marche. Per loro la riforma dell’assistenza territoriale rischia di costituire un passo indietro anziché in avanti.

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