ROMA - «Io da domenica blocco la città. Quindi le persone dovranno
attrezzarsi, fortunati i politici che hanno le auto blu, loro potranno
continuare a girare, i romani no». Non risparmia l’elenco dei guai provocati
dalla mancata conversione del Salva Roma il sindaco Ignazio Marino, in diverse
interviste rilasciata durante la giornata. «Per marzo - sottolinea il primo
cittadino - non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune, per il
gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o per raccogliere i rifiuti. E
neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata
planetaria». Però il decreto non è stato abbandonato: proprio in queste ore i
tecnici del Comune, di Palazzo Chigi e del Mef stanno cercando una soluzione per
evitare il default della Capitale.
«RIDARE A ROMA CIO’ CHE È DI ROMA» - Marino non nasconde la rabbia,
soprattutto contro Palazzo Chigi: «Il governo deve dire con chiarezza se ci dà
gli strumenti legislativi per risanare. I soldi che sono in quello che la stampa
chiama Salva Roma sono tasse dei romani che devono essere restituite ai romani.
Il governo deve restituire a Roma ciò che è di Roma, stiamo pagando il debito di
denaro dissipato negli ultimi 50 anni. Qui bisogna ancora pagare i terreni
espropriati nel 1957 per costruire il Villaggio Olimpico, ma si può continuare a
governare così la Capitale?».
«I ROMANI CONTRO I
POLITICI» - «Sono veramente arrabbiato - continua il primo cittadino ai
microfoni di Radio 24-, anche i romani sono arrabbiati e hanno ragione,
dovrebbero inseguire la politica con i forconi. Non è più il periodo delle
chiacchiere, è il periodo dei fatti». Alla domanda se sia intenzionato a
dimettersi, Marino non risponde in modo netto - «Se si tratta che il mese
prossimo debbo non pagare gli stipendi, vendere l’Acea, fermare il trasporto...»
-, ma poi diventa più preciso: «Se la linea deve essere quella del M5S e Lega,
ovvero chiamiamo Nerone e bruciamo Roma con tutti i romani, io non sono pronto a
fare l’ufficiale liquidatore della Capitale di un paese del G8».
LE MANIFESTAZIONI? A VARESE -
«Dobbiamo considerare che questa città è la nostra Capitale e come tale ha delle
spese che altre città non hanno. Io posso capire, intellettualmente, le proteste
di alcuni che si chiedendo `Perché Roma deve
avere di più?´. Allora facciamo una legge nazionale per cui tutte le
manifestazioni nazionali si fanno in una cittadina del nord, per esempio a
Varese» aggiunge Marino.
LITE AL TELEFONO -
Irritazione a Palazzo Chigi per i toni usati da Marino nell’intervista. «Il
governo sta lavorando per risolvere con urgenza un problema non creato da noi»,
spiegano fonti dell’esecutivo riferendosi a un provvedimento da approvare in
Consiglio dei ministri probabilmente domani: venerdì 28 era l’ultimo giorno
utile per la conversione in legge del decreto poi ritirato. Sembra che tra il
premier e il primo cittadino ci sia stata una telefonata definita «energica»,
indiscrezione su cui Marino h detto: «Grande fiducia in Matteo Renzi con cui
qualunque colloquio è stato sereno, puntuale e anche con quelle battute naturali
che fa da toscano e che rendono sempre piacevole una conversazione. Anche quella
che ho avuto oggi con lui è stata da sindaco a sindaco».
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