I graffiti lasciati dai caschi blu olandesi sui muri della base Onu di Potocari, vicino a Srebrenica, raccontano tutto l’orrore della guerra, il razzismo, il cinismo, la crudeltà e la desolazione dei soldati della Nazioni Unite che avrebbero dovuto proteggere i bosniaci musulmani (bosgnacchi) loro affidati. E che invece permisero che uomini, bambini, adolescenti e anziani innocenti venissero rastrellati e massacrati dai serbo-bosniaci di Mladic.
Nel 2014 un tribunale dell’Aja ha riconosciuto l’Olanda responsabile della morte di 300 musulmani perché i suoi soldati non fecero abbastanza per fermare la deportazione e il massacro, il pomeriggio del 13 luglio 1995 proprio a Potocari. A 20 anni dal genocidio di Srebrenica i messaggi incisi da alcuni componenti del Dutchbat (il nome del battaglione olandese dell’Onu) sulle pareti sbrecciate provocano ancora dolore. Ma sono documenti che bisogna avere il coraggio e la forza di guardare. Per ricordare.
I 400 caschi blu olandesi alloggiarono nella ex fabbrica per due anni. Entro l’anno l’edificio sarà trasformato in un museo (Reuters/Dado Ruvic)
di Angela Geraci (@anfragiu)
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