Il più generoso è Davide Serra, quello delle Cayman e delle polemiche alle ultime primarie del centrosinistra, a pari merito con l’industriale chimico Guido Ghisolfi: 100mila euro. A seguire, Paolo Fresco e consorte (25mila euro a testa), esponenti del mondo dell’industria, parlamentari (Andrea Marcucci del Pd), assessori fiorentini (Massimo Mattei) fino addirittura al Cral del Comune di Napoli. La Fondazione Big Bang, cassaforte e braccio operativo delle iniziative di Matteo Renzi, pubblica sul sito i nomi dei propri finanziatori, nel nome di quella trasparenza da sempre invocata dal sindaco di Firenze sui finanziamenti alla politica.
«L’elenco dei finanziatori del comitato per le primarie e della Fondazione Big Bang è online. Un impegno che avevo preso e che ho mantenuto - tiene a precisare il rottamatore su Facebook -. Spero che questo esempio sia seguito da altri. Nel frattempo abbiamo dimostrato che si può fare politica anche senza finanziamento pubblico ai partiti. Prima lo aboliamo, rispettando il referendum e dunque il volere dei cittadini, meglio è». Tuttavia, la lista dei finanziatori fornita dalla Fondazione Big Bang comprende solo quelli che hanno autorizzato la pubblicazione del proprio nome, come da legge sulla privacy.
Per la precisione, ammonta a 814.502,23 euro il totale dei finanziamenti arrivati alla “renziana” Fondazione Big Bang. Tra i finanziatori, che hanno autorizzato la pubblicazione del nome, spiccano appunto i 100mila euro versati da David Serra e dalla moglie Anna Barasi, e da Guido Ghisolfi e Ivana Tanzi, ma anche i 25mila euro ciascuno di Paolo Fresco e Marie Edmée Jacquelin in Fresco. Serra è il finanziere che ha fondato il fondo Algebris, che ha sede nel paradiso fiscale delle Isole Cayman: alle ultime primarie del centrosinistra si schierò dalla parte di Renzi (era presente anche alla famosa cena milanese del rottamatore col gotha della finanza italiana a porte chiuse) e finì al centro delle polemiche con i bersaniani. Ma quanti sono i finanziatori di Renzi che non hanno dato il nulla osta alla pubblicazione del proprio nome? Complessivamente, è il 72% dei finanziatori della Fondazione Big Bang ad aver dato il via libera.
«Quelli che mancano - spiega l’avvocato Alberto Bianchi, presidente della Fondazione - non sono i più grossi, la media complessiva è di circa 3.800 euro ciascuno». Lo stesso Bianchi (il cui fratello, Francesco, è da poco commissario straordinario dell’ente lirico di Firenze, il Maggio Musicale) ha dato un contributo di 5.400 euro.
Nella lista ci sono poi tutti i nomi delle società che non sono soggette alla privacy. Tra queste la Isvafim Spa (60mila euro), che fa riferimento ad Alfredo Romeo; 25mila euro dalla Karat; 20mila euro ciascuna da Simon Fiduciaria e da Blau Meer e Cimis, così come la stessa cifra è stata versata anche da Giancarlo Lippi. «La trasparenza totale che usiamo per i finanziatori - spiega ancora Bianchi - sarà poi trasferita anche nel resoconto delle spese della Fondazione con il bilancio che sarà pubblicato il 30 aprile e che sarà certificato da una società di revisione». Tra i maggiori finanziatori, con 10mila euro, anche Filippo Landi, Jacopo Mazzei, Carlo Micheli, Giorgio Colli, Renato Giallombardo. Ma non finisce qui.
Nell’elenco dei finanziatori di Renzi c’è anche il Cral del Comune di Napoli che ha versato 1.100 euro, probabilmente frutto di una raccolta comune. Non manca poi qualche politico, come il senatore Democratico Andrea Marcucci (5mila euro) e l’assessore fiorentino, fedelissimo da anni del sindaco, Massimo Mattei (1.600 euro). Altri nomi noti, tra gli altri, sono quelli di Guido Roberto Vitale (5mila euro), Giovanna Folonari (2mila euro) e l'ex presidente di Confindustria Firenze Sergio Ceccuzzi (mille euro).
Renzi aveva già fatto pubblicare online la lista dei finanziatori dell’ultima convention alla Leopolda e quella della campagna elettorale delle primarie. Il Consiglio direttivo della Fondazione Big Bang è composto da Alberto Bianchi, Marco Carrai, Giuliano da Empoli, Federico Berruti (sindaco di Savona) e gli onorevoli del Pd Ernesto Carbone e Luca Lotti. Che ribadisce: «La pubblicazione dei finanziatori è la dimostrazione che si può fare politica senza il finanziamento pubblico ai partiti».
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