(...)
Il tono di Renzi è cortese, quasi affettuoso.
Dall'altra parte si sente una voce stanca, un po' affranta, ma non seccata,
anzi. Il «segretario» diventa rapidamente «Pier Luigi». Il sindaco scherza:
«Pensa un po', sto andando a una mostra su Machiavelli, indovina chi è il
curatore? Giuliano Amato. Cosa devo dirti, sono paraculo fin da piccolo» dice con un
sorriso autoironico. (…)
Ma lei, Renzi, non teme che andare a Palazzo
Chigi senza passare dalle urne sarebbe stata una forzatura, avrebbe rischiato di
bruciarla? «A me piace rischiare. E, se il capo dello Stato chiama, come fai a
dirgli di no? In ogni caso, l'ipotesi non esiste. La sensazione è che sia Berlusconi a non
volermi. E questo forse aiuta a chiarire l'equivoco una volta per tutte».
L'equivoco sarebbe una presunta sintonia tra lui e il Cavaliere; mentre Renzi è
convinto che Berlusconi lo veda come il fumo negli occhi perché lo considera il
suo avversario più pericoloso, da non attaccare frontalmente perché non
sgradito all'elettorato moderato, ma da mettere fuori gioco con il volenteroso
contributo dei suoi stessi compagni di partito. E il fatto che in una riunione
durissima della direzione Pd, in cui si sono succeduti interventi di tutti
contro tutti - Marini contro Franceschini, Bindi contro Marini, Finocchiaro
contro Bindi... - il nome di Renzi per una volta non sia stato divisivo, per il
sindaco rappresenta una svolta. Quanto a D'Alema, non c'è alcun «patto di
ferro», occulto o esplicito; c'è piuttosto un accordo di non belligeranza dopo
gli scontri dei mesi scorsi (…)
Il taxi è arrivato al Vittoriano. Dentro
attende Amato, con cui Renzi converserà per dieci minuti. Resta, al di là
della storica rielezione di Napolitano, l'amarezza per il killeraggio contro
Prodi. Al solo nominargli il fondatore dell'Ulivo, Renzi scatta: «Sono stato
l'unico con cui Prodi non se l'è presa. Conservo gli sms che mi ha mandato
prima, durante e dopo la votazione in cui è stata affossata la sua candidatura.
E li conserverò per sempre, perché Prodi è stato molto carino con me, pure nel
momento più nero. Io l'ho appoggiato con convinzione, anche se questo mi ha fatto
perdere qualcosa nell'elettorato del centrodestra. Non ho nulla da rimproverarmi. I miei
l'hanno votato tutti, tranne uno, credo anche di sapere chi è. Sono stato leale
pure con Bersani: Marini non mi pareva l'uomo giusto e l'ho detto apertamente.
E sono contento di aver tirato fuori il nome di Chiamparino. L'ho proposto
anche a Berlusconi, che però non l'ha voluto. Ma sono convinto che tornerà
presto utile al Paese».
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