Il denaro incassato dal senatore fiorentino è il frutto di una operazione immobiliare che risale al 1989, quando l’impresa edile del piccolo costruttore rileva da Verdini alcuni lotti a Signa, nei pressi di Firenze, per costruirci residenze familiari.
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Una parte della cifra pattuita viene versata regolarmente, l’altra in nero. «Una storia vecchia», è la precisazione che fa Verdini. Ma analizzando i bilanci degli ultimi anni si scopre che fino al 2011 Ignazio Arnone ha prelevato circa 2 milioni di euro dal conto aziendale aperto presso il Credito Cooperativo. Soldi messi a bilancio come «finanziamento soci», ma di cui si perde traccia, una volta usciti dalla banca. Ed è in conseguenza di questi prelievi che sarebbero poi fallite le imprese del costruttore siciliano.
Che nelle movimentazioni bancarie di Arnone ci sia qualcosa che non torna lo conferma anche la curatrice fallimentare delle sue aziende, Silvia Cecconi, la quale attribuisce a Ettore Verdini, fratello di Denis, un ruolo centrale nel crac delle società del costruttore siciliano. Secondo l’accusa, depositata presso il Tribunale Civile di Firenze, il fratello del senatore, fino a un anno fa commercialista di Arnone, sarebbe stato «l’amministratore reale» delle aziende dell’imprenditore. Ed è a Ettore Verdini che Arnone vende le quote della società proprietaria dei terreni di Signa, quando comincia a essere in sofferenza con il Credito Cooperativo Fiorentino. Per il ruolo che ha avuto nella vicenda Arnone, la curatrice ha dunque avanzato una richiesta di risarcimento nei confronti del fratello del senatore pari a circa 4 milioni e mezzo di euro.
Chalet a Crans Montana
Analizzando invece le movimentazioni bancarie dei conti correnti di Denis Verdini spuntano fuori alcune curiosità. Tra i bonifici, ce n’è ad esempio uno all’estero, indirizzato a un atelier svizzero specializzato in alto antiquariato. Seguendo la traccia dei soldi, siamo così arrivati a Crans Montana, località del turismo di lusso del Cantone Vallese svizzero, dove abbiamo trovato uno chalet, intestato ancora oggi alla moglie del coordinatore del Pdl, Simonetta Fossombroni. Ma la disponibilità finanziaria di Verdini non viene messa a rischio nemmeno dalle inchieste della magistratura che tra il 2010 e il 2011 hanno portato al sequestro di tutti i suoi conti e delle proprietà immobiliari. Nonostante i beni congelati, Denis Verdini riesce, infatti, a ottenere da Veneto Banca un prestito da 7 milioni e mezzo di euro, necessari per rientrare dai debiti che aveva contratto con il Credito Cooperativo Fiorentino per le sue società editoriali e le sue imprese immobiliari.
Ma può una banca dare così tanti soldi a una persona che ha tutti i beni sequestrati? È difficile non farlo se la garanzia si chiama Silvio Berlusconi. In calce al bonifico milionario di Banca Veneto c’è proprio la firma del Cavaliere quale cessionario
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