Il documento — una fotocopia — è stato rinvenuto attorno alle nove di mattina di martedì, sulle scale dell’androne di “Casa Santangelo”, un palazzotto storico che ha il portone aperto dalle otto e che si trova dirimpetto alla sede della procura. L’ha visto un avvocato che stava salendo in studio e prima di prenderlo in mano per gli angoli e chiamare i carabinieri ha notato il simbolo della stella a cinque punte e la scritta «Brigate rosse per il comunismo». Nel testo, considerato farneticante, si lancia una campagna di attacchi (generici) ai «palazzi di giustizia» (non a persone) nelle città più importanti d’Italia «dal 15 al 18 ottobre». Si fa riferimento alla manifestazione romana di domani e del giorno successivo e si attacca il sistema della Giustizia dicendo che Berlusconi viene trattato con tutti i favori mentre i proletari rimangono in cella. Nella città in cui è stato ucciso Marco Biagi, un documento a firma Br viene preso sul serio, ma ci sono molti dubbi che sia autentico per la forma della stella, l’intestazione e la stessa impostazione del testo. Potrebbe essere piuttosto un’emulazione e, forse, un depistaggio da parte di altri gruppi.
Le indagini sono in corso anche per capire da dove abbiano avuto origine le telefonate ricevute in sequenza ieri mattina dalla centralinista della procura, che smista le chiamate esterne a tutti gli uffici giudiziari bolognesi. C’è stata una successione di tre telefonate attorno alle 9,20. La prima muta, la seconda di una voce femminile che ha pronunciato le parole: «O chiudi o salta». E poi una terza chiamata, ancora di una voce femminile: «C’è una bomba, dovete chiudere, c’è una bomba». Se il gruppo è lo stesso, questo è stata una delle azioni preannunciate nel volantino. Il procuratore capo Roberto Alfonso ha trasmesso subito l’allarme a polizia e carabinieri, intervenuti coi cani per scoprire esplosivo e metal detector, e anche al presidente del Tribunale Francesco Scutellari e al procuratore generale Emilio Ledonne. La procura invece è stata sgombrata e controllata, con centinaia di magistrati e impiegati usciti dagli uffici. L’attività è ripresa solo a mezzogiorno. Nessuna bomba, ma qualcuno che voleva “solo” creare allarme.
LA PROCURA APRE UN FASCICOLO. La Procura di Bologna ha aperto un fascicolo a carico di ignoti ipotizzando il reato di istigazione a delinquere sul ritrovamento di tre volantini siglati Brigate Rosse nei dintorni degli uffici giudiziari. Del fascicolo si occupano il procuratore capo Roberto Alfonso e il pm Antonello Gustapane. Sono state acquisite le immagini delle telecamere della zona e le indagini sono seguite da Polizia e Carabinieri.
A chi gli ha domandato di un possibile nesso tra i volantini e le telefonate anonime arrivate ieri, il procuratore aggiunto Valter Giovannini, delegato ai rapporti con la stampa, ha risposto: "E' prematura qualsiasi ipotesi. Polizia e Carabinieri stanno lavorando insieme per individuare l'autore o gli autori e eventuali 'postini'".
Bisognerà infatti cercare di datare quando i volantini sono stati lasciati nei tre luoghi. In cima ai tre fogli, identici, c'è un'immagine, presumibilmente presa dal web, che ricorda molto da vicino il simbolo delle Brigate Rosse nella bandiera che si vede nella storica foto in cui è ritratto Aldo Moro.
Il testo sembra monco di una premessa. All'inizio vengono riportati, anche in questo caso in modo
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