Il corpo di un leader politico è sempre sotto i riflettori e sotto l’attenzione di tutti, dunque la comunicazione non può prescinderne. Ma un conto è valorizzarlo per fargli esprimere le doti intellettuali del leader, la sua esperienza e competenza, la sua capacità di entrare in relazione con gli elettori, il suo passato, le possibilità della sua azione politica futura; un altro conto è convogliare troppa attenzione sul corpo preso in sé e per sé, o su alcune sue parti: volto, busto, braccia, parti di abbigliamento.
Giovanna Cosenza insegna Semiotica all'università di Bologna (laurea triennale in Scienze della comunicazione)
Detto in altri termini, il corpo di un politico non deve mai essere autoreferenziale come lo sono quelli della pubblicità commerciale, della moda, del cinema, perché un leader fatto di solo corpo non dice nulla, non fa nulla, non entra in relazione con nessuno. In politica insomma il corpo andrebbe usato per fargli esprimere altro da sé, non se stesso e basta.
Al contrario, una comunicazione che concentri troppa attenzione sul corpo del leader non rischia solo il compiacimento autoreferenziale, ma è un boomerang: poiché di solito un uomo o una donna che fanno politica non sono mai esteticamente all’altezza dei corpi smaglianti della pubblicità, della moda, del cinema, riprodurre anche in politica l’esposizione autoreferenziale del corpo offre ai critici e agli avversari la possibilità di accanirsi sui difetti di quel corpo esposto, con battutaccie, insulti o, quando va bene, parodie. Fra l’altro, in politica troppa attenzione al corpo non giova neppure se il leader è belloccio: intendiamoci, la bellezza fisica è sempre un vantaggio e anche in politica lo è, ma insistervi troppo svuota il leader, toglie attenzione ai suoi programmi e contenuti, abbassa il livello del dibattito.
Ecco perché penso che il servizio fotografico che Matteo Renzi ha fatto per l’ultimo numero di Vanity Fair sia un errore (a prescindere da qualunque valutazione estetica di lui e della sua faccia, che ad alcuni/e piace e ad altri/e no): pose affettate, fotoritocco evidente, bianco e nero patinato, sguardo tenebroso, tutto concorre a distrarre dall’intervista e a confermare l’impressione di un leader che pensa più alla confezione (il corpo) che ai contenuti (ciò che sa e può fare). È un’accusa peraltro ricorrente che gli viene rivolta, a cui Renzi dovrebbe cercare di togliere forza, invece di confermarla continuamente. Penso a quando si fece fotografare su Chi a fianco di Fonzie. Ma penso anche alla centralità del corpo di Renzi in camicia per tutta la campagna delle primarie 2012, come pure nelle varie edizioni della Leopolda, e penso infine a certe fotografie patinate sul suo sito web e sulla sua pagina Facebook. Se fossi in lui, la smetterei con l’eccessiva attenzione al corpo: non fa che indebolire la sua credibilità e confermarlo come soggetto di molta apparenza e poca sostanza.
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