Per Benjamin Barber, il filosofo politico autore del bestseller «Se i sindaci governassero il mondo», il futuro dell?umanità dipenderà innanzitutto dalle città e da chi le governa. Sono i sindaci, dichiara il newyorchese Barber, che risolvono i problemi più urgenti dei cittadini.
E lo fanno perché sono plasmati dalla loro città e a loro volta la plasmano nell?interesse di tutti.Basta questo per essere un grande sindaco?«No, è il primo di tre requisiti. Il candidato a sindaco deve dimostrarsi, per così dire, un ragazzo del posto, un buon vicino, uno di noi, e non un politico venuto da chissà dove. Ma occorrono altri due requisiti: il pragmatismo e la fiducia degli elettori. Il sindaco non può essere un ideologo, fare certe cose e non altre a seconda della fede politica. Il sindaco deve prendere misure concrete per la città. I grandi sindaci di New York come Bloomberg sono passati dai democratici ai repubblicani agli indipendenti».E la fiducia degli elettori? «La si conquista con un programma convincente in campagna elettorale e con i fatti dopo l?elezione. Un famoso sindaco della nostra città, Ed Koch, chiedeva spesso ai cittadini: come me la cavo? Aveva a cuore il loro benessere e se la cavò bene. In America questo rapporto fiduciario non esiste con le altre istituzioni: la fiducia nel Congresso è dell?8%, in Obama è del 38%, nella Corte Suprema è al 40%, ma nei sindaci è in media del 75%».È importante che il sindaco sia carismatico?«Certo, ma anche che risponda con equità alle sfide di lavoro, istruzione, immigrazione, trasporti, sanità, sicurezza...».De Blasio ha queste caratteristiche?«Sono convinto di sì... Sorprenderà tutti con una politica centrista, di ponte tra la New York degli affari e la New York dei sindacati. Non sarà solo la voce di Occupy Wall Street». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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