giovedì 14 luglio 2016

TELEVISIONE ITALIANA. TRENI, INCIDENTI E SINISTRA ITALIANA SEDUTA IN PRIMA CLASSE. M. FAGOTTO F. 14 luglio 2016

   Su RAI NEWS 24, in un programma antimeridiano, interviene un rappresentante di Sinistra italiana il quale si preoccupa, in maniera insistita, di sottolineare l’ aggettivo “legittimo” quando, riferendosi all’incidente ferroviario in Puglia, sostiene che chi fa profitto lo fa, appunto, legittimamente. Per cui, se si dà in concessione a privati un pezzo di infrastruttura ferroviaria, è legittimo che chi la gestisce lo faccia per motivi di profitto, naturalmente non dimenticando che occorre garantire piena sicurezza a chi viaggia in nome di un “interesse generale”.
In un altro programma e in un’altra rete (La7), un ex-sindacalista ed ora attivista politico (ma i due ruoli si confondono continuamente, è inevitabile) si preoccupa, prima di fare il suo ragionamento, di chiarire che quello che dirà è, appunto, il ragionamento di un sindacalista.
Bastano, ormai, esempi come questi per capire perché la sinistra, italiana e non, sia uscita definitivamente di scena dal panorama politico contemporaneo.






   Questi atteggiamenti mostrano chiaramente che chi parla in nome di quella parte politica lo fa ormai con un evidente imbarazzo; lo fa dovendosi giustificare e scusare quasi che si urtasse, altrimenti, un senso comune dominante che pensa e ragiona in tutt’altro modo. Anteporre le ragioni del pensiero dominante sottolineando più volte la legittimità del profitto, da un lato; chiarire che, se qualcuno sentirà dire che è tempo ormai di ridare la parola a chi lavora davvero, a chi “si fa un mazzo”, a chi “deve fare i suoi bisogni dentro una bottiglia” perché si lavora in condizioni tali da non poter andare neanche al bagno: queste sono le dichiarazioni di un sindacalista, dall’altro; ebbene, queste posizioni sono la dimostrazione lampante del totale rovesciamento dei rapporti di forza avutisi in questi ultimi 30 anni.  Forse sarebbe anche il caso di cancellare la stessa espressione “rapporti di forza” perché la debolezza e il modo grottesco con cui esponenti di una delle forze che, appena 40 anni fa,  fece, allora si, dell’antagonismo la propria bandiera oggi si esibiscono in televisione fa sospettare che anche questa sia una parola da sopprimere per sempre per non urtare il comune senso del pudore telegenico-politico odierno.

PS

Tanto perché si parla di treni e ferrovie, tempo fa mi capitò di incontrare il primo personaggio evocato in queste note proprio in una stazione locale, qui in Umbria. Scommisi con me stesso che, una volta salito, si sarebbe seduto in prima classe. Provate ad indovinare chi vinse quella scommessa.

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