«Chiunque vinca, si impegni prima di tutto sul risanamento»
L’emergenza non può considerarsi conclusa e quindi auspico che i partiti firmino prima del voto un memorandum d’intesa, con precisi impegni da attuare per il risanamento del paese, siglando un patto che andrà rispettato da chiunque vinca le elezioni». Pierferdinando Casini lancia questo assist a Monti per aiutarlo a convincere i mercati che il 2013 non rappresenterà una totale incognita; e chiarisce che la «Cosa bianca» vedrà la luce, ma senza fretta, al momento della convocazione delle urne, quindi non a settembre o ottobre. Anche questo un chiaro segnale di prudenza per mettere il governo al riparo da attacchi strumentali per il possibile coinvolgimento nel progetto di alcuni ministri in carica.
Ma il cantiere della «Cosa bianca» è in piena attività: quando verrà battezzata?
«Noi riteniamo sia giusto presentare un’offerta politica composta da persone perbene, che credono importante continuare lo spirito del governo Monti, e da tante personalità oggi esterne alla politica. Non ci sono uomini della provvidenza, né predestinati. Alle politiche bisognerà presentare una lista in grado di rappresentare queste esigenze. Non serve avere fretta: non credo che le elezioni ci saranno a settembre-ottobre. L’importante è ciò che gli italiani troveranno sulla scheda elettorale. E nessuno si deve sciogliere dentro qualcosa, neanche l’Udc...»
Sta dicendo che il simbolo Udc comparirà lo stesso in una lista della Cosa Bianca?
«No, dico che l’Udc è disponibile a fare non uno, ma due passi indietro, per consentire la formazione di una lista che sia imperniata su una pluralità di soggetti. Abbiamo l’orgoglio di aver realizzato gran parte dei nostri obiettivi e sappiamo comunque di essere il più forte presidio di un’area centrale che esiste nel paese. Con tutto il rispetto per gli altri, non è un caso se i destinatari di certi attacchi siamo sempre noi... Di simboli e nomi è prematuro parlarne: non stiamo creando un nuovo prodotto basato sul marketing, pensando a un inno o cose del genere: sarebbe paradossale se scimmiottassimo in altra forma ciò che critichiamo. Nessuno si deve impossessare di nulla, tantomeno dei ministri del governo. Chi riterrà di mettere le sue energie al servizio del paese, lo farà, ma solo quando sarà il momento».
Italia Futura però sembra sfilarsi. Con chi ce l’ha la Fondazione di Montezemolo quando parla di «intese alla luce del sole»?
«Non lo so, ma quel che dicono è giusto. Se poi riterranno utile una convergenza bene, se invece vorranno seguire un’altra strada saranno comunque un soggetto utile per il paese. Perché battere il grillismo significa comunque produrre un’offerta politica migliore di quella attuale».
Non è che smorza le attese sul coinvolgimento di ministri per non mettere a rischio il governo?
«Anche se così fosse, sarebbe un atteggiamento molto serio e responsabile. È chiaro che tutti questi movimenti danno fastidio a chi ha avuto il quasi monopolio politico in questi anni. Non è un caso che appena qualcuno del governo si affacci all’orizzonte diventi bersaglio di polemica, come si è visto con gli sconclusionati attacchi della Santanchè a Passera di ieri. Forse si vorrebbe evitare la concorrenza? Interdire la discesa in campo a soggetti esterni, offenderli preventivamente per spaventarli. Ma che modo è?».
Altre personalità come Bonanni sostengono il progetto, ma non si candideranno. C’è un problema di selezione di leadership tra forti personalità?
«Non penso proprio, è l’ultima delle preoccupazioni. E Bonanni dimostra grande serietà: continua l’impegno nel sindacato, ma afferma la necessità di un soggetto politico che risponda anche a tante istanze del suo stesso movimento».
Spera in un esito del voto che dia al Pd l’agio di allearsi con voi facendo a meno di Vendola?
«Noi non siamo subalterni a nessuno e quando sento quelli che mi fanno le prediche per invitarmi a decidere prima, chiarisco che l’area a cui io penso, in condizioni di normalità, sarebbe alternativa alla sinistra e al Pd, come in Europa il Ppe è alternativo al partito socialista. La realtà è che in condizioni straordinarie ci sarà non solo l’Italia, ma anche la Germania, dove la prospettiva che sta andando avanti è quella della larga coalizione. Poi, in quanto a Vendola ripeto che è un problema che non mi riguarda. D’altra parte anche in Sicilia, ad un’intesa tra Pd e Udc, corrisponde una diversa candidatura di Sel. Vendola è solo il bersaglio di comodo che usa il Pdl per cercare di colpirmi. Capisco che siano in affanno, ma quest’estate sono anche capitate cose divertenti: come le lezioni di teologia che mi vengono ogni giorno impartite da ex radicali oggi zelanti berlusconiani».
C’è ancora ansia di votare presto o, come si dice, il governo mangerà il panettone?
«I problemi italiani sono così sedimentati che c’è bisogno di continuare il lavoro. E’ emblematica la reazione ai provvedimenti sulla chiusura dei tribunali o sull’abolizione delle province. La spending review, più si andrà avanti, più sarà pesante. E non si può interrompere il percorso di scelte europee di cui Monti porta il merito. Per questo, prima delle elezioni, i partiti che lo sostengono, dovrebbero firmare un memorandum d’impegni che rassicuri i mercati: chiunque vinca si deve vincolare, nell’ambito di una discrezionalità di modalità di applicazione, a continuare l’azione di risanamento del governo. Ognuno è artefice del suo destino. Pd e Pdl devono decidere se fare una campagna elettorale senza rete o se dare l’idea che quanto fatto in questi mesi non sia frutto di casualità».
Un’ultima domanda: molti da destra la accusano di aver aperto a un’alleanza con Pd e Sel perché mosso dall’aspirazione di poter accedere al soglio del Quirinale...
«Solo un ingenuo potrebbe brigare o fare accordi politici per andare al Quirinale. E nella vita, la cosa che più mi offende è esser considerato un cretino».
Ma il cantiere della «Cosa bianca» è in piena attività: quando verrà battezzata?
«Noi riteniamo sia giusto presentare un’offerta politica composta da persone perbene, che credono importante continuare lo spirito del governo Monti, e da tante personalità oggi esterne alla politica. Non ci sono uomini della provvidenza, né predestinati. Alle politiche bisognerà presentare una lista in grado di rappresentare queste esigenze. Non serve avere fretta: non credo che le elezioni ci saranno a settembre-ottobre. L’importante è ciò che gli italiani troveranno sulla scheda elettorale. E nessuno si deve sciogliere dentro qualcosa, neanche l’Udc...»
Sta dicendo che il simbolo Udc comparirà lo stesso in una lista della Cosa Bianca?
«No, dico che l’Udc è disponibile a fare non uno, ma due passi indietro, per consentire la formazione di una lista che sia imperniata su una pluralità di soggetti. Abbiamo l’orgoglio di aver realizzato gran parte dei nostri obiettivi e sappiamo comunque di essere il più forte presidio di un’area centrale che esiste nel paese. Con tutto il rispetto per gli altri, non è un caso se i destinatari di certi attacchi siamo sempre noi... Di simboli e nomi è prematuro parlarne: non stiamo creando un nuovo prodotto basato sul marketing, pensando a un inno o cose del genere: sarebbe paradossale se scimmiottassimo in altra forma ciò che critichiamo. Nessuno si deve impossessare di nulla, tantomeno dei ministri del governo. Chi riterrà di mettere le sue energie al servizio del paese, lo farà, ma solo quando sarà il momento».
Italia Futura però sembra sfilarsi. Con chi ce l’ha la Fondazione di Montezemolo quando parla di «intese alla luce del sole»?
«Non lo so, ma quel che dicono è giusto. Se poi riterranno utile una convergenza bene, se invece vorranno seguire un’altra strada saranno comunque un soggetto utile per il paese. Perché battere il grillismo significa comunque produrre un’offerta politica migliore di quella attuale».
Non è che smorza le attese sul coinvolgimento di ministri per non mettere a rischio il governo?
«Anche se così fosse, sarebbe un atteggiamento molto serio e responsabile. È chiaro che tutti questi movimenti danno fastidio a chi ha avuto il quasi monopolio politico in questi anni. Non è un caso che appena qualcuno del governo si affacci all’orizzonte diventi bersaglio di polemica, come si è visto con gli sconclusionati attacchi della Santanchè a Passera di ieri. Forse si vorrebbe evitare la concorrenza? Interdire la discesa in campo a soggetti esterni, offenderli preventivamente per spaventarli. Ma che modo è?».
Altre personalità come Bonanni sostengono il progetto, ma non si candideranno. C’è un problema di selezione di leadership tra forti personalità?
«Non penso proprio, è l’ultima delle preoccupazioni. E Bonanni dimostra grande serietà: continua l’impegno nel sindacato, ma afferma la necessità di un soggetto politico che risponda anche a tante istanze del suo stesso movimento».
Spera in un esito del voto che dia al Pd l’agio di allearsi con voi facendo a meno di Vendola?
«Noi non siamo subalterni a nessuno e quando sento quelli che mi fanno le prediche per invitarmi a decidere prima, chiarisco che l’area a cui io penso, in condizioni di normalità, sarebbe alternativa alla sinistra e al Pd, come in Europa il Ppe è alternativo al partito socialista. La realtà è che in condizioni straordinarie ci sarà non solo l’Italia, ma anche la Germania, dove la prospettiva che sta andando avanti è quella della larga coalizione. Poi, in quanto a Vendola ripeto che è un problema che non mi riguarda. D’altra parte anche in Sicilia, ad un’intesa tra Pd e Udc, corrisponde una diversa candidatura di Sel. Vendola è solo il bersaglio di comodo che usa il Pdl per cercare di colpirmi. Capisco che siano in affanno, ma quest’estate sono anche capitate cose divertenti: come le lezioni di teologia che mi vengono ogni giorno impartite da ex radicali oggi zelanti berlusconiani».
C’è ancora ansia di votare presto o, come si dice, il governo mangerà il panettone?
«I problemi italiani sono così sedimentati che c’è bisogno di continuare il lavoro. E’ emblematica la reazione ai provvedimenti sulla chiusura dei tribunali o sull’abolizione delle province. La spending review, più si andrà avanti, più sarà pesante. E non si può interrompere il percorso di scelte europee di cui Monti porta il merito. Per questo, prima delle elezioni, i partiti che lo sostengono, dovrebbero firmare un memorandum d’impegni che rassicuri i mercati: chiunque vinca si deve vincolare, nell’ambito di una discrezionalità di modalità di applicazione, a continuare l’azione di risanamento del governo. Ognuno è artefice del suo destino. Pd e Pdl devono decidere se fare una campagna elettorale senza rete o se dare l’idea che quanto fatto in questi mesi non sia frutto di casualità».
Un’ultima domanda: molti da destra la accusano di aver aperto a un’alleanza con Pd e Sel perché mosso dall’aspirazione di poter accedere al soglio del Quirinale...
«Solo un ingenuo potrebbe brigare o fare accordi politici per andare al Quirinale. E nella vita, la cosa che più mi offende è esser considerato un cretino».
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