Un’assemblea costituente per cambiare la Costituzione della Repubblica federale e poi un referendum popolare per sancire i mutamenti. È la strada che il presidente della Spd Sigmar Gabriel indica per realizzare in Germania quello che quasi tutti dicono di volere e quasi nessuno sa come fare: contribuire alla costruzione di un’Unione europea politica. I mutamenti della Grundgesetz, la legge fondamentale della Repubblica, sarebbero necessari proprio per superare il grosso problema rappresentato dalla impossibilità attuale di decretare i cedimenti di sovranità che la costruzione dell’Unione politica comporterebbe.
Gabriel ritiene, come una parte consistente e in crescita dell’establishment tedesco, che la costruzione dell’unità politica dell’Europa sia l’unica strada per uscire dalla crisi dell’euro. Solo essa, infatti, renderebbe accettabile per la Germania e i Paesi “virtuosi” in materia di bilancio suoi alleati forme di comunitarizzazione del debito pubblico: nell’ambito di una vera unione politica, infatti, le decisioni verrebbero prese insieme e non si porrebbe problemi di controlli esterni sui bilanci nazionali, di trojke, memorandum o simili.
L’itinerario politico-istituzionale proposto da Gabriel rappresenta, in qualche modo, il “coté tedesco” di un progetto più generale di costruzione dell’Europa politica anch’esso basato su un’assemblea costituente eletta direttamente dai cittadini europei, secondo le linee tracciate il 3 agosto nell’articolo scritto per la Frankfurter Allgemeine Zeitung dai filosofi Jürgen Habermas e Julian Nida-Rümelin e dall’economista Peter Bofinger. I più ottimisti ritengono che all’assemblea costituente, oppure a una convenzione formata insieme da rappresentanti eletti direttamente dai cittadini europei e da rappresentanti dei parlamenti nazionali, si potrebbe arrivare già nella prossima legislatura del Parlamento europeo, che comincerà con le elezioni del 2014.
Resta ora da vedere se lo “schema-Gabriel” è condiviso da tutto il suo partito. Le ipotesi di comunitarizzazione del debito, evocate dal presidente con un esplicito riferimento agli eurobond, sono oggetto di discussione all’interno della Spd e anche al suo vertice. All’indomani della riunione del consiglio della Bce che vide lo scontro tra Mario Draghi e il capo della Bundesbank Jens Weidmann, il capogruppo al Bundestag Franz-Walter Steinmeier si era espresso con una certa durezza contro l’ipotesi di acquisto di titoli dei Paesi in difficoltà da parte dell’istituto di Francoforte. È anche possibile pensare che la mossa del presidente sia in qualche modo ancorata al processo decisionale che deve portare, nei prossimi mesi, alla scelta del candidato socialdemocratico alla cancelleria per le elezioni dell’autunno dell’anno prossimo. Attualmente i possibili candidati sono gli stessi Gabriel e Steinmeier più l’ex ministro delle Finanze nella grosse Koalition Peer Steinbrück. Qualche osservatore non esclude una candidatura alternativa nella figura di Hannelore Kraft, la trionfatrice delle elezioni in Renania-Westfalia che ha indici di popolarità ancora più alti di quelli di Angela Merkel.
Comunque sia, l’iniziativa di Gabriel, rivolta per ora alla Cdu e ai Verdi, ha suscitato in Germania l’interesse di molti economisti e anche di diversi esponenti politici. Contrario si è detto Volker Kauder, capogruppo cristiano-democratico al Bundestag. Favorevoli, invece, gli ambienti del federalismo europeo. Per Virgilio Dastoli, presidente europeo del movimento, quello di Gabriel è «un passo avanti, che potrebbe essere un prezioso stimolo per quanti si battono per il progresso verso l’unione politica dell’Europa nel segno della democrazia e della partecipazione dei cittadini».
Nessun commento:
Posta un commento