La metà degli elettori preferirebbe un sistema proporzionale puro, lontano da molti dei progetti discussi in Parlamento
MILANO - Il dibattito sulla riforma elettorale è ancora in corso, senza che se ne veda, a tutt'oggi, una conclusione. Tanto che molti esponenti politici si dichiarano convinti che in primavera si andrà a votare ancora una volta con il tanto deprecato Porcellum, magari lievemente modificato. Insomma, malgrado le promesse dei partiti (al convegno dei Giovani industriali a Santa Margherita nel giugno scorso, i principali leader garantirono il varo del provvedimento entro tre settimane), le caratteristiche del nuovo ordinamento sono lontane dall'essere definite. Restano tuttora in discussione elementi cruciali come l'introduzione o meno delle preferenze e la misura del premio di maggioranza. Al riguardo, abbiamo visto come le preferenze siano richieste a gran voce dai cittadini. La maggioranza degli italiani le interpreta, a torto o a ragione, come una riappropriazione del potere di scelta dei parlamentari da parte del popolo e ritiene invece non così importanti i pericoli di inquinamento e di manipolazione del voto che, storicamente, le preferenze hanno comportato.PREMIO DI MAGGIORANZA - L'altro grande tema in discussione è il premio di maggioranza. Come si sa, quest'ultimo, pur alterando di fatto, in misura minore o maggiore, l'esito delle consultazioni, garantisce quella governabilità che un sistema proporzionale puro spesso impedisce o comunque rende più difficile, specie in presenza di una frammentazione partitica elevata come in Italia. Ancora una volta, è emerso un orientamento della popolazione che in parte differisce da molti dei progetti attualmente discussi in Parlamento. Poco più del 50% degli intervistati, infatti, si dichiara contrario al premio di maggioranza e incline a un sistema proporzionale puro. Una minoranza, anche se consistente (36%), si esprime invece a favore dell'applicazione del premio. È ragionevole pensare che l'orientamento prevalente della popolazione, avverso al premio, sia legato anche ad una reazione contro la misura attuale - ritenuta eccessiva - di questo bonus. In generale l'atteggiamento dei cittadini è ancora una volta spiegabile con il desiderio di riprendere un maggior controllo sulla composizione del Parlamento e sulla vita politica del Paese nel suo complesso. Risultano comunque relativamente più favorevoli - anche se in misura sempre minoritaria - al mantenimento del premio di maggioranza i cittadini con titoli di studio più elevati e posizioni sociali più «centrali», i giovani e gli elettori collocati nel centro e nel centrodestra (anche se, come emerge dai sondaggi, oggi il premio di maggioranza conviene specialmente al Partito democratico e al centrosinistra).
I PARTITI E IL PAESE - In generale, non è necessario né forse opportuno basarsi sulle opinioni dei cittadini per definire il sistema elettorale. Come è facile intuire, la maggior parte degli intervistati non può conoscere tutte le problematiche tecniche e le conseguenze dei sistemi elettorali e non ne sa pertanto valutare fino in fondo vantaggi e svantaggi. Ma l'atteggiamento degli italiani può quantomeno suggerire l'introduzione di un contenimento dell'entità attuale del premio, già richiesta dalla Corte e prevista peraltro da alcuni dei progetti presentati in Parlamento. In realtà, occorrerebbe definire un sistema elettorale che risponda il più possibile alle necessità del Paese e coniughi al meglio rappresentatività e governabilità (a nostro avviso, avvicinandosi al modello francese a doppio turno). Viceversa, i partiti sembrano pensare sempre più spesso a un sistema elettorale che permetta loro di vincere le prossime elezioni. Tanto che le regole che propongono mutano in relazione agli esiti dei sondaggi di cui via via vengono a disporre. Un'ottica miope e di breve periodo che non fa il bene del Paese.
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