Ancora qualche mese, poi si vota. Ma l'esito del voto non dipenderà esclusivamente dai nostri sentimenti, o dai risentimenti. Dipenderà anche dalle regole del voto; non a caso i partiti s'accapigliano da tempo sulla nuova legge elettorale. Senza cavarci mai un ragno dal buco, perché sotto sotto gli conviene quella che c'è adesso, quella che manda in Parlamento maggiordomi e signorine compiacenti. E allora proviamoci anche noi, a giocare con le regole. A immaginare un sistema costruito non sul tornaconto degli eletti, bensì degli elettori.
PROPORZIONALE O MAGGIORITARIO? Chissenefrega, conta di più la libertà del voto, la sua pulizia morale. Due attributi che s'ottengono restringendo la platea degli elettori: per esercitare questo diritto occorre esserne degni, dice l'art. 48 della Costituzione. Dunque non voti se sei stato condannato in primo grado, se almeno un tribunale ti ha giudicato indegno. Non voti se da quarant'anni vivi a Sydney e a Roma non ci hai più messo piede: perché la vita ti ha accasato sotto un'altra patria e perché sarebbe più giusto casomai schiudere le urne agli immigrati che in Italia ci pagano le tasse, mentre gli italiani all'estero non sborsano un quattrino.
E CON GLI ULTRANOVANTENNI, come la mettiamo? In Germania, in Austria, in Svizzera, in Ungheria, in Slovenia, il seggio elettorale si guadagna a 16 anni; qui resta sigillato per i giovani (chi non abbia festeggiato 25 compleanni non può eleggere il Senato), ma s'apre al nonnetto con l'Alzheimer. E poi, siamo proprio certi che i voti debbano pesare in modo uguale? Tremonti ha proposto il doppio voto per gli under 40, dato che su tale generazione si riflettono più a lungo le scelte dei governi. L'argomento è scivoloso, giacché in nome dell'eguaglianza sostanziale dovremmo consegnare la doppia scheda anche alle donne, ai meridionali, agli sfigati della più varia risma; però almeno un'eccezione sarebbe giusto farla. Per gli ex ministri: il cui voto dovrebbe valere mezzo voto, tanto di danni interi ne hanno combinati già abbastanza. E stop all'elettorato passivo per chi abbia due legislature di fila sul groppone: c'è bisogno d'aria fresca, basta con l'usato sicuro.
Infine al bando ogni conflitto d'interessi, pur senza giungere all'estremismo di von Hayek. Lui diceva che gli impiegati del governo, e in genere quanti intascano sussidi pubblici, non dovrebbero aver voce in capitolo sulla scelta del governo. In breve, niente voto per qualche milione di persone. Ma sarebbe già un bel passo avanti vietare d'eleggere se stessi. Insomma, se ti candidi non voti. E dato che ci siamo, non votano neppure i tuoi parenti: altrimenti saranno avvantaggiate le famiglie numerose. D'accordo, è un paradosso, un esercizio visionario. D'accordo, queste prossime elezioni ci stanno facendo venire le traveggole. Però che bello se l'appuntamento elettorale misurasse per davvero la volontà dei cittadini.
COME? CONTANDO IL VOTO , ma contando anche il non voto. Specialmente adesso, con una folla d'italiani che non riesce più a turarsi il naso, a votare il meno peggio. E dunque, 4 elettori su 10 disertano le urne? Vuol dire che il 40 per cento dei seggi resterà senza padrone. Ridurremmo d'un colpo il numero dei parlamentari, ennesima promessa che la politica ha tradito. Quanto ai coraggiosi che decideranno di recarsi ai seggi, premiamoli con il voto cumulativo, quale esiste in Lussemburgo e in Svizzera. Significa che puoi dividere il tuo voto come le fette d'un cocomero, per esempio attribuendone metà a Di Pietro, un quarto a Vendola e a Bersani. Un modo per condizionare le alleanze, senza subirle sotto dettatura dai partiti.
Ecco, le preferenze. Sono tornate di gran voga e allora tanto vale usarle fino in fondo. Permettendo il voto "contro", insieme al voto "per". Con uno premi Grillo, con l'altro castighi Casini. O viceversa, fate un po' come vi pare. Sicché ogni "spreferenza" diventa un voto in meno per i candidati. Se è vero che Berlusconi vive assediato dai nemici (lui lo dice sempre), gli sarà dura tornare in Parlamento. Ma questo è un altro sogno a occhi aperti. E la politica non è per sognatori.
Michele.Ainis@uniroma3.It
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