In videochat al Corriere: «Al confronto su Sky continuava a consultare un telefonino. Basta slogan, passiamo alle idee»
Laura Puppato, 55 anni, di Crocetta del Montello (Tv), due figlie, imprenditrice e capogruppo Pd nel consiglio regionale del Veneto, sindaco di Montebelluna per due legislature, il giorno dopo il «Confronto» televisivo con gli altri candidati alla guida del Centrosinistra alle primarie di novembre, è stata ospite di CorriereTv, per un faccia a faccia con i lettori, moderato da Daniele Manca.
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IL FACCIA A FACCIA - Alleanze, pensioni, giustizia: tanti i temi trattati, sollecitati dalle domande dei lettori, incuriositi da questa donna tenace, che crede nell’impegno civile, nel volontariato attivo, nella difesa e nella valorizzazione dell’ambiente. Poco abituata ai talk show, si accredita comunque una sufficienza nel confronto, sebbene «nuova nel panorama della comunicazione televisiva». A differenza di altri («il buon Renzi», lo chiama Puppato), più avvezzi a frequentare i salotti televisivi e a risplendere sotto alle telecamere. E però non ci sta, la candidata: «Sono vent'anni che viviamo di slogan e parole ad effetto. Ora sarebbe meglio iniziare ad occuparci anche di altro».
«RENZI TELEGUIDATO» - Ma, soprattutto, non le va giù che il suo vicino, sul podio allestito negli studi televisivi ricevesse «costantemente messaggi nel telefonino»: «È un po' teleguidato, questo ragazzo. Nessun altro di noi si era portato il telefono...». Critica quella che, nel sindaco di Firenze, vede come una «continua necessità di essere efficaci, che però va a detrimento dell'idea politica. E' un dato che, a mio avviso, nel lungo periodo potrebbe non essergli utile». «Meglio - sostiene - l'ingenuità nell'immediatezza, piuttosto che affrontare le cose nell'ottica di un'efficacia comunicativa immediata».
ALLEANZE - «Non una testa di serie, ma rappresentante di un ceto politico con il quale il nostro paese dovrà confrontarsi» - ha detto, presentandola, Daniele Manca - Puppato non ha perso l'occasione per sottolineare i successi della propria esperienza in Veneto. Inclusa quell'alleanza con l'Udc che, allo stato, nessuno dei candidati sembra volere: «Non ci eravamo messi d'accordo ma siamo arrivati tutti alla stessa conclusione: oggi vediamo il centro come un elemento che guarda al proprio interesse e non a un'ipotesi di governo stabile nel Paese. Non possiamo mettere a disposizione di qualcuno tappeti rossi e opportunità se non ci spiega dove vuole stare». «Dove si governa bene - ha aggiunto riferendosi alla collaborazione tra federazione delle sinistre e Udc nella sua città - c'è anche la capacità di confluire in un progetto politico che sarebbe utile per il Paese».
ORCHESTRA - «Nelle diversità, siamo un'orchestra che suona la stessa musica», ha ribadito, confermando l'impressione che i cinque «contendenti» hanno dato in tv: non si sono dati battaglia, preoccupati più di mostrare il volto rassicurante di una famiglia unita che di rastrellare i voti degli indecisi.
LAVORO E PENSIONI - Sul lavoro, Puppato non è contraria alla riforma Fornero, anche se «stiamo navigando a luce spenta». Più chiara la critica in materia di pensioni: «Serve più equità ed elasticità in uscita per i lavori usuranti. Non possiamo creare ingiustizie ulteriori». Come mettere mano al meccanismo? Tagliando in maniera oculata, mettendo dei tetti alle pensioni dei dipendenti pubblici, eliminando i privilegi della casta. «Finora abbiamo solo impoverito lo Stato, garantendo di più a chi ha avuto di più».
MINISTRO DELL'AMBIENTE? - Molte le domande degli ascoltatori. Sul suo ruolo, se non vincerà la competizione (il dicastero dell'ambiente? Puppato ricorda che è stato Bersani a volerla presidente nazionale del forum politiche ambientali del Pd, per competenze e storia personale). Su federalismo e ruolo dello Stato (che deve «intervenire pesantemente dove il governo regionale sia responsabile di frodi nei confronti dei cittadini, di mancato controllo, di costi fuori controllo»). Sulle ricette per ridare competitività al Paese, che la vedono concentrata sul suo cavallo di battaglia, green e blu economy.
QUOTE ROSA - E molte, ovviamente, le domande delle ascoltatrici. O degli elettori attenti alle questioni delle quote rosa e delle differenze di genere. Polemico «brunofede», che scrive: cosa devo chiedere a una candidata? le stesse identiche cose che chiedo a un candidato. O ricominciamo con le discriminanti tipo che se é donna deve occuparsi di più degli asili, dei gatti e dei malati? bah...».
Una delle frasi simbolo della Puppato-campagna è: «Con me alle primarie perché non siate più secondarie». Ma, si chiede Mattia, «non è quella delle quote rosa, la vera discriminazione? Non dovrebbe essere il merito, l'unico criterio? Basta parlare di diritti delle donne, parliamo di diritti delle persone...».
La candidata non ha dubbi: è necessario «smuovere molto». «Quando hai a che fare con dati che collocano le donne agli ultimi posti della graduatoria europea (nel lavoro abbiamo il 46% di donne impiegate, quando l'obiettivo è del 61%, il nostro tasso di natalità, 1,2%, è il più basso del mondo, la rappresentanza politica tra i le più basse del mondo) non possiamo dire che non ci siano discriminazioni da sanare». «Io non parlo di quote rosa, ma di mettere tutti in condizione di competere. Alla partenza della maratona politica ci devono essere il 50% di uomini e di donne, come abbiamo scritto nella legge elettorale del Veneto. Poi saranno gli elettori a dire quali sono le figure in grado di rappresentarli». E ancora: «Sono in molti a parlare di pari opportunità e liste composite. Ma in nessun caso è prevista la decadenza della lista se ciò non avviene. Non siamo ipocriti: è questo l'unico meccanismo che ci garantisce».
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