Che tristezza. Ma non la vedevate voi, dietro ai cinque dell’avemaria (il papa buono, il cardinale illuminato, Tina Anselmi) l’ombra del persuasore occulto col dinosauro nel cappello? A nessuno è venuto il dubbio che ormai le passioni e le emozioni forti (ma si fa per ridere) per essere decodificabili devono passare da un format, dalle parole al minuto battute dal giornalista (una volta produttività da dattilografe), dagli applausi che si trasformano in applausometri in diretta un po’ ovunque nell’etere da tastiera?
Su, non scherziamo. La sceneggiata era appena un pelino sopra il costringerli a cantare una cover di non son degno di te. E dietro le quinte, tra l’odor di gabinetto, si immaginavano gli autori, precari o cocopro, mordersi le mani per non aver messo in scaletta un bel fratelli d’Italia corale, stonato e unificante.
Ma per chi ci hanno presi? L’unica di spessore, nella sua figuretta di quasi trentenne ancora all’università, fresca dell’impappinamento da telecamera, autentica come le trattenute in busta paga, sorridente e piena d’attesa come una coda all’outlet, è stata lei: la biondina riccioluta.
Una diversamente Davide senza fionda, che col solo ausilio dell’indice e del medio, tira la sua pallottola spuntata all’autostima con degno seguito del baffo prussiano asburgico di Oscar Giannetto. Il nostro specchio, l’una e l’altro. E il meglio, ahimé, deve ancora venire.
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