'Tutti in gita in cambio del voto', la videodenuncia
Gite e viaggi in cambio di voti. Un video che circola in rete. E ora anche una denuncia al prefetto e alla procura. Le elezioni comunali amministrative di domenica si terranno sotto l’ombra del voto di scambio. Dopo le denunce a Barletta, arriva il caso Molfetta dove il candidato del centrosinistra Paola Natalicchio ha presentato una denuncia circostanziata sulla vicenda. "Ci è giunta notizia - scrive - di gite gratuite organizzate e destinate a chi fosse disponibile ad assicurare il proprio voto". Il caso è anche documentato con un video. "Inoltre - scrive la Natalicchio - sono giunte innumerevoli segnalazioni riguardanti la promessa di utilità varie (buoni benzina, schede telefoniche ed altro) a fronte della preferenza da accordare". "In moltissimi casi - si legge nell’esposto - le segnalazioni arrivano da chi intende rimanere per evitare problemi: ma il numero delle stesse, la loro convergenza e coerenza, e il fatto che siano sempre molto circostanziate, evidenziano chiaramente un fenomeno estremamente diffuso e pervicace che rischia di contaminare il risultato elettorale". Proprio per questo motivo sia a Barletta sia a Molfetta la procura di Trani si sta già muovendo, cercando di fare chiarezzadi GIULIANO FOSCHINI
Dai gratta e vinci, alla lap dance.
Rimborsi pazzi ai consiglieri calabresi
Indagati per vari reati fra cui truffa, peculato, falso tredici politici fra cui un senatore di Grande Sud, tre assessori regionali e otto fra capigruppo ed ex capigruppo
di GIUSEPPE BALDESSARRO
REGGIO CALABRIA - Nell'elenco c'è il neo senatore di "Grande Sud" Giovanni Bilardi, tre assessori regionali, un sottosegretario della giunta calabrese, e otto tra capigruppo ed ex capigruppo della Regione Calabria. Sette di centrodestra e sei di centrosinistra. Gli uomini del gruppo della Guardia di Finanza di Reggio Calabria hanno notificato gli avvisi a comparire davanti ai magistrati a tredici politici calabresi. Dovranno rispondere di reati che vanno dal "peculato" al "concorso in peculato", dal "falso" alla "truffa". L'inchiesta è quella dei rimborsi illegittimi elargiti ai consiglieri regionali della Calabria. Uno scialapopolo andato avanti - secondo gli inquirenti - dal 2010 al 2012, senza soluzione di continuità. Pero il momento nel registro degli indagati sono finiti soltanto coloro che hanno rivestito, o rivestono ancora, il ruolo di capigruppo e una serie di responsabili amministrativi. Tutti coloro, cioè, che tenevano i cordoni della borsa autorizzando le spese.
Così nel mirino della procura di Reggio Calabria (l'inchiesta porta la firma del procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e del sostituto Matteo Centini) sono finiti il senatore Giovanni Bilardi, ex capogruppo della "Lista Scopelliti", il sottosegretario della giunta Regionale Alberto Sarra, alla guida di An nel 2010; e poi l'assessore regionale ai Lavori pubblici, Giuseppe Gentile, quello ai Trasporti, Luigi Fedele (entrambi del Pdl), e all'Urbanistica, Alfonso Dattolo (Udc). E ancora
Tra i tredici ci sono ovviamente posizioni diverse tra di loro. Si va dall'iscrizione sul registro degli indagati per un puro "atto dovuto". A posizioni ben più gravi e responsabilità evidenti. I finanzieri indagando sui falsi rimborsi hanno trovato di tutto, dal biglietto per assistere a uno spettacolo di "lap dance" al biglietto del "Gratta e Vinci", dai "santini" da mille e 200 euro, ai viaggi ingiustificati all'estero e in Italia. Trasferte singole, di coppia e persino di gruppo, visto che un rappresentante del parlamento calabrese aveva affittato un pullman a Chianciano. Prezzo rimborsato 3.700 euro tondi. Una città che piace molto ai politici del sud. Tanto è vero che tra le fatture di un gruppo sarebbero stati rinvenuti numerosi rimborsi per soggiorni in quella località, a volte di sole poche notti, ma sempre in alberghi di livello.
Da Chianciano a Montepulciano il passo è breve. E non a caso gli stessi frequentatori delle terme amavano trascorrere alcune giornate in relax nella terra di uno dei vini italiani più noti al mondo. Già i vini, anche questo pare essere stato un vezzo dei politici nostrani. Negli anni ne hanno acquistati ad ettolitri. Buoni vini, utilizzati da diversi esponenti regionali probabilmente per fare regali. Tra le tante, spuntano una serie di fatture, per importi diversi. Si va dai 30 euro per una bottiglia a mega forniture da 780 euro. Chi ama il buon vino di certo non può che amare anche la buona cucina. In questo senso c'è un capitolo dell'inchiesta particolarmente delicato, su cui si stanno concentrando sia i finanzieri del colonnello Claudio Petrozziello, che i magistrati che conducono l'indagine. Delicato e corposo. Sono infatti tantissime le fatture che riguardano momenti conviviali. Tuttavia quello che più ha attirato l'attenzione degli investigatori sono i mega pranzi da 20 o 25 persone, che uniti alle cene fanno contare - per un singolo consigliere - anche 66 coperti in un solo ristorante e in solo giorno. Naturalmente tra le spese rimborsate ci sono anche singoli caffè (70 centesimi), panini e pasti frugali da asporto. Roba da pochi euro su cui, forse, ci sarebbe da ridire più sul piano etico che giudiziario.
Infine tra le novità che non trovano apparentemente spiegazione ci sono una serie di fatture e scontrini fiscali (tutti rimborsati) relativa a una sorta di "fai da te". Agli occhi del comando provinciale della Guardia di Finanza, sarebbero saltati infatti i rimborsi di spese fatte in ferramenta. Tra queste scontrini di "materiale elettrico" e per "arredo bagni". Articoli che non sarebbero esattamente inquadrabili tra gli strumenti tipici di chi fa politica o rappresenta le istituzioni. E ancora fatture per i detersivi, le bollette della Tarsu e persino il rimborso delle multe elevate dalla stradale per alcune centinaia di euro a testa. Roba strana insomma. Che sicuramente sarà oggetto degli interrogatori che la Procura ha messo in calendario dai primi di giugno
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