Il Superbonus, insieme al boomerang delle sanzioni alla Russia, sono le concause principali del fenomeno inflattivo dilagante in un Paese già devastato economicamente e psicologicamente dopo due anni disastrosi di pandemia. Superbonus e sanzioni, una sinergia devastante se applicata alla disonestà latente di quasi tutti gli italiani e alla mollezza, impotenza, mancanza di lungimiranza, al servilismo, alla propensione verso la corruttibilità di una classe politica che purtroppo rispecchia la natura di questo ridicolo Paese.
Le sanzioni ci hanno privato delle fonti energetiche alle quali non possiamo rinunciare per vivere nella maniera in cui siamo abituati a vivere. Non è quadruplicata la sola bolletta domestica ma qualsiasi manufatto, qualsiasi frutto della terra che oggi non può rinunciare all’energia per essere prodotto o trasportato. E il Superbonus, con il suo 110%, ha tolto ogni tipo di contrattazione sul prezzo di una quantità enorme di prodotti, prezzi arrivati alle stelle perché pagati dallo Stato, quindi perfettamente ininfluenti e non condizionanti per l’utilizzatore finale.
Acquistare oggi non solo il famoso “Cappotto energetico”, ma anche solo un condizionatore, una tenda da sole, un piccolo impianto fotovoltaico, una finestra in pvc costa il doppio di prima, ma noi paghiamo come prima, perché la differenza la paga lo Stato. Questo povero Stato che invece di stroncare i giganteschi profitti delle multinazionali dell’energia e della relativa borsa olandese, montagne di denaro prodotte dalla criminale speculazione gonfiata ben oltre le conseguenze del taglio russo, rinuncia alle sue ridicole accise sulla guerra in Etiopia per nascondere tali nefandezze. Questo povero Stato che, nell’erogare una misura onesta, non ha tenuto conto verso quale direzione disonesta la rivolgeva, vale a dire verso una società più propensa a togliere quel poco che si è dato per far arricchire sempre di più i ricchi e lasciare l’inflazione ai poveri.
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