Il record sono i 100mila euro donati a Italia viva da Lupo Ratazzi, presidente di Noes Air e figlio di Susanna Agnelli. Ma ci sono pure i 75mila euro di Pier Luigi Loro Piana per Azione. Ammontano a circa tre milioni i soldi raccolti nel 2022 da Matteo Renzi e Carlo Calenda. A fare i conti in tasca al sedicente Terzo polo è il Corriere.it che riporta i dati contenuti nelle 700 pagine del registro dei finanziatori dei partiti, depositato alla Camera. Cifre che si riferiscono al periodo compreso tra gennaio e settembre 2022. Si scopre così, quindi, che Renzi e Calenda hanno scaldato i cuori di una serie di imprenditori italiani attivi nel mondo della moda ma pure della distribuzione e nell’acciaio. Sostenitori facoltosi e generosi visto che, in poco meno di un anno, hanno pompato circa tre milioni di euro nelle casse di Azione e d’Italia viva.
Al partito di Calenda, per esempio, sono arrivati 10mila euro da Renzo Rosso di Diesel, 50mila da Patrizio Bertelli di Prada e ventimila da Luciano Cimmino del gruppo Yamamay-Carpisa. Diecimila euro sono arrivati pure dal patron di Ferrarelle Carlo Pontecorvo, mentre il gruppo Cremonini, leader nella produzione di carne, ha donato 30 mila ad Azione. Marco Tronchetti Provera si è fermato a tremila euro, mentre trentamila sono arrivati da Guido Maria Brera, finanziere e scrittore, tra i proprietari di Chora media. Molto denaro è arrivato anche dal mondo dell’acciaio: 50mila euro sono arrivati da Arvedi, 30mila da Antonio Marcegaglia. Gianfelice Rocca del gruppo Humanitas ha donato 80mila euro a Calenda, mentre Alberto Bombassei, presidente onorario di Brembo, ha inviato i suoi 50 mila euro. Non cambiano molto i nomi nell’elenco dei finanziatori d’Italia viva, che ha spinto sulla raccolta fondi nei primi venti giorni di settembre. Anche qui ci sono i diecimila euro del signor Diesel, mentre Emma Marcegaglia ha fatto un bonifico da 30mila. Il record, oltre a Rattazzi, appartiene al monegasco Manfredi Lefevre D’Ovidio, numero 1 delle crociere di lusso, che ha donato 100mila euro. Il finanziere Davide Serra, amico storico di Renzi, ha regalato 25mila euro, la metà rispetto alla donazione di un altro finanziere, Giovanni Tamburi.
Librandi finanzia il Pd – Renziani e calendiani hanno raccolto poco meno del Pd, che era dato perdente dai sondaggi e ha dunque perso il contributo storico di alcune grandi aziende. In totale, da gennaio a settembre, il partito di Enrico Letta ha raccolto circa tre milioni e mezzo: 100mila sono arrivati da Francesco Merloni, 97 anni, ex ministro della Dc e sette volte parlamentare. Sessantamila euro sono poi arrivati da una delle aziende di Gianfranco Librandi, ex deputato renziano eletto con Scelta civica, poi passato al Pd e infine a Italia viva. Alle ultime politiche era candidato con +Europa, che ha sostenuto con altri 100mila euro. Dodicimila euro sono poi arrivati da Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna e parlamentare neo eletta dai dem. Al Nazareno chiedevano 15mila euro ai candidati nei collegi sicuri. Niente soldi invece ai 5 stelle, che per statuto accettano solo piccole donazioni online, a parte i mille euro al mese che devono essere versati dagli eletti: al partito di Giuseppe Conte nel il 2022 è arrivato meno di un milione. Da segnalare, però, che Luigi Di Maio ha raccolto circa 300mila euro da alcune aziende per il suo Impegno civico, nato dopo la scissione dai 5 stelle. Una cifra raccolta in un paio di mesi e che è servita a poco visto che l’ex ministro degli Esteri ha preso solo lo 0,6% alle elezioni.
I soldi della Santanchè a Fdi – Da segnalare, tra gli altri partiti, i tre milioni e mezzo raccolti da Fratelli d’Italia. Ventiseimila euro, come è noto, sono stati donati da Flavio Briatore e dalla socia Daniela Santanchè, che sono proprietari del Twiga: Santanchè, come è noto, è ministra del Turismo del governo Meloni. Una sua cara amica, e cioè l’ex conduttrice Rai Paola Ferrari, ha donato 40mila euro a Fdi. Altri 100mila euro sono arrivati da Giulia Cosenza, ex deputata di Alleanza nazionale oggi al vertice della Milano investimenti, società di costruzioni. Trentamila euro sono arrivati anche da Marco Rotelli, esponente della famiglia che guida il gruppo ospedaliero San Donato, che ha versato la stessa somma praticamente a tutti i partiti. Diecimila euro sono arrivati poi dalla Drass Galeazzi, azienda che si occupa di Difesa e che è iscritta all’Aiad, la federazione delle aziende del settore che era presieduta da Guido Crosetto. Il partito di Meloni ha chiesto trentamila euro ai candidati che potevano contare su un seggio blindato, oltre alle donazioni mensili.
Alla Lega i soldi delle sigarette elettroniche – Il vero record delle donazioni è però della Lega, che ha raccolto circa sei milioni e mezzo. Nel Carroccio la quota per i parlamentari sicuri dell’elezione è pari a 20mila euro, più i 3mila da versare ogni mese durante la legislatura. C’è chi però ha pagato per niente: il presidente dell’Unione ciechi, Mario Barbuto, ha fatto il suo bonifico ma poi ha perso all’uninominale di Palermo. Tra i privati spiccano i 100 mila euro arrivati dal Monte Finanziario europeo srl, società dei figli di Francesco Polidori, fondatore di Cepu. Cinquantamila euro sono poi arrivati dalla società Vaporart, che produce sigarette elettroniche e nel 2018 ne aveva versato il doppio. Sempre del centrodestra c’è poi Forza Italia, storico partito azienda di Silvio Berlusconi che pure a questo giro è stato sovvenzionato da Arcore: centomila euro a testa sono arrivati da Eleonora, Luigi, Marina, Piersilvio e Barbara, i figli dell’ex presidente del consiglio. Altri centomila euro sono arrivati da Fininvest, mentre Adriano Galliani si è fermato a 93mila. Renato Schifani, l’ex presidente del Senato eletto governatore in Sicilia, ha donato al suo partito 26mila euro, mentre ai candidati per un seggio sicuro è stato chiesto un versamento da 30mila euro a testa. Una richiesta ufficiale arrivata con tanto di lettera firmata dal tesoriere.
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