giovedì 24 novembre 2022

SISTEMA SANITARIO AL COLLASSO. CAPOCCI A., Ospedali in crisi, e non è colpa del virus, IL MANIFESTO, 23 novembre 2022

 Il ministro Orazio Schillaci aveva promesso che sarebbe stato il primo a segnalare un aumento dei casi. In realtà, da quando il bollettino giornaliero è sparito, al governo di Covid-19 si parla sempre meno. Le ondate virali però non si fermano per decreto, anche se non intasano più gli ospedali e le camere mortuarie.


GLI ULTIMI DATI dell’Istituto superiore di sanità mostrano che da quando Schillaci ha giurato da ministro – ma non è certo colpa sua – il numero di casi positivi al coronavirus ha ricominciato a salire. Ora si registrano 30 mila casi giornalieri in media mentre a fine ottobre erano 22 mila, il 30% in meno. Sono tornati a salire anche i ricoverati positivi (+10% in due settimane) e quelli in terapia intensiva (da 203 a 247 nello stesso periodo, +20%). E da un paio di giorni anche la curva dei decessi ha smesso di scendere.

Si tratta di numeri piccoli in assoluto. Ma ci ricordano che l’andamento a ondate del virus non si è esaurito ora che molti medici parlano di fase «endemica». La dinamica dell’epidemia si ripete secondo uno ciclo già visto. Ogni variante si diffonde, contagia una percentuale della popolazione e si esaurisce, lasciandosi dietro una temporanea immunità. Ma allo stesso tempo semina il terreno per quella successiva dell’epidemia. L’ondata infatti rimescola i tratti genetici del virus come un frullatore. Da cui emerge regolarmente una variante con un numero di mutazioni sufficiente per aggirare gli anticorpi già sviluppati. Può succedere ovunque nel mondo e quando la variante arriva fa risalire i casi e ci riporta alla casella di partenza: a scuola e al lavoro si nota qualche assenza in più, sulla metropolitana e sull’autobus tornano le mascherine e diverse centinaia di persone perdono la vita ogni settimana a causa del Covid, un fardello di cui faremmo volentieri a meno.

È esattamente ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni. Dal cilindro della variante Omicron è uscito un ceppo denominato Bq.1 dagli scienziati e «Cerberus» dai media a caccia di effetti speciali. È un sottolignaggio della ben nota Omicron 5 e ciò fa sperare in un impatto non catastrofico. Si sta diffondendo anche la variante Xbb, una ricombinazione di altri ceppi Omicron che la rete ha già battezzato «Gryphon». L’ultima indagine svolta dall’Iss stima che Bq.1 rappresenti il 31% dei casi positivi e Xbb il 2%. Ma si riferisce all’8 novembre, dunque è una fotografia già datata.

ANCHE SE I DATI sulla pandemia per ora non allarmano, gli ospedali sono già in crisi di loro. Nei pronto soccorso il ricorso alle cooperative di medici a gettone per colmare gli organici continua nonostante gli scandali. L’ultimo bando è di ieri e riguarda gli ospedali di Latina e Fondi nel Lazio, dove la dg Silvia Cavalli ha dovuto indire una nuova gara d’appalto per coprire i turni dei prossimi quattro mesi, con una base d’asta di cento euro l’ora. È un costo che l’Autorità anti-corruzione ha definito «incongruo» in una lettera al governo di pochi giorni fa, puntando il dito contro le stesse Asl che negli affidi non rispetterebbero il codice degli appalti.

PARADOSSALMENTE, il ricorso a queste misure di emergenza – che ricade sulla salute e sui soldi dei contribuenti – è imposto dai tagli alla sanità operati negli anni passati in nome dell’austerity e dei bilanci sani. Invece, secondo l’assessore alla salute del Lazio Alessio D’Amato le Regioni oggi devono coprire un buco di 3,8 miliardi per le spese legate alla lotta al Covid, oltre agli extra-costi di 2 miliardi dovuti all’energia. La manovra del governo prevede solo un aumento di 1,4 miliardi di euro per sostenere le bollette nel 2023, oltre ai due miliardi in più nel Fondo Sanitario Nazionale già deliberati nel 2021.

Peraltro, anche norme come la flat tax estesa ai redditi autonomi di 85 mila euro annui impattano negativamente sul servizio sanitario, in quanto rendono ancora meno attraente la carriera di medico ospedaliero. «Un medico dipendente di pronto soccorso con 85 mila euro lordi di reddito – spiega in un tweet Carlo Palermo, ex-segretario nazionale del sindacato degli ospedalieri Anaao-Assomed – pagherà almeno 32 mila euro di tasse all’anno. Il suo collega a gettone con lo stesso reddito ne pagherà 12.750. Questo sicuramente non migliorerà la grave crisi dei pronto soccorso».

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