A volte l' esilio fa male. Rovina i ricordi, sciupa la memoria. Può perfino indurre a spericolati azzardi storici. "Mussolini fu un totalitario, un nazionalista. Ma fu anche un progressista fino alla fine della sua vita" confida adesso Bettino Craxi, nell' ultima sua esternazione al settimanale tedesco Spiegel che l' intervista.
Davvero Mussolini progressista? Non sarà eccessivo catalogare in certo modo "a sinistra" quell' ex direttore dell' Avanti, quel socialista che diventò capo del fascismo e persecutore di socialisti e comunisti? Oppure adesso progressista non fa più necessariamente rima con sinistra, quantomeno nell' ottica risentita e lontana d' un ex leader, condannato dai tribunali italiani, convinto d' essere perseguitato e in esilio al di là del mare? Succede anche questo. Da Hammamet Craxi rivisita la storia patria e regala personali contributi. Mussolini, spiega al settimanale tedesco, "era un uomo molto complesso. A differenza di Hitler, che nei 6 anni prima del 1939 s' era occupato solo della preparazione della futura guerra mondiale, Mussolini ha governato l' Italia per due decenni prima di gettarsi nella tragica avventura". Dunque, conferma, "era un totalitario, un nazionalista, ma anche un progressivo fino alla fine della sua vita". Progressivo, com' è scritto nel testo tedesco, nel senso di progressista? Ed ecco la rivelazione. "Il 24 aprile 1945 Mussolini ha scritto il suo testamento politico e l' ha consegnato nella sede del partito socialista a Milano. In quell' edificio mio padre, avvocato, aveva il suo studio che era punto d' incontro dei socialisti. Costoro, naturalmente, respinsero indignati quello scritto". Comunque Mussolini, ricorda ancora Craxi, è stato "uno dei pochi che ha ben valutato Garibaldi in tutta la sua grandezza". Rieccolo. Indaffaratissimo a scriver libri, spedire fax, dettare interviste (per spiegare che quando c' era lui le cose andavano meglio), Craxi si concede il gusto d' una rilettura storica. Frequentando (alla pari?) le grandi ombre del passato, infiammando quella destra che l' ha sempre studiato con attenzione, seguito e votato, fino a confluire sotto le insegne dell' amico Berlusconi. E mandando già in vibrazione (va dove ti porta il cuore?) quelle frange della vecchia destra che forse troppo frettolosamente avevano archiviato il campionario della nostalgia. C' è entusiasmo tra le file di An. "Mio nonno è stato un vero progressista", concorda Alessandra Mussolini: "Non come i cosiddetti progressisti di oggi ma in maniera autentica, innovativa, futurista e rivoluzionaria. Era avanti di decenni rispetto a tutti gli altri". Gongola "er pecora" Bontempo, che vede nelle parole di Craxi una "redenzione culturale" forse dovuta alla sua "lontananza dai giochi di potere". Compiaciuto anche Domenico Gramazio, altra voce autorevole della destra romana. "Mussolini rappresentò realmente tutte le diverse forze rivoluzionarie del suo tempo. E' bene che Craxi, ora che non ha nulla da fare, studi la storia italiana. Fuori dall' Italia, però".
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