La semantica è tipicamente una scienza sociale.
(Putnam)
Aprile è il mese del giudizio e speriamo che sia il più crudele dei
mesi. A partire dal 16 aprile infatti sarà processato Anders Behring Breivik,
l'unabomber di Oslo: l'attentatore alla sede del governo norvegese e
l'autore dell' eccidio dell'isola di Utoya che ha fatto 78 vittime, tra le quali
molti giovani democratici di quel paese.
Le circostanze della strage sono
abominevoli e note: programmazione a lungo termine nell'acquisizione delle armi
e degli esplosivi, determinazione feroce nel loro uso e spietata lucidità nelle
esecuzione corpo a corpo. Il tutto documentato da esplicite dichiarazioni di
intenti, antislamici e antimarxisti, contenute in un video e in un volume di
quasi 1500 pagine, redatte in inglese e firmate con lo pseudonimo britannico di
Andrew. Il titolo del testo è "2083: Una dichiarazione di indipendenza
europea": un anno prima dell'anniversario orwelliano di 1984, che
aveva, come sottotitolo "The last man in Europe"!
Un testo
(in)degno, per stile e contenuto, di figurare come supplemento al Cimitero
di Praga di U. Eco. Brevnik si presenta come membro di un presunto Ordine
Templare e sotto le spoglie un cavaliere crociato che combatte in difesa
dell'Europa, contro l'invasione della fede islamica e dell'ideologia marxista.
Quest'ordine militare, i Pauperes commilitones Christi Templique
Solomoni (PCCTS) sarebbe articolato gerarchicamente in livelli e dotato di
un Tribunale Militare minuziosamente descritto. Il suo compito è condannare e
punire i crimini commessi, dal 1955 ad oggi, dai "marxisti-multiculturalisti" –
progenie di Lukacs, della scuola di Francoforte e di Gramsci – su piano
economico e politico e dai decostruzionsti postmoderni, sul piano culturale.
Nemici sono anche i "nuovi rossi", cioè i Verdi e le scienze dell'uomo col loro
linguaggio politicamente corretto: soprattutto la sociologia, che andrebbe
rimossa da ogni insegnamento accademico! La missione "crociata" dei PCCTS
sarebbe opporsi alla bomba demografica della terza jihad islamista, attraverso
sbarramenti ed espulsioni di massa e procedere intanto alla punizione esemplare
dei marxisti multiculturalisti, traditori delle cristiane radici. Nonostante i
controsensi – ma i sogni e le ideologie non hanno principi di contraddizione –
la missione templare sarebbe antimassonica e contro ogni credo dell'odio – il
comunismo anti-individualistico e il nazismo antiebraico. Gli Israeliani. come I
cristiami Serbi e Armeni, andrebbero sostenuti nella loro lotta armata
all'Islam. Fondata a Londra nel 2002, questa presunta società segreta che ha i
tratti del postfascismo – un revisionismo del fascismo storico- ha dichiarato
una guerra preventiva. L'azione stragista del "cavaliere" Breivik sarebbe la
prima azione dimostrativa di questa subcultura fanatica di destra.
In questo
contesto politico s'inserisce la perizia con cui gli psichiatri incaricati dalla
procura di Oslo hanno dichiarato che Breivik non è in possesso delle facoltà
mentali in quanto affetto da "schizofrenia paranoide". Un concetto riconosciuto
dalla comunità medica internazionale, ma sul quale Freud avanzava molti dubbi.
In mancanza di riscontri biografici –svarioni genetici, turbative familiari,
disturbi infantili, disadattamenti scolastici, uso di droghe e così via – la
diagnosi, un testo di 240 pagine, è fondata su sedute ovviamente
decontestualizzate, sul video e lo scritto 2083. Questa dimensione
discorsiva e testuale autorizza il linguista François Rastier ad un'esatta
quanto ironica disamina delle incompetenze allenate dei periti medici. Un
diagnosi della loro diagnosi, condotte entrambe su segni e sintomi testuali, di
cui dobbiamo la traduzione italiana all'iniziativa di Pierluigi Basso
Fossali.
Expertise per expertise, vale la pena di esplicitare quella del
semiologo francese. Rastier è il maggior studioso di semantica nella tradizione
saussuriana. È interessato al modo con cui le lingue naturali trattano il
riferimento ma anche la differenza e l'inferenza; ritiene che le unità della
ricerca sui sistemi e i processi di significazione siano i testi e non le parole
o le frasi. Vivacemente polemico contro le ontologie e i logicismi, le
scorciatoie naturaliste e le semplificazioni cognitive, opera su vasti corpus
testuali nel quadro ermenuetico di una scienza delle culture. Con un'attenzione
particolare alla poesia e all'uso politico della discorsività, come testimoniano
il libro dedicato alla poesia di Primo Levi e le ricerche sul lessico razzista.
Le pagine del primo testo meritano molte orecchie, anche per le critiche al
trattamento della Shoah da parte di G. Agamben e G. Steiner, ma l'analisi
automatica del testi razzisti su Internet – nel quadro del progetto europeo
Princip – è rilevante al nostro proposito (2006). In assenza di un'ontologia del
razzista essenziale e per l'insufficienza del filtraggio automatico per parole
chiave, Rastier procede da semiologo sui vari livelli del suo corpus di testi.
Dalla grafica (v. l'uso della maiuscole) agli aggettivi ("bianco" e "nazionale"
sono nomi per i razzisti e aggettivi per gli antirazzisti), fino alle metafore
(quelle razziste abbondano in animali) attraverso un confronto con i siti
antirazzisti dove ricorrono gli stessi termini (Hitler si trova più spesso nei
siti anti-; Hess in quello pro-), ma è profondamente diverso il dispositivo
della significazione. Rastier ha verificato inoltre un'abbondanza di neologismi
che riscontra puntualmente nel testo di Breivik, prolifico in neoformazioni
inglesi, che i periti psichiatri hanno scambiato, occultandone la coerenza, per
"stravaganze linguistiche" da schizofrenico. Con l'esito, rifiutato dallo stesso
attentatore, di far indossare una camicia psicologica di forza ad una esplicita
ideologia post-fascista. In attesa di nuove perizie, spetta ad altri valutare se
questa diagnosi sbagliata sia strategicamente congruente: un tentativo riuscito
di impedire al "cavaliere giustiziere" di usare il processo come tribuna
politica. O sia metaforicamente appropriata: evitare al "buonismo" norvegese,
col suo accogliente welfare, un giorno del giudizio politico sull'immigrazione,
che è anche interna all'Europa – fuori dall'euro, la Norvegia condivide lo
spazio Schengen!
Per un pensiero radicale gli esempi pregnanti sono quelli
controfattuali ed estremi. quelli che in più punti ci toccano. Eccone
alcuni.
1. Questo conflitto di descrizioni non è una lizza ermeneutica da
opporre all'ontologia dei fatti, come vorrebbe l'ingenuo realista. Il tragico
omicidio di massa c'è stato, quello che è in gioco è il suo significato – il
contrasto ideologico tra mondi di valore – quindi la responsabilità del suo
autore. La definizione è performativa ed effettuale: un postfascista criminale
merita una punizione carceraria esemplare, mentre un matto va internato e
curato.
La discussione tra medici e semio-linguisti sul senso e i suoi esiti
fattuali permette di ritornare sul luogo comune dell'Impegno degli
Intellettuali. Categoria fin de siècle già dedita a moralismi (di
destra?) e a profetismi (di sinistra?) e ora rimessa in causa dalla divisione
del lavoro cognitivo e dall'emergere della figura socialmente riconosciuta
dell'esperto: think tanks, spin doctors, consulenti, tecnici,
ecc.. All'intellettuale universalista, che interviene su tutti i fronti e su
tutti i media, investendo il capitale simbolico accumulato nella sua specialità
(v. gli scrittori, i filosofi), Foucault ha già opposto l'intellettuale
"specifico" che circoscrive la funzione critica ai propri campi di competenza.
L'analisi di Rastier è specifica e indica alla semiotica la via di un impegno
contrassegnato da Barthes fin dalle Mythologies (1957). Un'indicazione
che la linguistica contemporanea ha dimenticato per chiusura specialistica e/o
strumentazione inadeguata (v. le inconcludenti applicazioni cognitiviste di G.
Lakoff alla retorica della destra USA). Nessuna grammatica formale permette di
distinguere tra un sito razzista e uno antirazzista. Rastier si ispira invece
alla semiotica dell'ultimo Saussure, orientata oltre l'opposizione
langue/parole, verso lo studio culturale di norme testuali socialmente
rilevanti. Ricordiamo che anche la lessicalizzazione è un fenomeno culturale più
che linguistico. E che le scienze umane possono essere rigorose senza essere
necessariamente esatte.
2. Jan Kershaw, il maggior biografo di Hitler, lo
dichiara affetto da un Disordine Narcisistico della Personalità. Lo stesso
disturbo che lo affliggeva quando il partito nazista aveva il 3% dei suffragi
(1928) e quando passò alla maggioranza del popolo tedesco (1933): la differenza,
la sola, sta nella collettività e nella cultura.
La diagnosi psichiatrica di
Breivik corrisponde al trend naturalista
ed essenzialista delle scienze
contemporanee: l'omicidio di massa si sposta dal politico al biologico, viene
ridotto a disturbo individuale, mentale e cerebrale. Si risolve allora in un
atto di linguaggio "negazionista" che depoliticizza l'eccidio e rimuove la
portata ideologica dello scempio compiuto. Eppure il gesto assassino del
"Templare" è leggibile perfino nell'etimologia: "eccidio" rinvia a "scindere ed
escludere", mentre "scempio" ha il senso di "esempio". Breivik vuol costituirsi
in testimone–martire del grande respingimento dell'Islam dall'Europa cristiana;
impedire coll'attentato omicida che diventi Eurabia – ancora un
neologismo!
L'etichetta di schizofrenia paranoide – anche i dissidenti erano
"schizofrenici" nella Russia staliniana! – ostacola il tentativo di dar senso a
comportamenti politici e culturali in corso nell'Europa contemporanea. Oblitera
la differenza tra il patriota che è per (il proprio paese) e
il nazionalista che è contro (gli altri); tra
xenofobo – avverso allo straniero – e razzista che dello
straniero si dichiara vittima, come fa Breivik, e non solo lui, per giustificare
il suo "fatto di reazione".
Conviene invece ricordare il modo in cui Clinton
condannò vigorosamente il tremendo attentato di Oklahoma City del 1995,
mostrando la connessione tra il suo autore, l'estremista Timothy McVeigh, e la
campagna d'informazione della destra conservatrice e razzista in USA.
3.
Il mostruoso eccidio nel nord Europa ci narra di casi nostri. Del tentativo di
far passare per folle Gianluca Casseri, l'uccisore dei tre senegalesi di
Firenze, che Marco Rovelli ha additato come organico alla destra neofascista sul
n. 16 di Alfabeta2. E dell'urgenza, anche linguistica, di sorvegliare,
nei media e in rete, il linguaggio posfascista di cui la Lega Nord offre i più
pericolosi, sottovalutati e non unici esemplari. Rastier, che cita
"saddammizzare", cioè "prenderlo nel Kuwait", si stupirebbe che il fr.,
"federaste", parola-valigia per "pederasta-federalista", in it. valga
per "chi è di fede rasta". Riconoscerebbe però d'acchito i neologismi come
"quadra", "celodurismo", – "celomollismo e celomoscismo " – "manipulitesco",
"inciucista", "odiocrazia", "ribaltonismo"; nonché "pornivendole", "noismo
benignesco" e via sproloquiando fino all'"abortismo ideologico laicista".
Confronterebbe senza difficoltà lo straniero marchiato da metafore
dell'animalità – cane, scimmia, e persino coniglio a cui sparare – e della
sporcizia. Metterebbe in parallelo, nei nostri siti razzisti, l'uso di tipi e di
miti (l'Uomo è sostantivo) mentre i siti antirazzisti parlano di date e di
luoghi ( e l'umano è aggettivo). Si domanderebbe come un giornale liberal
italiano abbia pubblicato un'auto-intervista di Oriana Fallaci (2004) che
concentra tutti i luoghi comuni più veteri e vieti del discorso posfascista. Per
questa perorazione crociata, stranamente esente da pubbliche indignazioni, gli
islamici -rimbambiti da vecchi e stravolti da giovani – sono tutti fanatici da
imprigionare e respingere; i resistenti irakeni sono "bestie" e gli emigrati
"invasori" e "barbari". (Anche l' ONU è " mafia di sottosviluppati e di
imbroglioni" e Prodi è "sgomentevole"). Se la celebre giornalista aveva la
generica attenuante del pamphlet, discorso che pratica felicemente
l'ingiustizia, non è questo il caso di altri attori politici che trattiamo, da
matti da legare o da maschere del carnevale politico. È un errore semantico: i
Pauperes commilitones Christi Templique Solomoni docent. Allarmi, son
postfascisti! |
Paolo Fabbri, Segni del tempo, Meltemi,
Roma, 2004.
François Rastier, Arti e scienze del Testo, Meltemi,
Roma, 2003.
-- "Sémiotique des sites racistes", in Mots. Les langages du
politique, n. 80, 2006. "La politique mise au net".
-- Ulisse ad
Auschwitz, Liguori, Napoli, 2009.
"Oriana Fallaci intervista se stessa",
sta in La Trilogia di O. Fallaci, Rizzoli, Milano, 2004.
|
Nessun commento:
Posta un commento