Il 31% spera in molti seggi alle Politiche. Ma per il 63% non saprebbero governare
Il successo del Movimento 5 Stelle ha sconvolto lo scenario politico italiano. Vale la pena, dunque, di approfondire ancora la natura del M5S e di comprendere i sentimenti che esso suscita nell'elettorato. Come si sa, il profilo dell'elettore del M5S è in larga parte diverso da quello degli altri partiti. Si tratta di cittadini in maggior misura residenti nelle regioni del Nord, tendenzialmente giovani, con titoli di studio medio-alti, più interessati alla politica, con una più intensa lettura dei giornali e, specialmente, frequentazione di internet. Se si domanda loro l'autocollocazione sul continuum sinistra-destra, più o meno metà si posiziona nel centrosinistra, ma una quota importante (più di un quarto) rifiuta di collocarsi, sostenendo la obsolescenza delle categorie politiche tradizionali.
È un segnale della «alterità» del M5S dai canoni consueti, che suggerisce una sua collocazione «trasversale», come fu quella della Lega ai primi tempi della sua esistenza. D'altro canto, questa è anche l'immagine diffusa tra i cittadini. Infatti, anche la maggioranza relativa degli italiani colloca il M5S nel centrosinistra, ma quasi quattro su dieci non lo associano a nessuna categoria politica tradizionale. Anche uno degli indicatori più evidenti della differenza del M5S dagli altri partiti, vale a dire la scelta di non apparire in tv, è approvata da più di metà della popolazione.
Come si è visto, anche in occasione delle elezioni, questa posizione del M5S è in grado di attrarre consensi diffusi. Non solo come espressione della protesta, ma anche come possibile attore di governo: all'affermazione «quelli del M5S sono capaci solo di protestare» solo il 38% degli italiani è d'accordo, mentre i restanti non lo sono. Anche se, per la maggior parte, gli si attribuisce un ruolo più incisivo a livello locale, ma si è scettici sulla sua capacità di assumere una responsabilità nazionale, tanto che secondo il 63% dei cittadini il M5S non sarebbe in grado di governare l'Italia. Ma ben il 22%, che corrisponde a un po' di più dell'attuale bacino elettorale virtuale del Movimento, la pensa al contrario. La platea di simpatizzanti, anche se non necessariamente votanti, per il M5S è ancora più ampia: quasi un italiano su tre, il 31%, dichiara «spero che il M5S ottenga molti seggi alle prossime elezioni politiche». Se non per governare, almeno per «denunciare le scorrettezze degli altri partiti»: lo auspica il 45% degli italiani.
Un movimento che, dunque, suscita grandi simpatie. Ma destinato a durare? Forse sì, se si considerano le attuali condizioni dello scenario politico. Al riguardo, gli italiani si dividono. Se è vero infatti che la maggioranza relativa ritiene che il M5S sia un fenomeno passeggero e una percentuale simile preveda che finirà per essere un partito come tutti gli altri, sono molti (attorno al 40%) che la pensano all'opposto. A questo proposito, secondo molti osservatori, il M5S è assimilabile all'Uomo Qualunque di Giannini del dopoguerra, che scomparve dopo poco tempo, inglobato di fatto dalla Dc. Ma allora la crisi economica - che spiega in buona parte il sorgere di movimenti siffatti - era in via di superamento e, specialmente, si era prospettata un'alternativa credibile di partiti «veri»: uno scenario che oggi si fa fatica a rilevare.
Insomma, come ha osservato lo stesso Grillo, le prospettive future del M5S dipendono non tanto da scelte sue, quanto da quelle degli altri partiti. Sino a quando questi ultimi (o altri nuovi attori che si presentassero sullo scenario politico) non riusciranno a proporsi come soluzione credibile e a sconfiggere il discredito che oggi li caratterizza (e questo è, come si è detto, ciò che stanno cercando di fare, per ora con scarso successo), lo spazio per movimenti populistici e demagogici (ma che raccolgono molti sentimenti profondi presenti nella popolazione) continuerà ad essere assai ampio.
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