ATENE
- I greci hanno avuto la possibilità di cambiare fino a due mesi e mezzo fa le
dracme dimenticate in casa. Il primo marzo la Banca centrale ha accettato per
l'ultima volta le banconote (al cambio di 340,75 per 1 euro) che non avevano
più valore legale da dieci anni. La zecca le ha raccolte, sminuzzate in
coriandoli e compattate in mattoncini di carta riciclabile. In circolazione
restano dracme per 200 milioni di euro, perse o semi-distrutte, non potrebbero
essere riutilizzate neppure se Atene tornasse alla vecchia moneta. Dal greco
drax , manciata, è nata nel 1833 dopo l'indipendenza dall'impero ottomano ed è
morta nel 2002 con l'arrivo dell'euro. Potrebbe risorgere dal caos della crisi
economica e politica, una prospettiva che il 78 per cento dei greci non si
augura, «un incubo» - come lo definisce il governatore centrale George
Provopoulos - che la maggioranza dei partiti (anche quelli anti-austerità)
proclama di voler evitare.
La nuova dracma
Se l'«incubo» dovesse diventare realtà, il governo greco dovrebbe sancire l'uscita dall'euro a mercati chiusi (un fine settimana) e avrebbe 50 ore per cambiare la moneta prima che i traders a Tokio ricomincino a lavorare. Le nuove banconote dovrebbero avere le stesse dimensioni dei vecchi euro. Le banche sono ormai in grado - commentano gli analisti di Risk.net - di controllare dai server centrali gli aggiornamenti di tutti gli sportelli bancomat: non ci sarebbe bisogno di mandare un tecnico per ogni macchina sparsa nel Paese. «Atene non punti - spiegano - a coniare lo stesso numero di banconote (7) e monete (8) diverse esistenti per l'euro. Ridurre i tagli in circolazione abbassa i costi dell'operazione».
I prezzi
Gli esperti suggeriscono di fissare un cambio di uno a uno: 1 dracma varrebbe (in teoria) 1 euro. Il governo greco dovrebbe contrattarlo con i Paesi europei. Per gli stipendi e i prezzi la parità offre il vantaggio di non dover cambiare i software di gestione e i registratori di cassa: basta modificare il nome della moneta. All'apertura dei mercati, comincia la tempesta. La neo-dracma precipita e arriva a svalutarsi fino al 30-60 per cento. L'inflazione fa un balzo e potrebbe raggiungere - calcola un dossier di Bnp Paribas - il 40-50 per cento nel primo anno. I prezzi corrono, gli impiegati pubblici chiedono aumenti, i sindacati dichiarano i primi scioperi.
Gli esperti suggeriscono di fissare un cambio di uno a uno: 1 dracma varrebbe (in teoria) 1 euro. Il governo greco dovrebbe contrattarlo con i Paesi europei. Per gli stipendi e i prezzi la parità offre il vantaggio di non dover cambiare i software di gestione e i registratori di cassa: basta modificare il nome della moneta. All'apertura dei mercati, comincia la tempesta. La neo-dracma precipita e arriva a svalutarsi fino al 30-60 per cento. L'inflazione fa un balzo e potrebbe raggiungere - calcola un dossier di Bnp Paribas - il 40-50 per cento nel primo anno. I prezzi corrono, gli impiegati pubblici chiedono aumenti, i sindacati dichiarano i primi scioperi.
I conti congelati
Nella fase di transizione (attorno a una settimana, secondo alcuni analisti mesi) verso le 50 ore cruciali, il governo dovrebbe imporre il congelamento dei conti correnti per evitare che i greci ritirino i soldi dai depositi. I poliziotti e i soldati vengono messi a protezione delle banche, resta possibile prelevare un massimo di 50-100 euro al giorno per le necessità quotidiane. Il rischio di fuga all'estero dei grossi capitali è enorme.
Il turismo e i pomodori
La dracma svalutata potrebbe attrarre di nuovo i turisti: le vacanze tornano a essere vantaggiose per i nord-europei. Importare prodotti dall'estero diventa invece sempre più caro e ai greci converrebbe comprare autarchico dando una spinta al mercato interno. Dall'altro lato, l'olio, i formaggi o i pomodori possono essere esportati a prezzi competitivi.
I disordini
Razionamento di medicine, cibo, benzina. Il governo uscente, formato da tecnici, preme perché i partiti raggiungano un accordo per formare la coalizione «di salvezza nazionale» e dipinge scenari apocalittici. Michalis Chrisochoidis, ministro degli Interni, avverte che l'uscita dall'euro porterebbe il Paese alla guerra civile: «Le bande armate di kalashnikov spadroneggerebbero e si combatterebbero per prendere il potere».
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