Gli ultimi sondaggi li danno sopra il 20 per cento. E loro ci ridono su: «Ottimo, prima del febbraio scorso ci davano al 15 e poi abbiamo preso il 25. Vuol dire che questa volta prenderemo il 30». Fuori di battuta, l’obiettivo per le Europee è stare attorno al consenso delle politiche, magari una briciola sopra: per dimostrare di non essere affatto “una meteora”, come gli avversari dicono di loro.
Di certo c’è che quella del prossimo maggio sarà la prima vera prova del Movimento 5 stelle dopo l’ingresso in massa alle Camere, un anno di lavoro parlamentare, le espulsioni, i risultati scarsi delle amministrative e le prime consultazioni on line.
Per questo l’istituto di ricerca Swg ha cercato di capire chi sono, in questo momento, gli elettori “grillini”: per età e condizione economica, ma anche per l’approccio verso alcune questioni calde (Europa, immigrazione etc) e per il giudizio verso i leader degli altri partiti. Il quadro che ne è uscito è una radiografia della base (quella elettorale, non quella degli iscritti al portale) che “l’Espresso” ha chiesto di commentare a due parlamentari del M5S: il capogruppo alla Camera Federico D’Incà, 38 anni, veneto di Belluno; e Azzurra Cancelleri, 30 anni, siciliana di Caltanissetta, segretario della commissione Finanze sempre a Montecitorio.
Collocazione politica. Secondo Swg, gli elettori del Movimento sono molto diversi tra loro: se la maggioranza relativa (39 per cento) non si sente “né di destra né di sinistra”, un altro 30 per cento si dice invece di sinistra, mentre il 22 per cento si colloca a destra. Un caos, una miscela esplosiva? «No: è la prova che il nostro messaggio sta passando, sta crescendo», dice D’Incà. «I cittadini stanno capendo che destra e sinistra sono formule superate. Solo un anno fa probabilmente quasi tutti si sarebbero schierati in una delle due aree: e tra un anno quella sarà una piccola minoranza». Cancelleri: «Fino a ieri tutti pensavano in termini di sinistra e di destra. Noi siamo la prima forza che supera questi confini. A poco a poco, la gente si sta abituando a valutare le idee come buone o cattive, non come di destra o di sinistra». Quindi? «Un dato molto positivo, per noi. E che probabilmente rispecchia quello che sta succedendo tra tutti gli elettori, non solo tra i nostri», (D’Incà). E voi due deputati, prima del M5S cosa votavate? «Tutto quello che non era area berlusconiana, tra cui Radicali e Idv» (D’Incà). «Mai Forza Italia; da ragazza, una volta, Alleanza Nazionale. Una volta sola anche il Pd. Più spesso l’Idv». «Ma è per tutti noi un passato che si è concluso. Lo schema destra-sinistra si basa su ideologie finite per sempre» (ancora D’Incà).
Età. Un elettorato abbastanza giovane, come prevedibile: nelle fasce sotto i 45 anni il M5S è sopra la media nazionale, sopra i 55 è sotto. E quasi un terzo degli elettori di Grillo è under 35. «Un dato che coincide con la diffusione di Internet, prima di tutto: dato che la nostra capacità di avvicinare gli elettori avviene soprattutto attraverso la Rete. Ma c’è anche una questione sociale, visto che noi parliamo soprattutto alle fasce più colpite dalla crisi: disoccupati e precari, che stanno soprattutto fra i giovani» (D’Incà). Ma se Internet fosse un limite, nel tentativo di sfondare tra gli over 50? «Infatti stiamo lavorando per essere più presenti anche fuori dal Web. Abbiamo una tradizione di banchetti e politica per strada, sul territorio» (Cancelleri).
E la famosa tivù, i talk show? Risponde D’Incà: «Partecipiamo ad alcuni programmi, ma sempre alla nostra maniera. Evitiamo alcune situazioni che sono imbarazzanti per noi, ma anche per il Paese». I famosi “pollai”? «Esatto». Il peggiore? «Direi “Ballarò”» (sempre D’Incà). E da Vespa ci andresti? «Dipende dal tema, dagli ospiti, da altre cose. Se penso che possa essere utile per il Paese sì, altrimenti no. Spesso vedo una lontananza enorme tra quello di cui si parla in quei talk show e le cose concrete di cui ci occupiamo noi qui dalle 8 del mattino alle 10 di sera».
Condizione economica. In un Paese che, complessivamente, si sente in difficoltà o peggio (77 per cento), l’elettorato M5S è comunque più presente nelle fasce deboli e angosciate: quelle che hanno difficoltà ad “arrivare a fine mese” e semplicemente la percezione di “essere poveri”. «In questo momento la percentuale maggiore di disoccupazione e di difficoltà è fra i giovani, come si diceva: questo dato quindi va messo in relazione con quello sull’età», dice d’Incà. E poi: «Destra e sinistra ci hanno portato a questa situazione catastrofica, insieme. Non è strano che chi ne è più vittima voti per noi. Rappresentiamo le persone che stanno soffrendo».
Giudizio sui leader. Scontata la scarsissima attrazione degli elettori M5S per il governo Letta (5 per cento) e per il presidente Napolitano (11 per cento), più sorprendente è forse il dato sui leader politici degli altri partiti: il 35 per cento degli elettori M5S ha infatti fiducia inMatteo Renzi, secondo nella classifica in questione dopo l’ovvio Beppe Grillo (83). Al 44 per cento dei votanti per il movimento le proposte del nuovo segretario Pd paiono addirittura «innovative», notizia che probabilmente non è graditissima a Grillo: «Una bolla mediatica, un effetto della visibilità incredibile che le tivù e i giornali danno a Renzi in questo periodo», taglia corto D’Incà. Solo questo? «Forse anche perché ha cercato di copiare i nostri cavalli di battaglia, come i costi della politica», dice Cancelleri. Che aggiunge:«Ma poi sono i fatti a dimostrare le differenze. Il Pd finora non ha realizzato nemmeno un taglio». E il fatto che Renzi abbia un linguaggio molto diverso da quello dei vecchi apparati Pd, molto più diretto e internettiano? «Può usare le parole più giovani del mondo, poi però contano i fatti» (Cancelleri). Quindi, un concorrente destinato a sgonfiarsi? «No no, si sta già sgonfiando», assicura D’Incà.
Unione europea. Grillo, si sa, chiede da tempo un referendum sull’euro: e secondo Swg il 63 per cento dei suoi elettori ritiene che l’Unione abbia portato più svantaggi che svantaggi, contro il 48 per cento della totalità degli italiani. Euroscettici, dunque? «No, noi non siamo affatto antieuropeisti, siamo molto critici invece verso gli accordi economici della Ue, a partire dal fiscal compact. Sono quelli che portano le persone a dire che dall’Europa ha avuto più svantaggi che vantaggi» (Cancelleri). «Siamo vicini agli Indignados spagnoli e al movimento di Occupy Wall Street. Più in generale, a un fermento di cui siamo la punta più avanzata». E poi: «Per capirci, Altiero Spinelli è una cosa, la Troika è tutta un’altra» (D’Incà). Ma al Parlamento europeo dove vi collocherete? In qualche gruppo? «Ci annuseremo, dipende tutto dai programmi» (Cancelleri).
Immigrazione. Dal sondaggio Swg emerge che la propensione all’accoglienza degli immigrati, tra chi vota M5S, è decisamente scarsa: secondo più della metà degli elettori di Grillo infatti «gli immigrati hanno dei privilegi» (contro il 40 per cento della media nazionale) e per il 54 per cento «vanno semplicemente «respinti» (contro il 47 per cento della media nazionale). «Sì, ma non parliamo di razzismo, per favore», dice D’Incà. «Queste risposte rappresentano la reazione dei ceti più deboli alla concorrenza rappresentata dai lavoratori stranieri e alla sensazione che tutta la questione immigrazione sia stata gestita male, con regole confuse e spesso disattese. Insomma è una conseguenza del disordine e della paura del futuro a cui ci hanno portato i governi che si sono succeduti finora». Cancelleri: «In questo clima di incertezza anche l’immigrato viene visto come un avversario. Specie tra i nuovi adulti che non trovano lavoro. E, come conferma anche questo sondaggio, i nostri elettori sono soprattutto giovani».
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