giovedì 17 novembre 2022

TEORIE POLITICHE. IL DISORDINE GLOBALE CONTEMPORANEO. DE GIOVANNANGELI U., Intervista a Massimo Cacciari: “I confini tra stati valgono zero, non ci sono emergenze”, IL RIFORMISTA, 17 novembre 2022

 La “guerra sui migranti” e la guerra, quella vera, che dall’Ucraina rischia di deflagrare nei Paesi confinanti. Paesi Nato. Un disordine globale che può trasformarsi in una catastrofe globale. Il Riformista ne discute con Massimo Cacciari.


Professor Cacciari, mentre Francia e Italia continuano a darsele sui migranti, l’Europa rischia di trasformarsi in un immenso campo di battaglia. Siamo all’impazzimento o cosa?
Siamo in una situazione di disordine internazionale su tutti i fronti. Nessuna delle emergenze, che tali non sono perché sono contraddizioni di lungo periodo che continuano a restare irrisolte, viene adeguatamente compresa e affrontata. È una classica situazione di disordine globale, come quelle il mondo ha attraversato in varie fasi, che usualmente finisce con una catastrofe. Sono fenomeni di diversa gravità ma solo apparentemente. Perché l’immigrazione è nient’altro che la parte emersa di un iceberg colossale. Si tratta di spostamenti di popolazioni derivanti da squilibri demografici tremendi, immani, come la storia non ha mai conosciuto. Si tratta di un continente che ha un tasso demografico tre-quattro volte superiore all’Europa. E il mondo è fatto di vasi comunicanti. I confini sono degli artifici e non hanno altro valore che quello. È una situazione da fine del mondo antico, con la differenza che lì si spostavano qualche centinaia di migliaia di persone e qui qualche centinaia di milioni.

Un dato strutturale del nostro tempo…
Che invece viene affrontato come fosse un’influenza, come se si trattasse di una emergenza stagionale. Perché quando non hai un Ius gentium, non hai nessun ordine, quando non hai nessun soggetto in grado di ordinare, rischi seriamente di precipitare nel baratro. Fino alla fine degli anni ’80 c’erano due soggetti che in qualche modo ordinavano. Adesso non c’è più alcun soggetto in grado di ordinare. E quindi le contraddizioni esplodono di continuo e su tutti i fronti. Sul fronte propriamente politico, su quello sociale, su quello demografico. Fronti diversi ma che nascono dalla stessa situazione, sono epifenomeni della stessa sostanza. Manca il leader, per dirla con Dante manca l’imperatore, il cavalcatore delle umane passioni. È inutile parlare di questo o di quello. È una situazione generale. E in ogni momento sei sul piano della catastrofe. E per farla scatenare basta la scintilla. In una stanza satura di gas il primo che entra e preme l’interruttore fa saltare tutto. La bomba o il missile che va fuori bersaglio…Che dire, siamo ormai in mano a Dio.

Un tempo si criticavano gli Stati Uniti perché, si gridava, erano i “poliziotti del mondo”. Ora questo “poliziotto” lo rimpiangiamo?
I “poliziotti” erano due. E’ questo il punto. E tra loro c’è stata una guerra. Una guerra che si combatteva su un terreno politico, sociale, soprattutto economico e tecnologico. Fortunatamente quella guerra si è conclusa senza una catastrofe militare.

E adesso?
Vedremo. I soggetti sono diventati molteplici. E i due soggetti di allora si sono indeboliti in modo drammatico. Uno, la Russia, non è più un soggetto in grado di ordinare alcunché. E l’altro, l’America, è uno che ha coltivato un sogno imperiale, monarchico, monocratico, all’inizio degli anni ’90 fallito nel modo più clamoroso. Quando si confrontano due soggetti entrambi deboli è la situazione precedente la Prima guerra mondiale, in cui quelli che si confrontavano erano tutti soggetti che volevano l’egemonia ma debolissimi e incapaci di ottenerla. E questo ha scatenato la guerra. E dalle guerre mondiali sono nati i due grandi “Gendarmi”. I due grandi Titani, come diceva Jünger. Effettivamente erano due “Titani”. E quei titani non dico che adesso siano diventati due nanetti…Beh, uno sì. E l’altro nano.


Uno scenario di guerra che investe direttamente, fisicamente, l’Europa.
L’Europa è la grande assente. Dopo la caduta del Muro di Berlino sarebbe potuta diventare una grande potenza. Qualcuno lo aveva anche compreso. La moneta unica nasce da questa intuizione. Fare il salto da forza economica a forza sociale e politica. I leader europei tra gli anni ’80 e ’90 questa idea ce l’hanno, bene o male, e poi per vari motivi, catastrofizzano tutti. Le culture politiche che avevano coltivato questa idea, che si erano mosse con la moneta unica lungo questa strategia, sono fallite per tanti motivi, anche interni. Questa è la realtà. E in questa dimensione geopolitica di cui stiamo parlando l’Europa non esiste. E credo che non esisterà mai più in futuro.

Il mondo bipolare è finito. Il multilateralismo, semmai è esistito, mostra tutti i suoi limiti e inconsistenze. E allora?
Allora sei nella situazione in cui verrebbe da dire che solo un Dio può salvarci. Speriamo che ancora una volta la paura della Bomba conduca ad un armistizio. E poi staremo a vedere. Staremo a vedere se magari l’Europa batte un colpicino. Se gli Stati Uniti si decidono finalmente a dismettere il sogno monarchico che ha portato a disastri inenarrabili, perché le conseguenze della guerra in Iraq in particolare sono catastrofiche. Vediamo se la Russia finalmente si libera da questa oscena oligarchia che ha portato a questa sciagurata avventura. Vediamo il ruolo che può giocare la Cina, sperando che non voglia approfittare della situazione per mangiarsi Taiwan, perché anche quella è una situazione da catastrofe imminente. Se si mettono, tutti, attorno a un tavolo e ragionano strategicamente e fanno un Trattato di pace. Quello che è mancato dopo la caduta del Muro. Un Trattato di pace dovevano fare e non l’hanno fatto. Quando hanno accettato l’unificazione della Germania, diavolo, per non dire altro, se era argomento da Trattato di pace! Sottoscritto. Sacralizzato. Questo dovevano fare Russia e Stati Uniti, con la Cina, perché già allora la Cina si vedeva dove stava andando. Con l’Europa da mediatore efficace. L’Europa, non questo o quell’altro Stato. Questo è mancato totalmente. È mancato il Trattato di pace alla fine della Terza guerra mondiale. Hanno finito con delle strettine di mano, fidandosi l’uno dell’altro. Magari allora c’erano anche persone di cui fidarsi, dopodiché ci sono stati Bush da una parte, Putin dall’altra e fine dei giochi.

In questo non c’è anche una responsabilità del mondo della cultura, un tempo si sarebbe detto dell’intellighenzia. Nei tempi a cui lei faceva riferimento andava alla grande un libro che asseriva che la Storia fosse finita.
Quel signore giapponese che aveva letto malamente Spengler, Toynbee etc., è andato in pensione, ha fatto tutte le autocritiche del mondo. Ma certo allora negli Stati Uniti c’erano i newcon dominanti e quindi l’irrealistico sogno imperialistico monarchico che ha combinato disastri pazzeschi, con le guerre del Golfo, con l’Iraq: una sciagura. Adesso non ci sono più loro, ma non c’è stata una revisione radicale. E dall’altra, l’Europa assente. Qualche voce intellettuale a invocarla ma non c’è stata una coscienza del problema e dei rischi. L’Europa ha continuato a pensare al proprio benessere come se fosse ancora all’epoca della Guerra fredda. Perché lo sviluppo europeo nel secondo dopoguerra avviene tutto all’ombra della Guerra fredda, protetto dalla Guerra fredda. L’Europa non è stata in grado di diventare protagonista perché per riuscirci avrebbe dovuto fare un salto di qualità. Protagonista non lo era durante la Guerra fredda, ma doveva diventarlo alla sua fine. E non ce l’ha fatta. Solo che non c’era più lo scudo americano a protezione e quindi doveva fare per conto proprio, ma non ce l’ha fatta. E qui ci sono responsabilità politiche e culturali di tutti i tipi. In Europa le responsabilità sono enormi, malgrado le intuizioni che tra gli anni ’80 e’90 hanno avuto i leader europei più intelligenti, tra i quali anche alcuni italiani.

A cosa si riferisce, professor Cacciari, per quanto riguarda l’Italia?
La revisione della politica comunista e per certi versi Craxi, si muovevano nella direzione che sto dicendo. A partire dagli anni ’70 quando si dice, con Berlinguer, che non siamo più contro la Nato. Ricordiamoci che il Pci, non una forza da poco, aveva votato contro. E la base comunista, se facevi un referendum, ancora negli anni ’70 era al 90%: fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia. La leadership comunista aveva svoltato. E su questo piano si trovava perfettamente con Craxi e i socialisti. La linea era quella. Una Europa protagonista come elemento di mediazione permanente, attenta, intelligente tra i tre imperi, America e Russia quello che si veniva affermando, la Cina. Non era questa la linea, poi abbandonata totalmente? Chiediamolo al compagno Fassino che ora è diventato W la Nato. Senza pudore. I Fassino, i Bersani, ma dico: siete nati ieri? Robe da matti…Non è solo una colpa politica. È anche una colpa culturale. Non si è visto dove andava il mondo. E all’inizio degli anni ’90 sei stato succube, subalterno rispetto a quello che aveva sancito, come verità assoluta e comprovata, Fukuyama. Quello sembrava il destino. Hanno vinto gli americani, punto e basta, fine dei giochi. E noi dobbiamo adattarci, trovare il nostro spazietto all’interno del loro dominio. Questa è stata la cultura dei Blair, dei Veltroni e via elencando. E adesso siamo qua e speriamo che non sbaglino a tirarsi le bombe. Perché se cominciano a farlo, siamo proprio rovinati.



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