venerdì 30 settembre 2016

SANITA' ITALIANA E CORRUZIONE. REDAZIONE, La corruzione nella Sanità costa 6 miliardi l’anno: coinvolta un’Asl su tre, LA STAMPA, 29 settembre 2016

La corruzione nella Sanità italiana “fagocita” 6 miliardi di euro l’anno, sottratti ad innovazione e cura dei pazienti per finire nelle tasche di corrotti e corruttori. Un male contagioso che ha coinvolto ben una asl su 3 in Italia. 

giovedì 29 settembre 2016

POLITICA DELLA SCUOLA. T. DRAGO, Scuola, Berlinguer e gli altri: storia di una riforma lunga vent’anni, IL MANIFESTO, 29 settembre 2016

Nel miscuglio indigesto di pretesti che ammorbano il dibattito sul referendum costituzionale è caduta la dichiarazione di Luigi Berlinguer (Repubblica 18 agosto), che ha esplicitato la propria opzione per il sì. Bene. L’avevamo sospettato. Tra le ragioni del necessario adeguamento ai tempi, il Nostro nomina, oltre all’arretratezza della Carta in tema di pari opportunità («i costituenti non mi sembra fossero campioni di femminismo»), il ritardo del dettato costituzionale rispetto alla grande rivoluzione novecentesca dell’«istruzione come diritto fondamentale per tutti».

martedì 27 settembre 2016

POLITICA DELL'UNIVERSITA'. DOCENTI FAMILISMO E PLAGIO. I. VENTURI, Ateneo di Bologna, il docente agli allievi: "Copiate, lo fanno pure i prof", LA REPUBBLICA, 27 settembre 2016

BOLOGNA - "Cari studenti, vi annuncio che non vigilerò per evitare che voi copiate agli esami". Comincia così la lettera aperta che ieri il professore Lucio Picci ha inviato ai suoi allievi. Una miccia, accesa in modo provocatorio per far esplodere il caso di plagi accademici impuniti all'Alma Mater, un vero e proprio sistema secondo il professore di Politica economica. L'autodenuncia è durissima e arriva proprio nei giorni in cui il garante anti-corruzione Raffaele Cantone ha sollevato un polverone sul nepotismo e i concorsi truccati nell'università italiana. Picci apre un altro fronte, quello di chi copia e non viene punito. "In coscienza - scrive agli studenti - non posso chiedere a voi il rispetto di regole che l'università permette a noi professori di violare". Il docente ne fa una questione di onestà intellettuale. "Da quello che noi pubblichiamo dipende la nostra carriera e la nostra reputazione. Da qui l'esigenza di avere chiara la paternità di ogni nostro scritto".

POLITICA DELLA SCUOLA. SOSTEGNO E IPOCRISIA. S. INTRAVAIA, Il governo prepara la riforma del sostegno, LA REPUBBLICA, 26 settembre 2016

(...) E per evitare il balletto di docenti - che entrano di ruolo su sostegno e poi transitato rapidamente su posto comune - è nell'aria un vincolo di permanenza pluriennale. Gli insegnanti di sostegno, che oggi devono fare fronte alle situazioni   più diverse - dovranno essere più preparati: in luogo di 60 crediti formativi universitari, per ottenere la specializzazione su sostegno occorrerà sostenerne 120, il doppio. Ma la formazione specifica su sostegno verrà estesa a tutti i futuri docenti e anche quelli già assunti che dovranno formarsi sulle problematiche dell'inclusione, visto che con la Buona scuola l'aggiornamento sarà obbligatorio.

lunedì 19 settembre 2016

MERITORENZIA E DOCENTI IMPRENDITORI DI SE STESSI. L. GAROFALO, Buona scuola, l’a.s. 2016/17 sarà foriero di contenziosi e potrebbero inasprirsi i rapporti all’interno delle scuole. Lettera, ORIZZONTESCUOLA.IT, 29 agosto 2016

È ormai imminente l'avvio del nuovo anno scolastico. La sede in cui dovrò prestare servizio è quella dell'anno scorso: dista pochi chilometri dal luogo in cui attualmente abito ed è un ambiente, tutto sommato, vivibile e pacifico. Almeno per il momento, gli effetti velenosi della "Buona Scuola" non sono stati inoculati. Ecco il punto che mi preme sollevare: la spinosa e famigerata questione della "Buona Scuola", com'è stata ribattezzata la "riforma" renziana della scuola. 

domenica 11 settembre 2016

SOMMARIO ARTICOLI SULLA SCUOLA DAL 2012 AL 2018

----- INDICE ARTICOLI -----

SONDAGGI ELEZIONI POLITICHE ITALIA. DEMOS. ATLANTE POLITICO n. 58, settembre 2016



http://www.demos.it/a01296.php?ref=HREC1-7


POLITICHE DELLA SCUOLA. LA FORMAZIONE OBBLIGATORIA TRIENNALE. A. GIULIANI, Docenti, è in arrivo la formazione obbligatoria: 125 ore in tre anni, 40 in presenza, TECNICA DELLA SCUOLA, 5 settembre 2016

La formazione obbligatoria dei docenti, introdotta con il comma 123 della Legge 107/2015, presto sarà effettiva: sono previste 125 ore da fare ogni triennio.
La Flc-Cgil ha realizzato un documento proprio “sull’introduzione alla bozza del Piano Nazionale di Formazione”.
Dal documento si evince che si sta attuanto una “pesante intromissione del documento su aspetti tipicamente contrattuale”.

POLITICHE DELLA SCUOLA. MOVIMENTO 5 STELLE. 7 SOLUZIONI PER LA SCUOLA. M5S, ecco le nostre 7 soluzioni per la scuola, MOVIMENTO5STELLE.IT 27 febbraio 2015

Le sette soluzioni M5S per la scuola


REFERENDUM CONTRO LA 'BUONA SCUOLA'. REDAZIONE, Referendum, due milioni di firme contro la «Buona Scuola», IL MANIFESTO, 8 luglio 2016

Due milioni di firme, 515 mila per ciascuno dei quattro quesiti ai quali il «comitato Referendario Scuola Pubblica» ha consegnato la speranza di abrogare i pilastri della riforma più odiata del governo Renzi, dopo il Jobs Act. Sono state consegnate ieri in Cassazione, dopo un rinvio di due giorni rispetto alla data stabilita, il 5 luglio. «È slittata per il previsto imminente arrivo di numerosi altri moduli, grazie ai quali il numero complessivo di firme ha superato i 2 milioni – spiegano dal comitato – Andare oltre sarebbe stato controproducente perché le eventuali nuove firme non avrebbero minimamente compensato le tantissime raccolte su moduli vidimati nei primi giorni della campagna. Come è noto infatti, i moduli vidimati per la raccolta hanno validità tre mesi».

sabato 10 settembre 2016

UNIONE EUROPEA E BREXIT. F. BASSO, Così Londra sta aggirando Brexit: accordi bilaterali senza Bruxelles, CORRIERE DELLA SERA, 9 settembre 2016

Forse è una strategia per rompere il fronte comune europeo in vista dei negoziati o forse è davvero «confusione» politica, come osservano alcuni. Londra si è messa in moto per la Brexit anche se ancora non in modo ufficiale: ha intrapreso una serie di colloqui con alcune capitali, in perfetto stile british — raccontano a Bruxelles — lasciando trapelare la possibilità di accordi commerciali bilaterali, creando più di qualche imbarazzo nelle controparti nazionali.

lunedì 5 settembre 2016

POLITICHE DELL'EDUCAZIONE. INSEGNARE IN INGLESE. P. DI STEFANO, L'impaziente inglese. Intervista con C. Marazzini, LA LETTURA,

La discussione sul rapporto tra inglese e lingue nazionali, specie nell’insegnamento, è sempre viva. Ovviamente non solo in Italia ma ovunque in Europa. Non è un caso che sull’argomento si sia tenuto a Firenze, lo scorso fine settimana, il convegno annuale dell’Efnil (European Federation on National Institutions for Language), una federazione delle istituzioni che nei diversi Paesi si occupano dello sviluppo e della salvaguardia delle lingue nazionali (ufficiali): l’obiettivo è quello di promuovere il multilinguismo nell’Unione Europea, dando sostegno a tutte le lingue, per evitare lo strapotere dell’inglese. Dopo il convegno fondativo del 2003, l’Efnil è tornata a riunirsi nella sede dell’Accademia della Crusca, per concentrarsi su un tema-chiave: «L’uso delle lingue nell’insegnamento e nella ricerca universitaria: passato, presente, futuro». Ne sono venuti fuori, detti in breve, alcuni elementi di rilievo.

POLITICHE DELL'EDUCAZIONE. INSEGNARE IN INGLESE. Il rischio della svalutazione della lingua nazionale nella didattica (e nella considerazione scolastica) FACEBOOK AC. D. CRUSCA, 15 settembre 2014


Tra i provvedimenti sull’istruzione suscita qualche inquietudine l'attuazione ormai avviata delle norme sul CLIL (acronimo per Content and Language Integrated Learning), cioè l’insegnamento alle superiori di alcune materie in inglese. Sull’argomento diamo la parola a Claudio Marazzini, il nostro presidente.

POLITICHE DELL'EDUCAZIONE. INSEGNARE IN INGLESE. C. SOFFICI, Milano, paradosso al Politecnico: la lingua inglese è una minaccia, IL FATTO, 26 maggio 2013



ono di voler difendere la libertà di insegnamento e il diritto allo studio. In verità la battaglia contro l’inglese al Politecnico di Milano ha molto più l’aria di essere una difesa corporativaportata avanti da un manipolo di professori in difesa di rendite di posizione e interessati piuttosto a difendere il loro piccolo feudo universitario. E ieri il Tar ha messo il sigillo su questa battaglia di retroguardia, accogliendo il ricorso di 234 professori (su 1386) del Politecnico di Milano contro la decisione del rettore di tenere, a partire dal 2014, i corsi delle lauree specialistiche solo in inglese. Congratulazioni. Mettiamolo per iscritto, addirittura per legge, che l’Italia deve diventare una Cenerentola del mondo, un piccolo paeseprovinciale, rinchiuso nella difesa dei propri assurdi privilegi e vecchi schemi mentali. “Insegnare in inglese sarebbe un impoverimento della lingua” dicono i firmatari di un appello prima e poi del ricorso.

POLITICA DELL'EDUCAZIONE. INSEGNARE IN INGLESE. N. MARASCHIO, Lingua inglese all'Università?, ACCADEMIA DELLA CRUSCA, novembre 2012

Nei mesi scorsi si è aperto sui giornali un vivace dibattito sull’uso dell’inglese come lingua esclusiva dell’insegnamento universitario in Italia. L’occasione è stata data dall’annuncio del rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone, di voler avviare dal 2013-2014 i corsi magistrali e dottorali solo in inglese, escludendo quindi l’italiano dalla formazione superiore di ingegneri e architetti. L’Accademia della Crusca ha deciso di intervenire in tale dibattito per favorire una riflessione il più possibile articolata e approfondita intorno a una questione linguistica di grande attualità e complessità – non certo specifica del nostro Paese – che a molti appare rilevante anche da altre prospettive: politiche, giuridiche, culturali e sociali. E l’ha fatto proponendosi innanzi tutto come luogo di un confronto aperto di idee diverse. Perché è apparso immediatamente chiaro il rischio da evitare: quello che su un tema tanto delicato e in un momento significativo di svolta (che parte dall’università ma non si limita certo a essa) si determinasse una contrapposizione netta, quasi manichea, tra fautori e oppositori dell’anglicizzazione, tra chi cioè vede nella scelta dell’inglese come lingua veicolare dell’insegnamento il modo migliore, più semplice ed economico per i nostri atenei di aprirsi al mondo e chi invece difende ad oltranza la lingua italiana, appellandosi alla forza e all’autorevolezza della tradizione nazionale. Inglese contro italiano, insomma, in una visione semplificante e fuorviante. È possibile invece, crediamo, trarre dall’episodio specifico, che tanta eco mediatica ha suscitato, l’opportunità di riportare l’attenzione di un pubblico vasto sulle questioni linguistiche, per dare ad esse quella centralità che di fatto hanno nel mondo contemporaneo (ma che solo raramente è riconosciuta) e per riflettere intorno alla nostra politica linguistica e ai molti modi di internazionalizzare l’università.
È utile e opportuno adottare il monolinguismo inglese nei nostri corsi di laurea?

sabato 3 settembre 2016

SATIRA E TERREMOTO. F. CARDINI, Perché non si fa satira sui morti e su Maometto, IL MATTINO, 3 settembre 2016

Ormai da qualche anno, abito quasi più a Parigi che a Firenze. Mi chiedo come avrebbero reagito quassù, tra i cieli bigi – anche se in questo momento fa bello ed è caldissimo – qualche mese fa, quando la Senna ha minacciato d’inondare la Ville Lumière, se fosse accaduto davvero (magari con qualche centinaio di morti) e un settimanale italiano avesse pubblicato una vignetta sul tema “I parigini annegati nella zuppa di cipolle; alcuni si salvano di barchette di pommes frites”. Sicuramente vi sarebbe stata indignazione diffusa, insieme al solito disprezzo strisciante per gli italiani, “maccheronì, pizzà et mafià”.


POLITICA E ANTROPOLOGIA. LA PRIMA ABORIGENA DEL PARLAMENTO AUSTRALIANO, LA REPUBBLICA, 3 settembre 2016

http://kikukula2.blogspot.it/2016/09/antropologia-e-politica-la-prima.html