lunedì 22 aprile 2024

MOLINARI GIUBILEI E L'ANTIFASCISMO AUTENTICO E INAUTENTICO. LA REPUBBLICA, 22.04.2024

 


Antifascismo popolare (autentico e compreso fra il 1922 e il 1945) e 
antifascismo estremista (inautentico, violento, di sinistra e successivo al 1946) in 
questo scambio fra Direttori insediati (AUTENTICI) e direttori aspiranti (INAUTENTICI)


BIANCO E NERO, DI P. PIETRANGELI, 1975. IMPRESSIONI 50 ANNI DOPO. M. FAGOTTO F., 22.04.2024

  “Per me il fascismo rappresenta la patria, rappresenta…la vera…il concetto di quello che deve essere l’uomo…volere bene alla propria famiglia…credere nella religione che oggi la religione non c'è più…le strade erano pulite…l’immondizia non si trovava in tutti gli angoli…lei lasciava la bicicletta, come in Svizzera, vicino al muto, la sera trovava caso mai la multa, ma la bicicletta c’era ancora…la casa lei la poteva lasciare con la porta aperta, senza chiavi, senza niente, non c’era pericolo che nessuno entrava…a me non risulta che sia mai entrata, la polizia cosiddetta fascista in casa di un cittadino se non aveva assolutamente fatto niente…rapinatori non ce n’erano…una donna poteva tranquillamente andare alle due di notte in farmacia che non la fermava nessuno a meno che non fosse una di quelle segnate dal buoncostume…noi avevamo un esercito, avevamo una marina, dovunque andavamo eravamo rispettatissimi…la nostra lira ce la cambiavano subito, oggi non la vuole nessuno”



   Il documentario di Paolo Pietrangeli esce nel 1975  a ridosso di una serie di sanguinosi attentati che caratterizzarono pesantemente la storia italiana di quel quinquennio. Tanto per ricordarne i quattro più significativi: la bomba alla BNL di Milano, nel dicembre del 1969 (17 morti e 88 feriti); l'attentato di Gianfranco Bertoli nella questura di Milano del maggio 1973 (4 morti e 52 feriti fra civili, ma l’obiettivo sarebbe dovuto essere il ministro degli interni, Mariano Rumor); l'attentato di Peteano ai carabinieri (3 carabinieri uccisi e due feriti, 1972); la bomba a piazza della Loggia nel maggio del 1974 (9 morti e 102 feriti; qui un intervento di E. Severino); la bomba sul treno Italicus nell'agosto dello stesso anno (12 morti e 50 feriti. Secondo le dichiarazioni rilasciate nel 2004 dalla figlia Maria Fida, su quel treno sarebbe dovuto salire  suo padre, Aldo Moro)

mercoledì 17 aprile 2024

VERSO IL 25 APRILE 2024. STRALCI DI UN ARTICOLO DI R. ROSSANDA SUL 25 APRILE 1994.

 Non è per ristabilire la memoria che chiamiamo la gente attorno al 25 aprile. Non servirebbe molto.



Quando mio padre mi parlava della prima guerra mondiale, ascoltavo, ma sapevo che davanti agli austriaci non mi sarei trovata. E lui non insisteva su quel macello che pure era stato un discrimine nella sua generazione.

Così oggi i giovani ascolterebbero, temo, quelli di noi che ricordano la resistenza per quel che fu, per quel che subirono o fecero e non fecero, per i compagni perduti. Allontanarsi dal passato è cosa della vita, la più crudele.

Se mai c’è da chiedersi perché oggi sia così grande la smemoratezza. Parli del 1960, bah. Del 1968, non ero ancora nato. Sembra un vanto non esserci stati ancora. Come se più si fosse incerti di sé, più si rifuggisse dal guardare da dove si viene. Ma questo è un altro discorso; non è dunque per «difendere la resistenza» che sarò in piazza il 25 aprile.

MANIFESTAZIONI STUDENTESCHE CONTRO IL GOVERNO ISRAELIANO. FABOZZI A., La cieca repressione degli indifferenti, IL MANIFESTO, 17.04.2024

 «Violenza vergognosa» dice la ministra dell’Università Bernini, ma ce l’ha con gli studenti picchiati e arrestati all’Università di Roma. Non con i poliziotti, che ancora una volta hanno alzato i manganelli sulla protesta, portando a casa un bottino di pestati e fermati.

Protesta veemente e disperata perché disperata è la situazione di Gaza che per fortuna studentesse e studenti non dimenticano. Dovendo offrire i loro corpi a chi li vorrebbe distratti.

martedì 16 aprile 2024

PER RICORDARE. LE COSE BUONE DEL FASCISMO. 15 marzo 2019


IERI
Mario Sironi, Squadra d'azione


1. DELZELL, L'EMIGRAZIONE POLITICA FRA IL 1922 E IL 1943

2. STRAZZA, IL FASCISMO E L'EMIGRAZIONE NEGLI USA, 2015

3. OPPOSITORI AL CONFINO. Nel 1925 lo storico Gaetano Salvemini dava le dimissioni dall’insegnamento universitario, denunciando che la “dittatura fascista” aveva soppresso completamente “quelle condizioni di libertà che sole potevano garantire una libera educazione civile”. Il gesto di Salvemini fu esemplare in quanto veniva da un intellettuale di spicco. Lo storico fu costretto all’esilio come altri uomini di cultura, politici e persone comuni.
Se questa già era la situazione nel 1925, nel 1926 ogni espressione contraria al Fascismo era ritenuta un delitto contro lo Stato e come tale giudicata da un tribunale speciale. Gli oppositori del regime furono condannati al carcere o a un domicilio coatto, il “confino”, in isole o in luoghi lontani, dove gli spostamenti e le comunicazioni erano molto difficili e controllati.
Questa fu l’esperienza di molti antifascisti, tra i quali Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che furono confinati a Ventotene; durante il loro soggiorno coatto nell’isola essi meditarono sulle vicende politiche del Paese e dell’Europa e scrissero un “manifesto” che è considerato un fondamento dell’europeismo (“Manifesto di Ventotene”). Il medico e pittore Carlo Levi dovette lasciare Torino e fu mandato in Basilicata: egli narrò gli anni di confino nel romanzo Cristo si è fermato a Eboli.

4. GHINI, DAL PONT, GLI ANTIFASCISTI AL CONFINO. STORIE DI UOMINI CONTRO LA DITTATURA 1926-1943, 2013

5. "E' chiaro che il regime esercitava una costante sorveglianza della popolazione anche riprendendo e migliorando alcune dinamiche già sperimentate durante la Grande Guerra, come la militarizzazione degli operai o la repressione del dissenso.
 In particolare, il governo mussoliniano operava politiche di vigilanza dell’opinione pubblica attraverso diversi strumenti: il controllo dell’informazione (radio, cinema e giornali, prima di tutto); la “fascisticizzazione“ delle istituzioni, comprese quelle educative; la persecuzione verso coloro i quali gli si opponevano. Quest’ultima azione avveniva anche grazie all’introduzione di una nuova serie di provvedimenti che includevano l’istituzione e l’azione del Tribunale Speciale per la difesa dello Stato (1927-1943) e l’inasprimento del domicilio coatto, trasformato in confino politico" (Fabio Ecca, Incontro e scontro di culture: i confinati antifascisti a Eboli e ad Aliano, CONfini, CONtatti, CONfronti – 02/2018)

6Dopo l’attentato a Mussolini, il 31 ottobre 1926 a Bologna, il governo fascista promulgò le nuove leggi di pubblica sicurezza con il Regio Decreto n. 1848 del 6 novembre dello stesso anno, istituendo il confino di polizia, misura di carattere politico-amministrativo.
A partire da questo momento, chiunque fosse ritenuto pericoloso per la sicurezza pubblica poteva essere allontanato dalla sua abituale residenza e inviato coattivamente in località sperdute dell’Italia centro meridionale. Di fatto venivano colpiti anche coloro che avevano semplicemente manifestato la propria contrarietà al regime, qualsiasi antifascista o presunto tale. Venivano richiusi anche ebrei, pregiudicati per reati comuni, individui sospettati di spionaggio e di attività antinazionale, omosessuali, Testimoni di Geova.
Dal 1926 al 1943 i confinati politici furono circa 10 mila; quelli ritenuti più pericolosi venivano inviati prevalentemente nelle colonie di confino delle Isole di Lampedusa, Favignana, Ustica, Lipari, Ponza, Tremiti e Ventotene. In modo particolare in queste ultime tre colonie venne destinata, a partire dal 1930, la maggior parte degli antifascisti recidivi da sottoporre a speciale sorveglianza; questa ulteriore restrizione avvenne in seguito all’evasione dei fratelli Rosselli, di Lussu e Nitti da Lipari. Gli altri confinati, ritenuti meno pericolosi, furono costretti a soggiornare in piccoli villaggi; quelli della Calabria, della Basilicata e dell’Abruzzo ne ospitarono il maggior numero.
Nel 1939 fu istituita la prima colonia di lavoro in terra ferma a Pisticci, in provincia di Matera, dove il regime impose il recupero dei confinati antifascisti attraverso il lavoro. (da AI CONFINATI POLITICI)

 7OMOFOBIA IN CAMICIA NERA
  • Il reato di omosessualità non era presente nella legislazione italiana già prima del fascismo. Nel 1927, quando stava nascendo il celebre codice penale Rocco, venne previsto un articolo che doveva legiferare sulla questione, il 528: puniva con il carcere da uno a tre anni chiunque avesse relazioni omosessuali. Alla fine però il testo •non venne inserito nel codice e si preferì utilizzare i confino di polizia che evitava di passare attraverso processi, avvocati e magistratura.
  • Prevenzione. Questa moderna forma di esilio in patria consisteva in una misura di “prevenzione di reato”: consentiva alle autorità di arrestare e sottoporre al giudizio di un’apposita Commissione provinciale chi fosse anche solo sospettato di pederastia sulla base di voci o spiate di vicini di casa. •Per gli omosessuali si aggravò così la già difficile permanenza in una società tradizionalista che aveva fatto del machismo la sua filosofia di base e della famiglia tradizionale il caposaldo della società fascista.
  • Le pene. A seconda della la gravità o delle prove raccolte, l’arrestato poteva subire una diffida, un’ammonizione (una specie di arresto domiciliare) o il confino fino a 5 anni. Dopo le leggi razziali introdotte nel 1938 la situazione si aggravò ulteriormente: i confinati gay divennero “confinati politici”, poiché l’omosessualità divenne anche sinonimo di antifascismo, ovvero di attentato “alla dignità della razza” e ai valori dell’ideologia fascista.
  • Per saperne di più: Paolo Pedote, L’isola dei papaveri. La prima comunità gay al mondo che inventò il Duce (senza saperlo), Area51 Publishing, 2013, Ebook; Gianfranco Goretti, Tommaso Giartosio, La città e l’isola: omosessuali al confino nell’Italia fascista, ed. Donizelli, 2006 , 275 pagine (da A. Pescini, l'isola dei femminielli, Focus storia, 86, dicembre 2013, ora in Progetto Gionata)
8. DALL'ORTO, PER IL BENE DELLA RAZZA AL CONFINO IL PEDERASTA, 1986

9. Tra il 1939 e il 1945 più di 200.000 persone ricoverate in ospedali psichiatrici tedeschi furono assassinate perché ritenute un inutile peso. Anche la Società Italiana di Psichiatria sostenne posizioni razziste e appoggiò le leggi razziali. In Italia, infatti, tra il 1943 e la fine della guerra, si verificarono ripetuti episodi di "prelevamento" dei pazienti ebrei dagli ospedali psichiatrici per essere portati in campi di concentramento e uccisi. Inoltre, Le leggi razziali emanate in Italia nel 1939 videro gli italiani ebrei banditi dalla vita pubblica e espulsi dalle loro cariche professionali. I loro figli non poterono più frequentare le scuole pubbliche e i matrimoni misti non furono più consentiti. (da DISABILI.IT 26 gennaio 2019)

10. Delitti e crimini politici
1923 i fascisti di Balbo uccidono ad Argenta il sindacalista socialista Natale Galba;
la sera del 23 agosto del '23, nei pressi della canonica, il sacerdote Giovanni Minzoni viene aggredito e ucciso a manganellate da alcuni squadristi facenti capo a Balbo che, travolto dallo scandalo e dal vasto moto di indignazione, deve dimettersi da console della Milizia;
Giacomo Matteotti, deputato socialista, fu rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini probabilmente per volontà esplicita di Benito Mussolini[1], a causa delle sue denunce dei brogli elettorali attuati dalla nascente dittatura nelle elezioni del 6 aprile 1924, e delle sue indagini sulla corruzione del governo, in particolare nella vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil. Matteotti, nel giorno del suo omicidio (10 giugno) avrebbe dovuto infatti presentare un nuovo discorso alla Camera dei deputati - dopo quello sui brogli del 30 maggio - in cui avrebbe rivelato le sue scoperte riguardanti lo scandalo finanziario coinvolgente anche Arnaldo Mussolini, fratello del Duce.[2] Il corpo di Matteotti fu ritrovato circa due mesi dopo, dal brigadiere Ovidio Caratelli (voce Wikipedia);
l'intellettuale liberale Piero Gobetti viene percosso a casa sua (1924), aggredito e picchiato più volte mentre le sue riviste furono sequestrate; le violenze subite mineranno la sua salute (morirà giovanissimo a 25 anni, esule);
i fratelli Carlo e Nello Rosselli furono uccisi il 9 giugno 1937 a Bagnoles-de-l’Orne, una località del nord della Francia, da alcuni militanti di un’organizzazione di estrema destra francese e molto probabilmente per ordine dei servizi segreti italiani (articolo da Post);
il 20 luglio 1925 Giovanni Amendola, capo liberale della secessione aventiniana, è aggredito da una squadra di quindici uomini, guidata da Carlo Scorza (futuro segretario del Partito nazionale fascista), armati di bastone;
1937: muore in carcere (dal 1928) Antonio Gramsci
Le 120.000 vittime civili libiche dell’esercito fascista nel 1930 durante la deportazione delle popolazioni cirenaiche.
Le 600 tonnellate di gas asfissianti (iprite e fosgene) lanciate dall’aviazione fascista sulla popolazione etiopica nel 1935/36, le migliaia di civili passate per le armi dopo l’attentato fallito a Graziani nel ’37, i 310 monaci cristiani, ma di rito copto, trucidati a Debra Libanos col plauso dei cappellani militari e del Vaticano.
I bombardamenti della Croce Rossa in Etiopia, i 17.000 etiopi deportati e sterminati nel campo di sterminio di Danane (Somalia); i telegrammi di Mussolini a Graziani dove scriveva: “Autorizzo ancora una volta Vostra Eccellenza a condurre sistematicamente politica del terrore et dello sterminio“. Leggi: I crimini del regime fascista (Forum Scuole);



M. Dondi, Caro Tajani, ecco cosa hanno fatto davvero Mussolini e il fascismo, Il Fatto, 15 marzo 2019