domenica 30 dicembre 2012

'POLITICI DA DIMENTICARE'. PENTITI E TRASFORMISTI DELLA POLITICA ITALIANA. SILVIA ARACHI, Pecorella, da Silvio al Professore: «Dopo Ruby non ce l'ho più fatta», IL CORRIERE DELLA SERA, 30 dicembre 2012


Il deputato ed ex avvocato del Cavaliere: «È vero, ho fatto approvare i vari lodi. Poi sono venuti meno i presupposti»



ROMA -Gaetano Pecorella, dal Pdl all'agenda Monti...
«Non è certo una scelta di oggi questo mio passaggio politico».
Cosa vuol dire?
«Vuol dire che la mia critica al partito di Silvio Berlusconi è cominciata oltre un anno fa. Lo avevo detto al Cavaliere: serviva più democrazia interna, altrimenti il partito si sarebbe logorato».
E secondo lei il problema nel Pdl è stata la mancanza di democrazia interna?
«Anche. Ma questo è stato semplicemente un elemento logorante. È stato tutto il resto che lo ha devastato. E la verità è che io sono rimasto nel Pdl cercando di trattenermi, di volta in volta. Il più possibile. Fino a quando possibile non mi è stato davvero più».
Cosa è successo?
«È stata un 'escalation. Ad un certo punto nel Pdl si erano concentrati troppi procedimenti penali a carico di persone che venivano protette all'interno del partito».
Certo detto da un avvocato che è stato avvocato proprio di Berlusconi...
«A maggior ragione. Intanto vorrei precisare che io sono diventato avvocato di Berlusconi quando già ero diventato parlamentare. Non viceversa. E che ho difeso Berlusconi fin quando ho creduto nelle idee che il partito ci aveva propugnato. Avremmo dovuto cambiare la giustizia, dare al paese più libertà, più libertà economica».
E invece?
«Lasciamo perdere. Sulla giustizia come presidente della commissione della Camera ho seguito e fatto approvare i vari lodi (il cosiddetto lodo Alfano, ad esempio). Tutti quelli che ha voluto Berlusconi, in ogni caso. Erano indispensabili per continuare a governare, mi dicevo. Ho eseguito. Poi è venuto meno il presupposto politico del partito e tutto è crollato. Le riforme vere non si sono più fatte. Intendo le riforme costituzionali. E ad un certo punto abbiamo toccato il fondo».
Quando abbiamo toccato il fondo secondo lei?
«Il giorno che la Camera dei deputati della Repubblica italiana ha votato una mozione nella quale si sosteneva che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Non ce l'ho fatta più, la mia coscienza si è ribellata. Esiste un limite, quel limite si era varcato. Anche perché fino a quel momento avevo già dovuto mandare giù troppe cose».
Cosa, ad esempio?
«Mah, persone che senza nessuna storia politica e con storie assolutamente non compatibili con la politica arrivassero in Parlamento e avessero poi anche incarichi importanti».
A chi allude?
«Non faccio nomi. Diciamo comunque che erano cariche da ministro».
Ministre?
«Non faccio nomi».
E adesso l'agenda Monti.
«Ho la sensazione che con la figura di Mario Monti potrò finalmente recuperare i valori nei quali avevo creduto. La capacità. Il merito. L'onestà. E, perché no? Il rigore».

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