domenica 27 maggio 2018

IMPROVVISAMENTE...TUTTI ECONOMISTI! MA L'ECONOMIA RENDE FELICI O INFELICI? S. MODEO, I 10 Vietnam dei senza lavoro, LA LETTURA, 29 ottobre 2017

Nel 2018 uscirà il saggio dell'economista indiano Ragurham G. Rajan intitolato THE THIRD PILLAR (Il terzo pilastro). Di che si tratta? Il 'terzo pilastro' in questione è il tessuto sociale, vale a dire le persone che vivono sulla propria pelle la condizione imposta loro dall'economia capitalistica. Incredibile a dirsi, ma il'tezo pilastro' è proprio l'elemento meno considerato dalle analisi macroeconomiche (che preferiscono i mercati e i governi). Il fatto è che ci si è evidentemente dimenticati che l'economia dovrebbe servire a soddisfare i bisogni delle persone e non a determinarne infelicità. In apertura al saggio c'è un dato-choc: "Negli USA, i maschi bianchi in età da lavoro si stanno autodistruggendo con alcol, droghe e suicidi ad un ritomo equivalente a quello di dieci guerre del Vietnam simultanee. Pur non essendo il fattore esclusivo di questa deriva sociale, la disoccupazione - con la variante del precariato - resta quella principale; e pur non essendo l'unica forma di alienazione, resta la più diffusa e pervasiva (...) ad impressionare è l'atonia, l'anaffettività con cui la mancanza o la perdita di lavoro vengono percepite da chi dovrebbe contrastarla - politici ed economisti - come si trattasse di un fastidio statistico e non, come è, di una tragedia sociale declinata in milioni di lutti famigliari e individuali: di una erosione esistenziale che destruttura la fiducia, l'autostima ed infine l'identità stessa dell'individuo, recidendone le pulsioni vitali (parliamo di 200.000 suicidi globali annui, un quinto del totale). Dobbiamo dunque rassegnarci al disco rotto degli analisti che saltano - avendo le spalle coperte da posto fisso e/o rendita - i pregi della flessibilità? (S. Modeo, I dieci Vietnam dei senza lavoro, LA LETTURA, 29 ottobre 2017, p. 7)

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