La fine della Metafisica, la riduzione dell’essere ad evento, secondo il linguaggio heideggeriano o a semplice costrutto storico senza fondamento, ha strutturato la cultura della violenza nella quale ogni discernimento è obnubliato a favore della cultura del mezzo indistinto dal fine. La razionalità, non mediata dalla razionalità complessa riduce ogni ente, ogni persona a strumento. Il nichilismo è così l’indistinto, ogni gerarchia etica salta, si annichilisce a favore dell’immediato, dell’irrilevanza di tutto. Nel nichilismo non vi è né alto né basso, ma un’indifferenziata condizione di alienazione cha attraversa ogni gerarchia sociale. La società nichilistica è verticale secondo la logica del possesso, ma orizzontale nei “valori”: l’utile ed il denaro sono la cifra di valutazione di tutte le prospettive. In tale contesto il mezzo, ovvero il denaro, è anche il fine. Se il potere può tutto, e nulla pare accadere di sostanziale per la trasformazione dello stato presente, ciò è dovuto all’assenza di eterotopia, che secondo la celeberrima definizione di M. Foucault è la capacità di osservare il mondo da un’ottica assolutamente nuova:
«quegli spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l'insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano».