venerdì 21 aprile 2023

IL NUOVO PD DI E. SCHLEIN. BALZANO S., Elly Schlein, la sua prima conferenza stampa mi è parsa un distillato di niente. Ecco perché, IL FATTO, 21.04.2023

 Una vera e propria tortura: non saprei in che altro modo definire l’esperienza di ascoltare l’intera conferenza stampa della nuova leader del Partito Democratico. Altro che Nanni Moretti col suo “D’Alema, di’ qualcosa di sinistra!”: la capacità di Elly Schlein è quella di parlare per ore e ore senza dire assolutamente nulla. Quando Schlein parla, in realtà resta in silenzio.




Sono convintissimo del fatto che molte delle vicende che riguardano il Partito Democratico non abbiano alcun rapporto col mondo della realtà: sono create in vitro, dalla stampa e dall’informazione in generale. Schlein è un caso davvero emblematico: il congresso (di cui nella vita di tutti i giorni non si è accorto nessuno) raccontato come un momento plebiscitario, nonostante la partecipazione sia stata la più bassa di sempre; le iscrizioni oceaniche al partito dopo la vittoria di Elly a voler rappresentare il Pd come il nuovo partito di massa; la retorica della ragazza semplice che nessuno ha visto arrivare, mentre pezzi da novanta del partito la sostenevano; infine (l’aspetto più grave) la sua radicalità, decritta come di sinistra estrema, che in realtà cela cerchiobottismo allo stato puro.

La stampa ha parlato di questa conferenza stampa come il “momento X”, quello della resa dei conti, quello della presentazione del programma e credo sia davvero pazzesco ciò a cui abbiamo assistito: due ore per mettere sul banco il nulla cosmico, un distillato di niente. Solo alcuni esempi.

Sul termovalorizzatore di Roma, per cominciare, Schlein riesce a smentirsi già dall’opposizione (almeno Giorgia ha aspettato di mettere piede a Palazzo Chigi!), dimostrandosi più governista e realista del re: una decisione già presa, che lei si limita a recepire. Facendo un favore a Roberto Gualtieri, Schlein ha dimostrato in cosa consista la sua rivoluzione radicale: accettare le decisioni altrui. Cosa aspettarsi da una leader autenticamente radicale: che si limiti ad accettare decisioni altrove assunte o che provi con tutte le sue forze a cambiare rotta?

Sulla guerra peggio che andar di notte: dopo aver firmato una cambiale in bianco al governo per l’invio di armi in Ucraina, dopo aver (durante il congresso) mosso a mezza bocca delle critiche all’attuale gestione del conflitto, Schlein ha confermato in conferenza stampa che la linea (peraltro la stessa di Meloni) non cambia. Allo stesso tempo, furba, contesta gli investimenti in armi. Chi ci capisce qualcosa è bravo, ma più che radicale pare democristiana.

Sul lavoro si critica la precarietà, ma sul punto credo questo: non è sufficiente dire di aver sbagliato col Jobs act. Fintanto che le lavoratrici e i lavoratori patiranno gli effetti di quella riforma maledetta, la colpa resterà del Pd e di chi si assumerà la responsabilità di guidarlo. Sarebbe davvero troppo facile: la redenzione arriverà quando lo stesso partito riuscirà a porre fine allo stillicidio subito sui luoghi di lavoro a causa delle sue scelte neoliberali.

Persino sul reddito di cittadinanza: si difende lo strumento, che però andava e andrebbe migliorato.

Sono giorni e giorni che il dibattito pubblico di questo Paese è rapito dalla vicenda di un’orsa: francamente la questione mi appassiona poco, ma ha avuto la capacità di polarizzare fortemente l’opinione pubblica ed è per questo che comprensibilmente le sia stata posta una domanda in merito. Schlein non esprime un’opinione: saranno le autorità a decidere. La sagra dell’ovvio: chi altri dovrebbe farlo altrimenti? Il punto era conoscere la sua idea, ma sarebbe stato evidentemente “incauto” esprimersi: meglio una saggia cautela da prima repubblica.

Più che la conferenza stampa della nuova leader radicale della sinistra italiana, è parsa una rivisitazione di Amici miei. La verità è che Elly Schlein, per come narrata dai media, non esiste: non è reale, non appartiene a questo mondo. Si tratta di un restyling del partito, di un cartello elettorale: un modo per raccontarci di voler rappresentare gli ultimi, mentre per alcuni pare impossibile ammettere che i dem rappresentino solo i potenti e non abbiano alcuna intenzione di rinunciare a questo mandato imperativo. La delusione per chi ci crede sarà cocente e questo mi rattrista molto.

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