Come ammette Niccolò Nisivoccia, parlare di«belle leggi» – parole che ha scelto persino come titolo del suo ultimo libro da domani in libreria per Laterza (Le belle leggi, pp. 176, euro 14) – «sembra un ossimoro». Perché le leggi non riconoscono solo diritti, bensì sono anche strumenti inevitabilmente coercitivi, che non è facile piacciano a tutti. Confesso che proprio per questo sento il bisogno di operare per proporre all’Onu – ammesso sopravviva all’attuale temperie – una nuova Carta che, anziché trattare dei diritti dell’uomo, tratti delle sue responsabilità. Più difficile, certo, ma indispensabili affinché chi reclama diritti sia consapevole che questi possono anche generare sopraffazioni. Un pericolo oggi fortissimo, visto il dilagare dell’individualismo che come sappiamo tende a ignorare l’altro, quale che sia.
