lunedì 1 febbraio 2016

STATO SOCIALE E SANITA' IN ITALIA. D. MANCINI, Gli italiani stanno sempre peggio: abbiamo perso sette anni di buona salute, L'ESPRESSO, 26 gennaio 2016

Sarà la dieta, sarà lo stile di vita; ma a prescindere dal motivo il fatto resta: la vita degli italiani e delle italiane è fra le più lunghe d'Europa. Nel 2013, secondoEurostat, l'aspettativa di vita per le donne ha superato di poco gli 85 anni, 80 nel caso degli uomini. Un dato importante, certo, ma che poco ci dice sul come. Quanti di quegli anni, per esempio, vengono spesi inbuona salute?



Qui il discorso cambia molto. Se la durata della vita aumenta ovunque, la percezione di essere liberi da malattie non fa altrettanto: in Italia anzi cala da diverso tempo. Nel 2005, dice ancora l'agenzia europea di statistica, le donne dichiaravano di aver vissuto 68 anni in salute, mentre nel 2013 ne dichiarano 61 – sette interi anni percepiti come in buona salute andati persi.

In nessun'altra, fra le principali nazioni europee, si è verificata la stessa cosa. La vita media è in crescita, e con essa a volte è aumentato anche il tempo passato in forma. Le irlandesi, per esempio, hanno guadagnato quattro anni. Altrove, come in Spagna e nel Regno Unito, la situazione è invece rimasta grosso modo stabile. A conti fatti, per le donne di questi ultimi due paesi vuol dire tre anni senza malanni in più rispetto alle italiane – sette in più per le irlandesi che pure nel complesso tendono a vivere assai meno.

Discorso a parte va fatto per la Germania. Nonostante sia più ricca dell'Italia, qui la vita media è assai più breve rispetto ad altre nazioni occidentali, tanto che per le donne si ferma intorno agli 83 anni. La situazione è ancora peggiore se guardiamo a quanto tempo viene vissuto in salute, dove il paese teutonico non supera i 57 anni: quattro meno dell'Italia, più di una decade di differenza rispetto all'Irlanda.

Ma neppure nel caso della Germania la situazione pare peggiorata tanto rapidamente come nel nostro paese: anzi le donne tedesche negli ultimi tempi sostengono di aver guadagnato un paio d'anni di vita in salute. L'Italia dunque resta un caso unico.




Il contrasto emerge ancora più forte se ci facciamo una semplice domanda: quanto è grande la “fetta” di vita in buona salute rispetto al totale? Quanto possono aspettarsi, le donne, di vivere libere da infermità mentre la speranza di vita continua ad aumentare?

Nel 2005 c'era da stare tranquilli, con l'Italia che faceva meglio di quasi tutti gli altri: l'81,1% della vita delle donne era passato in buona salute. Le tedesche, per fare un confronto, si fermavano appena al 66,8% mentre le spagnole non arrivavano al 76%.

Otto anni più tardi la situazione è completamente cambiata. Buone notizie per l'Irlanda, dove le cose sono migliorate assai in fretta, mentre in diversi altri paesi la salute non pare essere riuscita a tenere il passo con l'allungamento della speranza di vita. Ma in nessuno di loro il calo è stato drastico come in Italia, che ora galleggia verso la parte bassa della classifica.



Guardare agli anni vissuti in buona salute consente anche di capire meglio come stanno le cose fra uomini e donne. D'accordo: sappiamo che queste ultime tendono a vivere più a lungo – circa cinque anni in più, in media. Ma questo porta anche a una maggiore qualità della vita? Sembra proprio di no.

Messa in questi termini il “vantaggio” delle donne sparisce, e anzi risulta che gli anni liberi da malattie sono grosso modo uguali rispetto agli uomini – in effetti anche leggermente inferiori. E così, con una vita più breve, sono proprio questi ultimi a passare in salute una fetta maggiore del loro tempo.

In questo l'Italia non fa eccezione. Ovunque, in Europa, lo scarto fra gli anni in buona salute a disposizione di uomini e donne non è troppo elevato – segno che le une dichiarano di sperimentare maggiori problemi fisici. A volte, poi, il quadro è del tutto invertito. Come in Islanda, dove gli uomini godono di cinque anni in salute più delle donne: una differenza tutt'altro che irrilevante.



Se registrare l'aspettativa di vita delle persone risulta piuttosto semplice, misurare con precisione il tempo vissuto in salute è invece molto più complicato e soggettivo. Eurostat, nel raccogliere i propri dati, definisce questa condizione come quella di chi vive privo di limitazioni fisiche e senza disabilità. Ma differenze culturali nel modo in cui le persone concepiscono salute e malattie possono avere un effetto e influenzare i risultati, spiegando almeno in parte differenze tanto elevate fra nazioni.

Nessun commento:

Posta un commento