domenica 26 giugno 2016

DOPO IL REFERENDUM INGLESE. LA GUERRA DEI DATI E DEI FLUSSI ELETTORALI. C. CLERICETTI, Brexit, ma quali giovani e quali laburisti..., LA REPUBBLICA, 26 giugno 2016

Nel commenti a caldo del voto sul referendum inglese vengono ripetute più volte due interpretazioni che le indagini successive al voto stanno smentendo: inutilmente, sembra, visto che si continua a farne uso.


La prima è che l'elettorato laburista abbia votato massicciamente per il "Leave", dedotta dal risultato delle principali città operaie.  Questa interpretazione è alimentata dall'area blairiana del Labour, che non si fa sfuggire l'occasione per tentare di liberarsi del segretario Jeremy Corbin, considerato troppo di sinistra (o forse, per meglio dire, semplicemente di sinistra, pur se moderata, al contrario dei blairiani che sono passati armi e bagagli alla destra).
Ebbene, l'importante società di ricerca YouGov ha diffuso una sua analisi secondo cui ben il 68% degli elettori laburisti si sono espressi per il "Remain", mentre solo il 48% degli elettori Tories ha fatto lo stesso. Sono d'altronde percentuali perfettamente coerenti con le posizioni dei rispettivi partiti. Quasi tutto il Labour (compreso Corbyn) si era dichiarato contrario al Brexit, mentre i Tory erano vistosamente spaccati. Come si spiega allora il voto delle città operaie? Beh, magari con il fatto che anche lì il Labour non ha il 100% dei voti, ed evidentemente quasi tutti gli altri elettori, uniti a quella parte di laburisti "disobbedienti" (meno di un terzo, comunque), hanno votato Leave. Resta il fatto che un 68% che ha seguito le indicazioni del partito - nonostante che la questione fosse controversa - dovrebbe essere preso come una eccezionale prova di fedeltà e di adesione alla linea enunciata dal segretario.
L'altro luogo comune che viene continuamente ripetuto è che i giovani si sono espressi massicciamente per l'Europa, e sono stati battuti dai vecchi egoisti e nazionalisti. Ma un'indagine Sky Data sull'affluenza per fasce di età mostra una realtà un po' diversa.
Chi-ha-votato330Appena poco più di un terzo dei giovani (18-24 anni) è andato a votare (e certo non avranno votato tutti nello stesso modo). Non sembra che l'afflato europeista abbia ispirato tutta la generazione dei giovani britannici: se davvero ci tenevano potevano anche fare lo sforzo di andare a votare.
Insomma, dopo una campagna referendaria piena di iperboliche mistificazioni e vere e proprie menzogne, come quella del maggior finanziamento al sistema sanitario nazionale che Nigel Farage adesso ammette, anche nell'interpretazione del voto adesso si prosegue sulla stessa strada. Poi si lamentano del fatto che i politici sono screditati.
(Grazie a Paolo Borioni e Marco Lang che hanno diffuso i dati qui utilizzati).

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