sabato 18 giugno 2016

GRAN BRETAGNA. REFERENDUM SULL'EUROPA E SCUOLA INGLESE. A. MARMIROLI, Skin: “Noi fuori dall’Europa? Colpa della scuola e dei cattivi giornali”, LA STAMPA, 18 giugno 2016

Ama l’Italia, ne è entusiasta, le piace stare da noi. Ma è anche è tanto addolorata e arrabbiata per quello che sta accadendo nel suo Paese. Skin, a Milano per il lancio della campagna del gelato di cui è testimonial, si racconta con passione. Anche dietro le quinte è empatica come lo era a X-Factor con i suoi ragazzi. Non è un caso che sia stata scelta lei, inglese, per un prodotto italianissimo: per la simpatia e la notorietà, per il volto espressivo e fotogenico, o per la voce così caratteristica (la campagna è per stampa e radio: in entrambi i casi non c’è bisogno di presentarla).




In genere i suoi colleghi preferiscono reclamizzare profumi.  
«Ma io non potrei mai fare pubblicità per un prodotto in cui non credo. Sono molto selettiva. È la mia reputazione che metto in gioco». 

Qui lei ci mette la faccia: in primo piano, con il gelato impugnato come un microfono.  
«All’inizio avevo molti dubbi se accettare: in Inghilterra i gelati sono una cosssa oribbile, mollicci, insapori. Chimici. E io sono per le cose naturali». 

E allora?  
«Un’amica mi ha convinta. Mi ha anche spiegato l’importanza del gelato per gli italiani. L’ho provato e – boom – mi si è aperto un mondo. Adddorro quando arrivi in fondo al cono e c’è quel cuore morbido e intorno la cialda croccante». 

In italiano abbiamo tante canzoni che parlano di gelati: «Gelato al limon» di Conte, «Come un gelato all’Equatore» di Pino Daniele, «Gelato al cioccolato» con quel testo di Cristiano Malgioglio (risata: evidentemente il doppio senso non le sfugge). E in Gran Bretagna?  
«Non me ne vengono in mente. Sarà che i nostri gelati sono così dozzinali e non possono diventare fonte di ispirazione». 

Gelati a parte, cosa sta succedendo al suo Paese?  
«Sono molto triste per quello che sta accadendo. Oggi c’è un partito, quello di Farage, che si presenta come la faccia buona di tutto ciò che sta all’estrema destra - razzismo, intolleranza, fascismo, nazismo - e che soffia sul fuoco. Gli inglesi sono stati portati a credere che se resteranno nell’Unione Europea perderanno benefici, che la loro condizione peggiorerà. È la cosa più stupida del Pianeta pensare che orde di migranti arriveranno per colpa dell’Unione Europea. Gli immigrati illegali li portano i trafficanti, questi bisogna combattere. E la guerra in Siria, in Iraq. Non è pensabile che la Gran Bretagna chiuda le frontiere. È sempre stata aperta, è fatta di immigrati: come mio padre, come mia madre». 

Perché, appunto, la Storia non insegna?  
«La stampa non è equilibrata. C’è un unico punto di vista. La gente compra The Sun o il Daily Mail e ci crede: poiché lo legge sui giornali pensa che sia la cosa giusta, anche se non è vera».  

In pochi giorni: gli hooligan che devastano le città francesi, un estremista che uccide una deputata laburista. A pochi giorni dal referendum su «Brexit».  
«Le cause sono le stesse. Ma non c’è solo il razzismo. Da vent’anni si è ridotto il livello dell’insegnamento scolastico e i bambini vengono educati all’estremismo già in famiglia. Stanno lontani dalla politica, considerata noiosa: sempre più soli e chiusi in casa, con videogiochi e cellulari, non sanno niente del mondo. Il problema è sempre quello: una visione parziale delle cose». 

Eppure Londra ha appena eletto un sindaco musulmano.  
«C’è chi reagisce. A Londra c’è una maggiore istruzione. C’è più apertura. Ma come esci da Londra, c’è solo Nigel Farage». 

Però il principe William va in copertina su una rivista gay e non solleva clamori o polemiche.  
«Un messaggio forte contro tutta questa omofobia».  

Omofobia: si pensa subito a quanto è accaduto a Orlando.  
«Ho il cuore pesante. Ed è terribile che Donald Trump stia usando il fatto per la sua politica estremista, non a sostegno, ma contro la comunità gay».  

L’Italia la ama. E a lei, quanto piace il nostro Paese?  
«Adoro stare in Italia, paesaggio, monumenti, cibo, gente. Anche se avete una lingua davvero impossibile da imparare… Ricordo la prima volta che sono venuta in tour con gli Skunk Anansie: i discografici ci hanno subito invitati a pranzo. Avevamo girato tanti Paesi, nessuno lo aveva mai fatto. “Dobbiamo assolutamente avere successo in questo Paese!”, ci siamo detti. Ce l’abbiamo fatta».  

Mai pensato di prendere casa in Italia?  
«Per ora ne ho una a Ibiza, il mio rifugio. Ma ci sto poco, non la uso. Ne vorrei una a Milano, oppure a Roma».  

Che progetti ha ora?  
«Il tour con gli Skunk Anansie continua (Pistoia, Roma, Piazzola sul Brenta a luglio, ndr). Ho tanti progetti, da solista e con loro. Sono piena di idee. Ho anche fatto un disco, Breed, con una dj molto famosa, Nicole Moudaber».  

Tornerà a fare «X-Factor»?  
«Non quest’anno, quest’anno è tutto per la mia musica». 

Il sogno nel cassetto?  
«Adoro quello che faccio. Ma un giorno vorrei avere una fattoria: coltivare la terra, allevare animali. Produrre cibo biologico, ortaggi e frutta. L’ho detto che amo le cose naturali». 

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