martedì 22 gennaio 2019

I DIMENTICATI DELLA GIORNATA DELLA MEMORIA. OMOSESSUALI DISABILI ROM. P. SIMONETTI, L’Olocausto dimenticato, a Roma insorgono disabili, gay e zingari, SUPERABILE INAIL, 16 novembre 2006

ROMA – Un genocidio “minore” avulso dalla storia, insabbiato da prolungato silenzio e dalla dimenticanza che spesso penalizza le minoranze. Per l’Olocausto dei “diversi” , disabili, omossessuali, zingari, Testimoni di Geova, è stato speso poco inchiostro sui libri di storia, e la memoria va sfumando con la scomparsa degli ultimi testimoni diretti. Una smemoratezza che avrebbe contagiato anche il Comune di Roma, il quale nei viaggi della memoria annuali organizzati con le scuole nel campo di Auschwitz non ha mai invitato negli anni, nonostante le molte sollecitazioni, né persone con disabilità, né tantomeno rappresentanti Rom o di organizzazioni gay, viaggi ai quali invece sono chiamati a partecipare regolarmente i pochi ebrei viventi sopravvissuti al lager, i partigiani dell’Anpi e gli ex deportati dell’Aned. 



A denunciare lo scivolone dell’amministrazione capitolina una triade di associazioni, l’Avi, Agenzia per la vita indipendente, l’Opera nomadi e il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. “Le numerose sollecitazioni inviate per anni all’amministrazione sono rimaste lettera morta – dichiara Massimo Converso, presidente nazionale dell’Opera nomadi – l’ultima è datata 27 ottobre 2006, per sollecitare il comune ad invitarci al viaggio ad Auschwitz del 5-7 novembre scorsi, lettera alla quale nessuno ha dato risposta. Allora mi chiedo – ha proseguito Converso - chi ha paura dei disabili, dei gay, degli zingari?”. Una discriminazione che appare ingiustificata e incomprensibile al presidente dell’Opera nomadi, “per un’amministrazione che si è sempre mostrata sensibile alla tematica”. E se è vero che alcuni assessori si difendono con la motivazione che i viaggi hanno bisogno di testimoni diretti, lì dove questi testimoni sono stati sterminati o restano introvabili, dichiarano le associazioni denuncianti, come nel caso dei Rom, occorre un’organizzazione ben documentata che possa comunque trasferire memoria ai ragazzi seppure in modo indiretto. Documentazione meticolosamente raccolta dalle organizzazioni in volumetti, libri, schede, che troppo poco hanno avuto risalto in mezzo alla folla delle testimonianze stranote. 

Ma la storia è lì, per chi vuole leggerla nelle cifre meno conosciute ma ferocemente documentate: il primo sterminio di massa attuato dalla follia nazista, il cosiddetto “ Programma eutanasia”, falcidiò tra il dicembre del 1939 e il gennaio del 1940 circa 70 mila persone con disabilità o con malattie gravi. Persone delle quali, prima della soppressione, i parenti spesso perdevano le tracce e delle quali venivano restituite, in ultimo, solo le ceneri, non prima di aver depredato i cadaveri di ogni cosa che avesse un valore, come i denti d’oro. Il “programma” venne effettuato verso i bambini disabili utilizzando iniezioni letali di scopolamina, morfina e barbiturici. Per gli adulti si utilizzarono le più “sbrigative” camere a gas. Non una di quelle persone disabili è sopravissuta per raccontare, fa sapere Silvia Cutrera dell’Avi, “Perchè tutte passarono per il camino”. E seppure il “programma” fu arrestato da Hitler nell’agosto del ’41 a seguito dello fortissime critiche da parte dei vescovi tedeschi, rappresentò la macabra palestra dei carnefici, che operarono poi l’identico massacro sistematico nei lager. 

Medesima barbarie venne riservata ai Rom: in 500 mila furono trucidati nei lager nazisti, uno sterminio, questo, considerato il culmine di discriminazioni e persecuzioni secolari nei confronti degli zingari, che ancora oggi, in forme meno cruente ma ugualmente drammatiche, non accennano a sfumare. Le politiche discriminatorie e repressive nei confronti dei Rom, furono la diretta conseguenza di studi compiuti da ricercatori nazisti sulla genetica, allo scopo di provare la naturale e congenita inclinazione degli zingari all’omicidio, il furto, il rapimento di bambini. Alcuni di loro furono indirizzati al campo di Dachau, destinato all’inizio agli “asociali”, come vagabondi, mendicanti, alcolizzati, ma anche omosessuali, Testimoni di Geova e oppositori del regime. In un secondo momento, per liquidare definitivamente la “risoluzione della questione zingara”, sia all’interno dei lager che negli ospedali, gli zingari furono sottoposti alla sterilizzazione coatta. 

Destino non meno feroce subirono gli omosessuali, che ritenuti un malanno della società tedesca, (le cifre documentate parlano di 33 mila vittime), furono processati sommariamente e spediti nei lager dove, nel tentativo di farli “guarire”, i dottori nazisti effettuarono esperimenti chimico-chirurgici con castrazione e somministrazione di tali quantità di ormoni da condurli alla morte. Un’operazione teorizzata e programmata dall’ideologo dell’Olocausto Himler, che li considerava alla stregua di sterpaglie da “ammucchiare e bruciare”, “perché gli omosessuali non andavano solo isolati, ma “fatti sparire”, ha ricordato Andrea Maccarrone del Mario Mieli. 

Pagine di storia recente mai inserite, secondo le associazioni denuncianti, nei percorsi educativi tradizionali, “Una tragedia che non può e non deve essere considerata trascorsa – prosegue Maccarrone- perché la discriminazione serpeggia ancora ovunque, per tutti gli individui considerati a vario titolo “diversi” . Basta citare le scritte contro le lesbiche comparse sulle mura del liceo Aristofane a Roma, o i proclami omofobi dei gruppi di estrema destra”. Le associazioni ora si aspettano un cambiamento di rotta da parte dell’amministrazione romana, a partire dal prossimo viaggio della memoria nel 2007. Diversamente la denuncia si trasferirà in piazza. 
(Paola Simonetti) 

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