domenica 6 gennaio 2013

ITALIA. VERSO LE ELEZIONI. SONDAGGIO 6 GENNAIO. RENATO MANNHEIMER,Il Pd supera il 30%, il Pdl è al 19 Monti e i tre leader per ora al 15, IL CORRIERE DELLA SERA, 6 gennaio 2013


Il calo di Grillo. Diminuiscono gli indecisi. E Sel corre il «rischio Ingroia» La lista direttamente intestata al premier conquista circa il 9 per cento dei consensi


Il Pd supera il 30 per cento, secondo i sondaggi. Il centrosinistra sfiora il 40%. Cresce il Pdl che, con la Lega e ad altri alleati, si attesterebbe tra il 26 e il 28%. Monti e i centristi intorno al 15%. Il Movimento 5 Stelle di Grillo cede qualche posizione.
L' elemento forse più rilevante che sta caratterizzando questa fase è l'accresciuto interesse degli italiani verso la competizione elettorale e la conseguente formazione di orientamenti più precisi anche tra chi, fino a qualche tempo fa, si dichiarava indeciso o tentato dall'astensione. È l'effetto inevitabile del dipanarsi della campagna, che porta a un maggiore rilievo delle tematiche politiche su tutti i media (e anche nelle conversazioni e confronti tra i singoli) e, di conseguenza, a una maggiore concentrazione (e, talvolta, mobilitazione) su queste ultime da parte dei cittadini. Non a caso, proprio nelle ultime settimane, è diminuita la quota di chi non sa o non vuole indicare la propria intenzione di voto nei sondaggi: era attorno al 40-50% all'inizio di dicembre ed è oggi inferiore al 40%. Qual è, dunque, all'avvio della campagna elettorale, la distribuzione dei consensi? È opportuno esaminarla separatamente in relazione alle singole aree politiche.
Il peso delle coalizioni
I simboli in campo
Il centrodestra
Il Pdl ha visto di recente un accrescimento di consensi, dovuto anche alla sempre più frequente presenza di Berlusconi sugli schermi televisivi, passando dal 13-16% rilevato all'inizio di dicembre al 17-19% di oggi. La differenza proviene prevalentemente da ex elettori del centrodestra delusi, che si erano rifugiati nell'indecisione e nella tentazione di astenersi. Naturalmente, è difficile prevedere se e in che misura questo trend si confermerà nelle prossime settimane, come invece sostiene il Cavaliere, che ha indicato un obiettivo addirittura del 40%. C'è da tenere conto anche che il Pdl ha subito una serie di defezioni di alcuni dei suoi esponenti, la più rilevante delle quali (Fratelli d'Italia con La Russa, Meloni e Crosetto) ha raccolto sin qui tra l'1 e il 2% circa, ma che è comunque coalizzata col Pdl in occasione delle elezioni. Sempre nell'area del centrodestra c'è poi da considerare La Destra di Storace - anch'essa probabile componente della coalizione - che si situa attorno al 2%.
Nel complesso, dunque, si tratta comunque di più del 20% dei consensi. Ai quali, nelle intenzioni e nelle speranze del Cavaliere, vanno aggiunti quelli raccolti dalla Lega, situata attualmente attorno al 6%. L'alleanza del Pdl con il partito di Maroni, di cui si discute ancora in queste ore, permetterebbe all'insieme delle forze di centrodestra (anche se l'accordo non porterebbe necessariamente alla sommatoria dei voti, data l'inevitabile defezione di una quota di scontenti dell'uno o dell'altro partito) di conquistare un risultato importante alla Camera, ma decisivo, specie in alcune regioni, per la conquista dei seggi senatoriali.
Come si sa, infatti, i premi di maggioranza per il Senato vengono attribuiti su base regionale: di qui l'importanza di prevalere in alcune regioni, quali il Lazio, la Sicilia, la Lombardia. Il numero dei seggi in palio rende quest'ultima particolarmente rilevante: proprio qui l'alleanza del Pdl con la Lega potrebbe voler dire ottenere o meno il premio di maggioranza (ma la concomitanza con le elezioni regionali sembra rendere meno probabile questa prospettiva, dato il seguito del candidato di centrosinistra e il possibile «effetto traino») e mutare così, forse radicalmente, l'assetto in Senato e, di conseguenza, la stabilità del governo che si formerà. Col paradosso che, come ha sottolineato Ceccanti (che lo ha definito «una curiosa eterogenesi dei fini»), se Berlusconi conquistasse la Lombardia, favorirebbe di fatto un ruolo determinante per l'avversario Monti nella formazione di una maggioranza governativa in Senato.
Il centro
La grande novità è qui l'ingresso della lista Monti, che si allea con l'Udc, con Italia Futura di Montezemolo e con Fli. Nell'insieme, queste componenti ottengono circa il 14-15%. In particolare, l'Udc raccoglie circa il 4%, Fli è di poco superiore all'1%, mentre la lista direttamente intestata al presidente del Consiglio (che oggi comprende anche Italia Futura di Montezemolo) conquista circa il 9%.
Quest'ultima sta raccogliendo voti specialmente nell'ambito del centrosinistra (tra gli elettori in qualche modo «delusi» dal Pd, accusato di essere troppo proiettato a sinistra e rappresentato dall'apparato tradizionale) e, in misura minore, dagli indecisi, mentre sembrano meno i consensi provenienti dal centrodestra. Si tratta però di dati assolutamente provvisori e soggetti a mutamenti, forse anche sensibili, nel prossimo futuro. Molto dipende dalla capacità persuasiva (o, viceversa, di dissuasione) che sarà esercitata da Monti in occasione delle sue presenze televisive e sul web. In altre parole, il Professore può crescere, anche significativamente, come può recedere dal consenso conquistato sin qui. Secondo la gran parte degli analisti pare improbabile, allo stato attuale, che l'insieme delle liste collegate a Monti possa superare alla fine il 20%. Ma, nelle elezioni, come nella vita, non si sa mai.
Il centrosinistra
Il Pd resta il maggiore partito italiano, stimato oggi attorno al 32-33%. Il dato è sostanzialmente stabile, anche se in lieve erosione rispetto alla crescita rilevata subito dopo le primarie. Vi sono, in questo momento, forti polemiche interne conseguenti all'esclusione dalle liste della gran parte degli esponenti «montiani» del Pd (e della conseguente accentuazione del peso della componente di «sinistra»), senza che queste abbiano avuto tuttavia sin qui effetti sul seguito elettorale del partito. Sel, che è alleata con il Pd, ottiene circa il 4% (potrebbe essere la destinataria di una erosione ad opera della nuova lista di Ingroia), mentre il Psi è stimabile attorno all'1%. Considerando anche l'apporto della nuova lista di Tabacci e Donadi (Centro democratico), dunque, la coalizione di centrosinistra si avvicina - secondo alcuni raggiunge - a circa il 40% dell'elettorato, ciò che le consente di guardare con fiducia alla vittoria delle prossime elezioni. Ma, come si è detto, ciò riguarda prevalentemente la Camera dei deputati. L'esito del Senato - e la possibilità o meno di governare da soli - dipenderà dalla distribuzione dei voti nelle singole regioni.
Il Movimento 5 Stelle
La forza politica capeggiata da Grillo resta assai popolare, con circa il 13-14% di consensi. Il dato è inferiore a quanto rilevato qualche mese fa (17-19%) sia perché una parte di cittadini, con l'avvicinarsi delle elezioni, sembra non accontentarsi più della mera protesta e si dirige verso partiti ritenuti più propositivi, sia, forse, per la presenza di «Rivoluzione civile» di Ingroia, che raccoglie il 2-3% (ma, secondo alcuni, addirittura il 5%, comprendendo però anche i consensi di Di Pietro). Resta il fatto che il M5S costituirà, con questo seguito, una componente di grande rilievo nel prossimo Parlamento.
Lo sprint decisivo
Sin qui il quadro attuale. È probabile, però, che, con il progredire della campagna elettorale, sempre più cittadini giungano a consolidare la propria opzione e altri possano mutare il proprio orientamento. In occasione delle ultime politiche più di un votante su cinque ha dichiarato di avere deciso definitivamente la propria opzione negli ultimi dieci giorni precedenti la data della consultazione. Soprattutto sulla base delle impressioni ricavate assistendo ai dibattiti televisivi. Il risultato definitivo delle consultazioni di febbraio è dunque lungi dall'essere determinato.

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