domenica 13 gennaio 2013

VERSO LE ELEZIONI. RENATO MANNHEIMER, Lombardia, centrodestra avanti nel test decisivo per Senato e Regione, IL CORRIERE DELLA SERA, 13 gennaio 2013


Il centrosinistra è sotto di quasi quattro punti
Albertini drena voti più da Pd e Sel che da Pdl e Lega



Lo hanno sottolineato tutti gli analisti e gli osservatori che cercano, in questi giorni, di prefigurare i possibili esiti delle prossime elezioni politiche di fine febbraio. Il quadro finale dipenderà in larga misura, forse in modo determinante, dal risultato delle consultazioni della Regione Lombardia per il Senato. A causa, come si sa, delle astruse regole imposte dalla legge elettorale attualmente in vigore, il mai troppo deprecato «Porcellum». Che prevede un unico premio di maggioranza nazionale per la Camera dei Deputati (la coalizione che prenderà più voti otterrà automaticamente il 55 per cento dei seggi) e, viceversa, tanti premi di maggioranza per ciascuna regione, con esclusione di Valle D'Aosta, Trentino Alto Adige e Molise. In altre parole, sarà la gran parte delle singole regioni ad assegnare per il Senato i seggi premio di maggioranza alle coalizioni che prevarranno in ognuna di esse. Per questo la Lombardia (che determina nel complesso 49 seggi senatoriali su 315 in totale) è così rilevante, tanto che l'esito potrà condizionare l'esistenza o meno di una maggioranza governativa in Senato per la coalizione di centrosinistra. Per quel che riguarda la Camera, infatti, secondo tutti i sondaggi, la maggioranza sarà conquistata (a meno di mutamenti legati allo sviluppo della campagna elettorale) dalla coalizione guidata da Bersani. Ma non è detto che quest'ultima ottenga la prevalenza dei voti per la competizione del Senato in tutte le singole regioni, garantendosi così la gran parte dei seggi senatoriali.

La rimonta
Proprio il risultato della Lombardia - che, data la numerosità della sua popolazione, assegna molti seggi - sembrerebbe uno di quelli maggiormente in bilico. Anche se, allo stato attuale, la prevalenza dei voti - e, dunque, l'assegnazione del premio di maggioranza - appare appannaggio della coalizione di centrodestra guidata da Berlusconi, che appare aver effettuato una notevole rimonta rispetto a quanto emerso da sondaggi precedenti (ad esempio, D'Alimonte sul Sole 24 ore dell'8 gennaio, che assegnava al centrodestra il 32,5 per cento a fronte del 35,7 per cento da noi rilevato). La distanza dalla coalizione di centrosinistra risulta oggi attorno al 3,5 per cento nel sondaggio Ispo-Corriere della Sera . Si tratta di un divario teoricamente colmabile (ma, ovviamente, anche allargabile) nelle prossime settimane, con lo sviluppo della campagna elettorale e la formazione della scelta da parte dei cittadini attualmente indecisi o tentati dall'astensione (21 per cento). Bersani può dunque ancora aspirare alla conquista per sé del premio di maggioranza in Lombardia (e, di conseguenza, ad una maggiore probabilità che la sua coalizione prevalga anche in Senato, consentendogli di formare da solo un governo, senza legarsi, ad esempio, a Monti), ma deve riuscire a persuadere numerosi elettori. Berlusconi d'altra parte può contare in questo momento sul risultato lombardo come un'importante arma di contrasto al centrosinistra.

Quattro forze oltre la soglia
Sulla base dei dati rilevati, dunque, la coalizione di centrodestra otterrebbe 27 seggi (comprensivi del premio di maggioranza), mentre i seggi restanti verrebbero suddivisi tra le altre liste che superano la soglia dell'8 per cento: la coalizione di centrosinistra (12 seggi), la Lista Monti per l'Italia che si avvicina al 15 per cento e conquista 6 seggi e il Movimento 5 Stelle che si colloca attorno all'11 per cento e ottiene 4 seggi.

Il testa a testa per il Pirellone
Sin qui lo scenario relativo alla consultazione per il Senato. Ma, secondo molti osservatori, quest'ultima potrebbe essere influenzata (e, a sua volta, potrebbe però influenzare) dalla elezione per il presidente e per il Consiglio regionale, che si terrà lo stesso giorno. Per quest'ultima l'esito appare in questo momento ancora più indeterminato. Sulla base delle rilevazioni più recenti, il candidato del centrodestra, Maroni, otterrebbe oggi la maggioranza dei consensi (pari a quasi il 41 per cento). Tuttavia lo scarto rispetto al più vicino inseguitore, il candidato della coalizione del centrosinistra, Ambrosoli (cui viene assegnato sin qui il 38 per cento), è inferiore ai 3 punti percentuali. La differenza rilevata tra i due candidati è dunque vicina al margine di approssimazione insito nei sondaggi, per cui si può affermare di trovarsi di fronte ad un testa a testa più che ad una prevalenza certa di uno dei due. A costoro si affiancano Albertini (10-11 per cento) e Silvana Carcano, la candidata grillina che ottiene quasi il 10 per cento.

Il «fattore Albertini»
I due contendenti principali si distinguono anche in relazione ai caratteri prevalenti del loro elettorato: Maroni vede infatti un'accentuazione tra i meno giovani e coloro che detengono titoli di studio più bassi, mentre Ambrosoli ottiene proporzionalmente più consensi tra gli under 40 e i laureati. Naturalmente, se non ci fosse il «terzo incomodo» Albertini, Maroni avrebbe già la sicurezza della vittoria. Ma l'ex sindaco di Milano drena un po' di voti dagli elettori di centrodestra e impedisce la prevalenza netta di quest'ultima coalizione. Anche se, ad un calcolo più approfondito, si nota che racimola (in termini relativi) più voti da ex elettori di Penati che da ex elettori di Formigoni (8,4 contro 6,7%).

I formigoniani «dispersi»
A suo tempo, nel 2010, Formigoni ebbe vita più facile. Ma molto del suo elettorato si è disperso. In particolare, solo il 61 per cento di quanti lo avevano votato allora dichiarano di confermare la propria opzione per Maroni. Diversi scelgono Albertini, qualcuno Ambrosoli o, forse spinti dalla delusione, addirittura il candidato del M5S: ma buona parte (22 per cento) si dichiara tutt'ora indeciso o tentato dall'astensione. L'elettorato di centrosinistra appare invece più «fedele»: più del 70 per cento dei votanti per Penati nel 2010 conferma infatti il proprio voto, scegliendo Ambrosoli. Ed è inferiore la quota (13 per cento) di chi non ha ancora delineato la propria scelta. In definitiva, entrambe le consultazioni in Lombardia (politiche e regionali) appaiono aperte ad ogni risultato, benché in tutte e due il centrodestra risulta sin qui prevalere (ma in misura diversa e di poco alle regionali). Questi dati danno ragione a chi ha definito la Lombardia come «l'Ohio italiano». Sarà la campagna elettorale a determinare l'esito finale.

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