domenica 30 giugno 2013

I COSTI DELLA POLITICA E IL TELEFONO DEI PARLAMENTARI. L. DI CESARE, Parlamento, le chiamate illimitate degli eletti ci costano 20 milioni a legislatura, IL FATTO, 30 giugno 2013

Assicurare ai nostri parlamentari chiamate illimitate ci costa 20 milioni di euro a legislatura. Un vero e proprio spreco rimborsato a forfait nella busta paga di ciascun eletto. Sì, perché stipulando semplici contratti aziendali o da utenti privati, Camera e Senato risparmierebbero buona parte di questa cifra.
Ognuno si giustifica a proprio piacimento. I parlamentari danno spiegazioni generiche del rimborso. Alcuni dicono di coprire anche le spese telefoniche dello staff. Altri dicono che il rimborso spese serve a coprire appena le telefonate fatte dai telefoni fissi. Deputati e senatori hanno un codice personale da cui possono accedere alle chiamate esterne dalle camere. Si tratta di un codice che permette di scalare il rimborso spese telefoniche del singolo eletto.



In ogni caso, gli onorevoli ricevono – come parte della propria indennità – 260 euro al mese di rimborso per spese telefoniche. La legge parla chiaro: “I deputati dispongono di una somma annua di 3.098,74 euro per le spese telefoniche”. Per i senatori, invece, la somma non è così dettagliata, ma si desume scorporandola dalle spese accessorie di viaggio, ed è di 550 euro. Scorrendo le voci che compongono il trattamento economico degli eletti al Senato, troviamo quella denominata “Rimborso forfettario delle spese generali”. In questa sezione è garantito “un rimborso forfettario mensile di euro 1.650, che sostituisce e assorbe i preesistenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche”. Per i colleghi di Montecitorio, ogni mese, è garantito un rimborso di circa 1.100 euro per spostamenti e viaggi. Da un confronto tra le voci dell’indennità dei due rami del Parlamento, si può desumere che i senatori, per telefonare possono spendere mensilmente mezzo migliaio di euro. E quindi deduciamo: se anche per i senatori, i rimborsi per spese accessorie di viaggio, si possono quantificare in 1100 euro, come per i colleghi deputati, per le spese telefoniche, resta un rimborso di 550 euro.
A un privato cittadino, viene offerta, da un gestore telefonico qualsiasi, una tariffa di 69 euro al mese che comprende telefonate verso mobili e fissi. In molti casi, le compagnie telefoniche includono anche il telefono. Stesso contratto, con tariffa aziendale o con partita iva, scende a 30 euro. Siamo di fronte a uno spreco che oscilla tra i 16 e 18 milioni a legislatura. La spesa in questo modo sarebbe abbattuta quasi del tutto se entrambe le camere stipulassero accordi con un gestore di telefonia con trattamenti aziendali. Invece di spendere 20 milioni a quinquennio, ne spenderebbero 2 con un risparmio del 90 per cento. Accordi ad oggi inesistenti.
Sia Montecitorio, sia Palazzo Madama non prevedono tariffe agevolate per i parlamentari che usano il rimborso come gli pare: “Con i piani tariffari vigenti – dice un deputato – è conveniente stipulare contratti privati tutto incluso a 50 euro al mese”. Così facendo, del rimborso di 260 euro al mese, ne risparmia 210 che finisce nelle sue tasche. C’è anche chi racconta di essere stato raggirato: “Era la prima volta in Parlamento, chiesi se ci fossero tariffe agevolate per deputati. Mi indirizzarono un centro di telefonia vicino a Montecitorio. Il primo bimestre pagai uno sproposito: circa 1000 euro e interruppi il contratto”.

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