sabato 6 gennaio 2018

TEORIE E IDEE PER LA SINISTRA. CAPITALISMO E INSOCIEVOLE SOCIEVOLEZZA. F. RUSSO, Il primo e il secondo Colletti: questioni aperte, SINISTRA IN RETE, 28 dicembre 2017


(...)l’insocievole socievolezza è il tratto specifico del capitalismo: il mercato regola le relazioni umane tramite lo scambio di merci che stabilisce un equilibrio temporaneo tra interessi confliggenti – tra venditori e compratori, tra produttori e distributori di merci. Lo scambio per antonomasia quello tra forza-lavoro e salario, lo scambio che interviene tra capitalista e proletario, avviene sul mercato tra soggetti eguali secondo le regole della domanda e dell’offerta utilizzando le norme del diritto dei contratti, secondo le libere manifestazioni delle reciproche volontà, senza alcuna coazione. 

https://www.sinistrainrete.info/marxismo/11287-franco-russo-il-primo-e-il-secondo-colletti-questioni-aperte.html


Tuttavia, sussiste un altro elemento della realtà capitalistica, quello che ha dato vita al diritto del lavoro, ed è il fatto – non l’idea – della disparità tra le due controparti, è il fatto che il proletario non è libero bensì costretto, se non vuole morire di fame, ad addivenire allo scambio accettando di essere pagato con un salario non corrispondente al valore di quanto egli produce e di svolgere il suo lavoro sotto l’ordine gerarchico del padrone. Dunque, lo scambio tra eguali è uno scambio tra diseguali, e la libertà del contratto è solo la via per entrare nel mondo della produzione ‒ mondo della subordinazione e della illibertà. Il contratto tra soggetti uguali non è un’apparenza la cui essenza è un rapporto di diseguaglianza, tanto è vero che le parti possono ricorrere a un giudice se le sue clausole non vengono rispettate. Il contratto tra eguali è reale quanto è reale la subordinazione dell’operaio in fabbrica e il suo salario inferiore al prodotto del suo lavoro. Uguaglianza giuridica e ineguaglianza sociale sono due elementi costitutivi del rapporto di lavoro, e tra le parti non si instaura una contraddizione dialettica, ma un’opposizione reale. Non certamente in virtù di un processo dialettico si potrà superare il rapporto di lavoro salariato, infatti se ciò avverrà sarà soltanto grazie alla consapevole azione dei soggetti sfruttati e subalterni. Le lotte del proletariato hanno, nei fatti della storia, sottratto il diritto del lavoro alla sfera del diritto privato, istituendolo come disciplina speciale sulla base del presupposto che esiste un’asimmetria di ‘potere’ tra i due contraenti: il rapporto di lavoro non si stabilisce tra uguali essendo uno di essi in condizione di ‘debolezza sociale’. Attraverso i conflitti, non per grazia delle contraddizioni dialettiche, si superano condizioni di ineguaglianza e di oppressione attraverso la trasformazione di istituti giuridici e di condizioni sociali. Avvalora quest’interpretazione proprio quanto sta avvenendo in questo periodo di regressione giuridica e sociale, quando l’azione dei padroni e delle istituzioni politiche è stata in grado di cancellare, mediante le cd. riforme, la ‘specialità’ del diritto del lavoro riportandolo nella sfera del diritto privato.
Non c’è bisogno di figure dialettiche per poter descrivere i conflitti quali opposizioni senza contraddizioni: opposizioni reali di forze contrarie, tra classi e gruppi sociali con interessi divergenti. Non c’è bisogno di ricorrere alla logica dialettica per poter cogliere le opposizioni nella società capitalistica, di teorizzare una ‘realtà sottosopra’, se non in senso metaforico, per descrivere l’insocievolezza della società capitalistica, e di costruire una filosofia della storia per progettare una società alternativa a quella capitalistica. Certo, così il socialismo non è più assunto a destino dell’umanità, tanto sicuro quanto definitivo, affidandolo alla consapevole volontà degli esseri umani associati. (...)

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