domenica 22 luglio 2018

PER NON DIMENTICARE. IL CASO FIAT. REDAZIONE, Quelli che non dimenticano, HUFFINGTON POST, 22 luglio 2018

Anni di battaglie e scontri lasciano il segno, sono difficili da accantonare anche quando la cronaca vira in situazioni drammatiche, come la malattia. C'è quindi una prevalente aura di rispetto attorno all'aggravarsi delle condizioni di salute di Sergio Marchionne, costretto all'addio professionale da Fca dopo 14 anni di gestione intensa, vissuta e discussa dal mondo politico e sindacale. C'è però chi non dimentica.




Ha colpito molti a Torino la freddezza glaciale della dichiarazione della sindaca M5S Chiara Appendino. È stato notata, con disappunto, per l'umano distacco, nei confronti del lavoro svolto da Sergio Marchionne e per lo sguardo rivolto al futuro della città nella collaborazione con il nuovo Ceo Mike Manley. Il Corriere della Sera riporta perplessità e anche irritazione in ambienti vicino al Lingotto.
A far maggiormente discutere è la prima pagina del Manifesto, in edicola oggi, che dà il senso della rabbia di quella sinistra radicale che giudica Sergio Marchionne come il demonio e la esperienza in Fca come quello spartiacque che ha portato effetti regressivi sulla società e sul mondo del lavoro in Italia. "E così Fiat" titola il quotidiano comunista, che ritrae in foto Sergio Marchionne a capo chino. "Ha tolto diritti ai lavoratori e ha portato il gruppo dell'auto via dal Paese" si legge nella prima pagina. Sui social sono moltissime le critiche alla scelta editoriale del quotidiano, mentre la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni si dice "disgustata" dalla mancanza di rispetto.
Giorgio Airaudo, ex responsabile auto di Fiom-Cgil, spezza il silenzio dei metalmeccanici della Cgil. Al manager contesta di aver trasformato la Fiat "in un'azienda apolide, sradicata dall'Italia: il tutto nel plauso dei Governi", che "gli hanno permesso tutto, senza chiedere mai". Di converso "i risultati sono stati ottimi per gli azionisti. Gli Agnelli dovrebbero dedicargli un monumento". L'unica altra voce del mondo Fiom che si è espressa è quella del segretario piemontese, Federico Bellono, per sottolineare che "le notizie di queste ore, nella loro drammaticità, aggiungono ulteriore incertezza ad una situazione in cui le prospettive degli stabilimenti e dei lavoratori italiani di Fca e Cnh erano alquanto indefinite". Nessuna parola da Maurizio Landini, l'uomo delle battaglie più aspre con Sergio Marchionne, né dal suo successore alla guida della Fiom, Francesca Re David, silenzio anche da parte di Susanna Camusso e della Cgil tutta. A spiegare la via del "rispettoso silenzio" è Michele De Palma su Facebook della Fiom Nazionale.
Un rispettoso silenzio, si potrebbe dire, anche per l'altra parte della barricata. Da Confindustria, che fu protagonista di uno scontro con Sergio Marchionne che portò all'uscita di Fiat dalla confederazione, arrivano solo parole a tutela di Torino. Rispettoso silenzio potrebbe essere considerato anche quello di Luca Cordero di Montezemolo, a lungo al fianco del manager italo-canadese prima del divorzio negli ultimi anni, se non fosse che l'ex presidente di Ferrari ha trovato modo in una dichiarazione all'Ansa per congratularsi con il successore di Marchionne, quel Louis Camilleri nominato nuovo Ceo del Cavallino: "Farà molto bene, è un manager di grande capacità ed esperienza".
Dentro al Governo, il primo a far sentire la sua voce è stato Matteo Salvini, che via Twitter ha espresso il suo "pensiero di riconoscenza, rispetto e augurio a Sergio Marchionne e alla sua famiglia". Mossa analoga dall'altro vice premier, Luigi Di Maio: "Mi addolora la notizia che Marchionne stia male e in un momento così difficile credo ci voglia rispetto per il dolore dei suoi familiari, dei suoi più cari amici e dei suoi collaboratori" dice il titolare dello Sviluppo Economico, spiegando che "mi dispiace di non aver avuto modo di confrontarmi con lui sul futuro dell'auto elettrica".
Da sinistra è durissimo Fausto Bertinotti in un'intervista all'Ansa: "La divisa che ha vestito è quella del capitalismo globale finanziario che ha portato una contrazione di civiltà" afferma l'ex segretario di Rifondazione Comunista, il quale evidenzia che "Mirafiori e Pomigliano d'Arco erano luoghi d'eccellenza nel mondo e oggi Mirafiori è un deserto e Pomigliano una striscia di cassintegrazione". Inoltre Marchionne "ha portato un attacco a un sindacato che pretendeva di essere indipendente dalle imprese" e ha concepito "l'impresa come una comunità chiusa in lotta contro un'altra impresa chiusa concorrente". "Impresa che quindi diventa fagocitazione di un mondo che ha come dio la concorrenza interna, costi quel che costi".
Anche Enrico Rossi ricorda gli errori commessi da Sergio Marchionne "pagati dai lavoratori e dai giovani in cerca di occupazione". Su Facebook il governatore toscano ricorda "la residenza in Svizzera per pagare meno tasse, il Progetto Italia subito negato, il baricentro aziendale che si sposta in Usa, la sede legale di Fca in Olanda e quella fiscale a Londra". Ed ancora il suo "autoritarismo in fabbrica per piegare lavoratori e sindacati; e gli occupati che sono passati dai 120000 del 2000 ai 29000 di oggi. Marchionne era un manager capace, soprattutto per gli azionisti, ma certo poco o per niente attento alla storia e agli interessi industriali del Paese".

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