domenica 26 luglio 2020

RIFORME SISTEMA ELETTORALE E NUOVI SCENARI POLITICI. C. BOZZA, La simulazione: i piccoli partiti alla battaglia del 3%: solo con loro Pd e M5S vincerebbero, CORRIERE.IT, 26 luglio 2020

Se si votasse subito il centrodestra (unito) batterebbe con netto distacco il possibile tandem 5 Stelle-Pd: a Montecitorio avrebbe 220 deputati contro 180. Tale proiezione, elaborata da Ipsos per il Corriere considerando la Camera ridimensionata a 400 eletti in base alla riforma sottoposta al referendum di settembre, non cambierebbe di una virgola con una soglia di sbarramento al 3 o al 5 per cento. La legge elettorale applicata per questa elaborazione è il Germanicum, proporzionale da tempo messo sul tavolo da dem e Cinque Stelle. Applicando questo schema di ripartizione di seggi, i due attuali azionisti di maggioranza del governo rimarrebbero lontani da Palazzo Chigi, arrivando a solo a quota 178, senza contare i due seggi di Svp.


Questo possibile nuovo quadro politico è calcolato in base ai consensi dei partiti pubblicati ieri sul Corriere nel sondaggio di Pagnoncelli. La Lega si conferma virtualmente la prima formazione (23,1 per cento e 107 eletti), ma si vede erodere molti voti da Fratelli d’Italia, che giunge al nuovo record del 18 per cento (82 deputati); mentre Forza Italia veleggia sul 6,9 per cento e incasserebbe 31 seggi.

Rispetto al centrodestra (48 per cento in totale), sempre in base al sondaggio di Ipsos, gli attuali alleati di governo raggiungerebbero solo il 38. Il Pd, calcolando il 19,6 per cento di consensi rilevati da Ipsos, vedrebbe eletti 92 deputati; mentre il M5S, presupponendo il 18,9 per cento, avrebbe 86 seggi.

In base a questo quadro di consensi, insomma, applicando il Germanicum il centrodestra vincerebbe le elezioni senza problemi.

Il quadro sarebbe però stravolto se superassero la soglia del 3 per cento i quattro piccoli partiti più forti: Sinistra italiana-Leu (2,9 per cento), Europa Verde (2,9), Italia viva (2,5) e Azione (2,5). In questo caso, ad ognuna di queste formazioni verrebbero assegnati 12 deputati. E così il risultato finale, seppure per un pugno di voti, sarebbe ribaltato: 207 seggi (contando i quattro «piccoli» tutti con il centrosinistra formato da Pd più M5S, assieme a Svp) contro i 193 del centrodestra. Ma si tratta di uno scenario del tutto virtuale, perché sarebbe molto difficile che partiti come quello di Carlo Calenda possano stare in una coalizione con i Cinque Stelle.

Questo terzo scenario è, attualmente, quello più incerto e sul quale pesano più variabili. Ma l’ex premier, oggi leader di Italia viva — che dava quasi per scontato che avrebbe superato il 10 per cento dopo la scissione dal Pd — rilevato il tracollo dei consensi ha cambiato del tutto le carte in tavola. Renzi, fino a poche settimane fa, si diceva totalmente d’accordo con il Pd per approvare il Germanicum con sbarramento al 5 per cento. E ora, davanti alla concreta possibilità di rimanere fuori dal Parlamento, colui che per anni è stato paladino del maggioritario, contando sul pacchetto di voti decisivi (specie al Senato) vuole abbassare lo sbarramento al 3 per cento, mandando su tutte le furie gli alleati. Gli stessi che però, ironia della sorte, stando ai sondaggi di oggi, per farcela avrebbero bisogno proprio dell’ingresso dei «piccoli» in Parlamento.

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