martedì 31 ottobre 2023

LA GUERRA IN MEDIO ORIENTE. RAPINI L., Ecco come Hamas e i suoi leader diventano ricchi con la guerra: il patrimonio in mano ai vertici dell'organizzazione, LA STAMPA, 31.10.2023

 Mentre la popolazione della Striscia di Gaza non ha più pane, non ha più medicine, non ha più combustibile per far funzionare gli impianti che dissalano l’acqua del mare, Hamas e i suoi leader continuano ad arricchirsi. La denuncia arriva da alcuni tweet dello Stato di Israele, ma arriva anche da report, notizie recuperate da media arabi e non solo, audizioni ufficiali al Senato: insomma, tutte le fonti concordano nell’attribuire patrimoni milionari, o miliardari, ai vertici dell’organizzazione e allo stesso movimento militante islamico che governa Gaza e che ha attaccato brutalmente Israele il 7 ottobre.




Guerra in Medio Oriente, le notizie in diretta

I tunnel, scavati sotto il terreno di Gaza, non servono soltanto per consentire a chi combatte di spostarsi indisturbato e raggiungere il confine: sono principalmente canali di passaggio per merci di contrabbando. Hamas non scava pozzi per attingere acqua potabile per la popolazione, fanno sapere da Israele. Continuano a scavare tunnel funzionali alla guerriglia. E visto che il perimetro della striscia è chiuso, non soltanto ora per la guerra, le gallerie sono fondamentali per trasportare oltre che le armi anche il cibo e tutti i generi di prima necessità che, al mercato nero e a prezzi alti, si trovano comunque nella Striscia: secondo le stime, le “imposte” di Hamas ammontano al 20% del valore della merce. Secondo analisi dello Stato di Israele, il bilancio di Hamas grazie a queste tassazioni arriva a un miliardo di dollari all’anno. Ma patrimoni consistenti sono in mano anche ai singoli e spesso i capi della organizzazione non risiedono neppure della Striscia, ma dirigono le operazioni, le aggressioni, la guerra, da lontano, da altri Paesi arabi. La disoccupazione in quella porzione di territorio è altissima, stimata al 60%. In un rapporto della Banca Mondiale del 2022, il PIL pro capite di Gaza era stimato a 1.257 dollari, circa un quarto del PIL pro capite stimato in Cisgiordania, pari a 4.458 dollari. Queste cifre lo rendono uno dei luoghi più poveri del mondo. E a complicare le cose, e a impoverire la popolazione, contribuisce pure il blocco israelo-egiziano che dal 2007 impone restrizioni sulle merci in entrata o in uscita

Ismail Haniyeh ha un patrimonio stimato in 5 miliardi di dollari, fa sapere Israele. Era stato eletto primo ministro dell'Anp (Autorità nazionale palestinese) nel marzo del 2006, carica che ha ricoperto fino a metà del 2007, quando Hamas ha preso il possesso della Striscia e lui è stato eletto presidente dell'ufficio politico della organizzazione, al posto di Khaled Meshal. Per rendersi conto della sua ricchezza, basti pensare che nel 2010 Haniyed ha pagato 4 milioni di dollari (utilizzando il nome del genero come prestanome) per un appezzamento di 2500 metri di terra a Rimal, elegante quartiere fronte mare di Gaza, vicino al campo profughi di Shati dove è cresciuto. Poi Khaled Meshal: quest’ultimo, fondatore dell’ufficio politico di Hamas, ne è diventato il vertice dall’esilio nel 2004 e ha ricoperto la carica fino al 2007. Non ha mai vissuto nella Striscia, ma ha sempre operato da lontano: da Giordania, Siria, Qatar, Egitto. Ora dovrebbe vivere in Qatar. Il suo patrimonio è stimato da Israele in 5 miliardi di dollari. C’è poi Moussa Abu Marzook (o Marzouq), con un patrimonio stimato di 3 miliardi di euro. Dal 1997 è vicepresidente del Politburo di Hamas: aveva dato un contributo fondamentale nel 1989 per riorganizzare il movimento dopo gli arresti di massa e da lì è cominciata la sua ascesa. Attualmente sta a Doha, in Qatar, ma ha vissuto in Giordania, dal 1998 al 2001, in Siria a Damasco , al Cairo in Egitto dal 2012. E' stato arrestato negli Usa all'aeroporto Jfk negli Anni Novanta, ma poi era stato rilasciato perché non c'erano accuse formali e precise a suo carico. Tra gli addebiti che successivamente gli sono stati contestati, il finanziamento di organizzazioni terroristiche, capo per cui è stato incriminato successivamente. I tre vengono citati anche in una audizione ufficiale al Senato resa dall’ambasciatore israeliano in Italia, Dror Eydar, nel giugno del 2021 e in quei documenti si fa riferimento proprio alle ingenti ricchezze dei capi della organizzazione.

Questi, e in generale tutti, leader di Hamas vivono guardandosi le spalle dai tentativi di Israele di colpirli e finalmente eliminarli e in alcuni casi per lunghi periodi non si conoscono le loro collocazioni o le loro condizioni di salute.

Ci sono anche le criptovalute. Le autorità americane, dopo l'attacco del 7 ottobre, hanno proposto di catalogare come strumenti di riciclaggio di denaro i mixer di criptovalute stranieri, cioè i servizi che "mescolano" i fondi digitali degli utenti per continuare a garantirne l'anonimato: proprio i bitcoins potrebbero essere utilizzati per finanziare organizzazioni terroristiche come Hamas. Il timore è che fiumi di denaro possano confluire nelle tasche dei terroristi proprio attraverso queti canali.

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