sabato 12 settembre 2015

8 REFERENDUM ANTI-RENZI. J. JACOBONI, Dall’Italicum al Jobs Act. Civati e gli otto referendum, Landini e Sel fermi, no del M5S, LA STAMPA, 13 agosto 2015

Esiste una campagna referendaria di cui nessuno parla. Qualcosa che non capitava in queste dosi neanche alle campagne referendarie dei radicali, qualcosa di quasi incredibile, in una democrazia. Lanciata da Giuseppe Civati, ex deputato democratico, ha davanti lo scoglio arduo di superare cinquecentomila firme entro il 30 settembre. I referendum proposti dalla sua nuova aggregazione politica, che si chiama «Possibile», sono otto. Le modalità sono sia online, sia coi banchetti: si può firmare, se si ha una firma autenticata, sul sito:referendum.possibile.com/quesiti/ oppure si può organizzare un banchetto. E ne stanno nascendo, autoprodotti, ovunque. Nessuno li vuole vedere.





Il primo quesito riguarda «l’eliminazione dei capilista bloccati e delle candidature plurime» nell’Italicum. Il secondo punta - più problematicamente - all’«eliminazione della legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza, capilista bloccati e candidature plurime». Il terzo riguarda «l’eliminazione delle trivellazioni a mare». Il quarto riguarda «l’eliminazione del carattere strategico delle trivellazioni». Il quinto attacca lo Sblocca Italia, «dalle grandi alle piccole opere». Il sesto e settimo quesito attaccano il Jobs Act, uno tentando «l’esclusione del demansionamento», l’altro la «tutela del lavoratore dai licenziamenti illegittimi». L’ottavo chiede di abrogare, nella riforma della scuola, il «potere di chiamata del preside-manager». Ogni quesito ha una formulazione tecnica che vi risparmiamo. 

Il problema è che, anche considerando questo assordante silenzio, anche la mobilitazione delle forze è frastagliata a dire poco. C’è stata qualche significativa adesione, per esempio Aldo Giannuli, che ha a lungo collaborato con il M5S e in particolare con Casaleggio e il blog, ha scritto che li sottoscriverà, pur tra mille riserve, e che «Civati mi sembra l’unico che può ancora avere qualche credibilità in tutta la banda che si muove (piuttosto scompostamente, in verità) nell’area fra Pd e M5s. Non ho ancora capito se “Possibile” fa parte o no del cantiere Vendola-Ferrero-Fassina-Campanella o no e come si pone verso la coalizione sociale di Landini». Domanda sensata, perché Landini, per ora, aspetta che il direttivo Cgil decida «come avviare un coerente percorso referendario abrogativo» (campa cavallo). La Cgil aveva votato per farli, ma poi ha cambiato idea. Il movimento della scuola è diviso (Lip e comunisti contrari, insegnanti favorevoli). Sel di fatto non aiuta, anzi, Fratoianni vorrebbe usare l’estate per un dibattito, ma così, se mai arrivassero le firme, si voterebbe nel 2017 (buonanotte). Solo i verdi firmano i quesiti ambientali (e i presidenti di alcune regioni, tra cui Michele Emiliano). Insomma, appena c’è un’iniziativa a sinistra si spacca subito il capello. Un grande classico. Bisogna fare a meno di queste agenzie del passato. 

C’è poi un gigantesco problema: Casaleggio ordina da sempre al M5S, una forza che oggi varrebbe intorno al venti per cento, di non aderire a iniziative altrui. Nei giorni scorsi Toninelli ha spiegato «penso che sia più utile lavorare sul referendum confermativo della riforma del Senato dove non è previsto il quorum». L’Italicum non veste così male addosso al M5S. 

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