mercoledì 9 novembre 2016

GIUSTIZIA ALL'ITALIANA. IL DDL DEL CENTRO-DESTRA SULLA CORRUZIONE. REDAZIONE, No al carcere per i colletti bianchi. E il ddl ricompatta il Centrodestra, LA REPUBBLICA, 9 novembre 2016

L'intero centrodestra, anche la parte confluita nella maggioranza, si ricompatta su un ddl che esclude il carcere per "colletti bianchi" e corrotti. Il ddl, presentato oggi al Senato dal verdiniano Ciro Falanga e firmato da altri 27 senatori di Forza Italia, Conservatori e Riformisti, Area Popolare-Nuovo Centrodestra e, appunto, Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, riscrive l'ultima parte della norma sulla custodia cautelare escludendo il carcere, ad esempio, per il finanziamento illecito dei partiti e per quei reati anche gravi per i quali non vi sia stato uso di armi o violenza. Si eviterebbe così il carcere agli autori di reati come autoriciclaggio, truffe aggravate, corruzione e reati economici. Qualora il ddl Falanga dovesse diventare legge, i cosiddetti "colletti bianchi" finiranno al massimo finire agli arresti domiciliari. Il carcere per loro potrebbe scattare solo in un caso: se fossero trasgredite "le prescrizioni imposte", ad esempio evadendo dagli arresti domiciliari. Ma non si rischierà più la detenzione solo per il fatto di aver commesso un reato per il quale è prevista una pena superiore ai 5 anni, così come dice la legge attuale.



Il rappresentante del gruppo di Verdini in commissione Giustizia, Ciro Falanga, difende il suo provvedimento spiegando che la disciplina della custodia cautelare, pur essendo "uno dei temi più controversi e sdrucciolevoli" per il legislatore, va riformata. A suo avviso, andrebbero "demolite le mitologie dell'insicurezza diffusa" e andrebbe recuperato "il discorso sulla custodia cautelare e della sua regolamentazione al più pacato e stabile terreno dei valori fondativi della nostra Repubblica". Pertanto, secondo il senatore di Ala, non si dovrebbe più guardare tanto "all'entità della pena del reato" per prevedere o meno la custodia cautelare in carcere, quanto al fatto se si sia usata o meno violenza ricorrendo anche all'uso di armi o se si tratti o meno di delitti di criminalità organizzata.

Per tutti gli altri reati gravi, come ad esempio quelli contro la pubblica amministrazione, la custodia cautelare in carcere non esisterebbe più. Nel ddl firmato anche dai senatori del partito del ministro dell'Interno Angelino Alfano, chiunque venga accusato di fattispecie come la truffa aggravata, l'autoriciclaggio o la corruzione, rischierebbe al massimo gli arresti domiciliari.

Sul significato politico di un gesto così dirompente da parte di tutto il centrodestra unito, le interpretazioni divergono. C'è chi ci legge un tentativo di ricompattamento in vista del dopo referendum e chi invece lancia l'ipotesi di una "manovra" che poi, alla fine, non risulterebbe tanto sgradita a "buona parte del Pd". Ma c'è anche chi pensa che quello di Falanga sia solo un modo di "rendere
la pariglia" al Pd che prima "aveva promesso" un sostegno al suo ddl sull'abusivismo edilizio e poi "si è rimangiato la parola". Ma se così fosse, si fa notare in ambienti di Palazzo Madama, sarebbe difficile spiegare le altre 27 firme al provvedimento.

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