mercoledì 23 novembre 2016

UNA RICERCA SUI GIOVANI ITALIANI. A. DE GREGORIO, Pessimisti e scoraggiati: l’Italia non è un paese per i giovani, CORRIERE DELLA SERA, 23 novembre 2016

 giovani italiani? Sono «infelici». Lo diceva già Pasolini negli anni Sessanta, ma siamo ancora lì. I giovani, non i loro genitori: che invece, secondo l’Istat, per la prima volta da cinque anni sono soddisfatti delle proprie condizioni di vita. Posizione economica, relazioni, salute, tempo libero: ne avevano una percezione positiva 35 persone su cento nel 2015; 41 su cento oggi. I ragazzi, invece, secondo un’indagine di Swg e Skuola.net che ha coinvolto 1.755 utenti dai 15 ai 25 anni, sono preoccupati per la loro condizione, poco ottimisti per il futuro. E, in politica, hanno priorità molto diverse da quelle di chi li rappresenta. Un rapporto sempre più conflittuale, quello tra i giovani e la politica: la sfiducia in ciò che li aspetta domani si alimenta della sensazione che nessuno abbia a cuore i loro problemi.

Pessimisti
Questi i dati diffusi dal portale degli studenti: 2 ragazzi su 3 sono tendenzialmente pessimisti sulle prospettive per l’avvenire: il 45% si dichiara poco ottimista, mentre il 21% non ripone alcuna fiducia nel domani. Un dato che aumenta col crescere dell’età: tra i minorenni, infatti, l’assoluta sfiducia si ferma al 16% mentre se si analizzano le risposte date dai maggiorenni la percentuale sale fino al 24%. Solo il 3% di quelli che hanno già compiuto 18 anni si dice molto ottimista (la media generale è poco superiore: 4%). Attorno al 30% si attestano quelli che hanno una cauta fiducia negli anni a venire.
Quali riforme
La principale fonte di negatività sono i fattori economici. Il capitolo più dolente, la mancanza di prospettive (per il 56%); segue la preoccupazione di non trovare lavoro (41%); mentre lo sviluppo economico sta a cuore al 21%. La qualità della scuola preoccupa «molto» il 30% dei giovani interpellati (è al terzo posto tra i problemi più urgenti); l’immigrazione e i problemi sociali connessi, il 26%. E verso questo orizzonte buio sentono che stanno camminando da soli, visto che le priorità degli adulti - politici compresi - sembrano loro decisamente diverse. Unico terreno di lotta comune, la disoccupazione, che coinvolge tutti allo stesso modo: 41% per i ragazzi, 42% per gli adulti. Mentre le problematiche della scuola valgono appena il 6% e le prospettive dei giovani il 32%. Abbandonati a se stessi, insomma. Ma se toccasse a loro prendere decisioni? Se dovessero elaborare proposte politiche, da dove partirebbero, hanno chiesto i sondaggisti. Il 43% degli intervistati si concentrerebbe sulla riforma della scuola, il 35% su quella del lavoro, il 31% punterebbe in alto cercando di attrarre investimenti stranieri in Italia, mentre il 28% sogna di ridurre il debito pubblico ed eliminare l’evasione fiscale. A questo dovrebbe dare ascolto la politica, per ridare smalto a una generazione sfiduciata.
I peggiori in Europa
Che i giovani italiani siano i più pessimisti d’Europa lo ha rivelato da poco anche un sondaggio commissionato da Vodafone: solo il 41% gli under 30 del nostro Paese è ottimista sul futuro, dice un’indagine condotta dall’istituto di sondaggi YouGov su commissione del colosso telefonico, che ha sondato un campione di 6 mila persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni residenti in Germania, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Repubblica Ceca. La percentuale è la più bassa rispetto ai coetanei delle maggiori nazioni europee. Un pessimismo che porta molti ragazzi a credere che la loro vita sarà peggiore rispetto a quella dei propri genitori, il 77%, anche in questo caso la percentuale più alta d’Europa. L’Italia è l’unico Paese insieme alla Spagna dove meno della metà dei giovani si dichiara ottimista sul futuro. Nelle altre Nazioni queste percentuali oscillano intorno ai due terzi del campione, con un picco nei Paesi Bassi, dove è il 71% degli under 30 a esprimere un sentimento positivo verso gli anni a venire.

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