lunedì 28 maggio 2012

PARTITI POLITICI ITALIANI. LEGA NORD. BIORCIO R., Un carroccio con le ruote ferme. Ricerca sul campo, IL MANIFESTO, 25 MAGGIO 2012

Le componenti sfumate di un monolite. Un'inchiesta tra dirigenti, amministratori e elettori di un partito in crisi
Che tipo di partito ha costruito la Lega Nord? Quale rapporto ha stabilito con il territorio? Può reggere la caduta della leadership carismatica di Umberto Bossi? Queste questioni vengono affrontate e ampiamente discusse nel volume di Gianluca Passarelli e Dario Tuorto Lega è Padania. Storia e luoghi delle camicie verdi (Il Mulino, pp. 229, euro 16). Il volume presenta i risultati di una lunga ricerca sul campo realizzata dai due autori che hanno intervistato dirigenti, amministratori locali (72) e iscritti (327) per ricostruire un profilo più preciso e realistico del Carroccio.
Le rappresentazioni che attivisti e quadri danno del loro movimento sottolineano spesso le somiglianze del Carroccio con i tradizionali partiti di massa come il Pci e la Dc. Viene anche esibita con orgoglio la forte strutturazione piramidale del partito, quasi da «partito leninista». Quanto corrispondono alla realtà questo tipo di rappresentazioni? Il modello del tradizionale partito di massa ha sempre guidato le scelte della Lega che ha creato una struttura organizzativa formata da sezioni su tutto il territorio, con procedure formalizzate di reclutamento e un controllo centrale sulle unità periferiche. Le sezioni sono aumentate nel corso di venti anni da 100 a più di 1400 con 182.502 iscritti. Al partito si sono affiancate diverse organizzazioni collaterali, riproponendo il tradizionale progetto di integrare i simpatizzanti dalla «culla alla tomba».
Esistono però notevoli differenze rispetto ai tradizionali partiti di massa. Queste formazioni reclutavano nelle proprie file milioni di persone, anche se solo una parte limitata di loro si impegnava attivamente. Il Carroccio ha invece cercato di far coincidere l'adesione con la militanza. Membri effettivi del partito sono solo i soci ordinari-militanti, che hanno, secondo lo statuto, il dovere di partecipare attivamente alla vita associativa del movimento.
Una militanza totaleIl sondaggio realizzato da Passarelli e Tuorto conferma la tendenziale sovrapposizione della figura dell'iscritto con quella dell'attivista: la tipica «camicia verde» partecipa con assiduità a tutte le attività promosse dal Carroccio, con un coinvolgimento intenso nella vita del partito. Si è così creata nel corso degli anni un'area di attivisti con un forte senso di appartenenza al gruppo e una percezione di vicinanza/facilità di contatto con i dirigenti locali e nazionali. Un'area tendenzialmente più giovane rispetto agli iscritti agli altri partiti, formata in gran parte da maschi di istruzione media e superiore, provenienti soprattutto dalla piccola borghesia e dal lavoro autonomo.
Gli attivisti leghisti sono stati in passato soprattutto elettori dei partiti di centro e di destra (dalla Dc al Msi), ma solo in pochi casi hanno avuto precedenti esperienze di militanza politica. La loro socializzazione politica si è realizzata all'interno del partito di Bossi. I rapporti stabiliti dalla organizzazione del Carroccio con il complesso della popolazione sono d'altra parte molto limitati: si ricerca soprattutto la delega piuttosto che una effettivo allargamento della partecipazione diretta dei cittadini. Le manifestazioni di piazza promosse dalla Lega coinvolgono di regola solo gli attivisti e uno strato molto limitato di simpatizzanti. Le associazioni collaterali promosse nel corso degli anni, dai sindacati alle organizzazioni culturali e ricreative, non hanno avuto molto successo e non sono state uno strumento efficace per estendere l'influenza del partito. E resta marginale d'altra parte la presenza dei leghisti in altre organizzazioni sindacali o di rappresentanza degli interessi. Le analisi della distribuzione territoriale dei voti confermano la tendenza del partito di Bossi ad affermarsi soprattutto nelle aree storicamente influenzate dalla subcultura bianca.
Solo nel triennio 2008-2010 si è registrata una significativa espansione dei consensi leghisti nelle «regioni rosse». L'azione degli attivisti trova soprattutto ascolto nei piccoli centri e nei comuni di montagna, dove restano forti i legami e le interazioni all'interno delle comunità locale: in questo contesti il consenso elettorale per il Carroccio si mantiene a livelli nettamente superiori rispetto ad altre località. Negli ultimi anni si è molto estesa l'area degli amministratori leghisti che hanno assunto importanti ruoli di governo sul territorio, con la conquista di due regioni, di 13 provincie e di 391 comuni. Si è creato così un nuovo ed esteso ceto politico quasi sempre selezionato e formato all'interno del partito. Sono d'altra parte forti le sovrapposizioni fra gli eletti nelle istituzioni, l'apparato e gli organi dirigenti del Carroccio a livello locale e nazionale. (Dati che andrebbero approfonditi dopo le ultime elezioni locali, che hanno visto la Lega sconfitta in molti ballottaggi).
La fisionomia politica e organizzativa del Carroccio è stata condizionata dalle caratteristiche della leadership di Bossi. Per i gli iscritti e i quadri della Lega le vicende del partito e del suo fondatore sono perfettamente sovrapponibili. La relazione fra l'identità dell'organizzazione e la figura del leader è progressivamente cresciuta per molti anni, garantendo l'unità del partito al di là delle le tensioni presenti nel gruppo dirigente e fra le diverse componenti regionali del movimento. L'originalità della Lega è stata la capacità di combinare le caratteristiche tipiche dei movimenti etnonazionalisti con quelle che caratterizzano le formazioni populiste. Le interviste ai quadri, agli iscritti e agli elettori leghisti mostrano come questo profilo politico si sia mantenuto nel corso degli anni. I loro orientamenti sono caratterizzati da una parte dal federalismo e dai riferimenti ad appartenenze territoriali subnazionali, dall'altra dall'ostilità verso gli immigrati e dall'antipolitica. L'alleanza con il centrodestra e il forte impegno del Carroccio sul binomio immigrazione/sicurezza ha però parzialmente cambiato l'elettorato leghista. Sono cresciuti i voti per la Lega tra gli elettori che si definiscono di centrodestra e di destra, mentre sono diminuiti in modo significativo tra gli elettori di centro e di centrosinistra.
È possibile collocare la Lega nell'ambito dei partiti europei di estrema destra, come sembrano suggerire gli stessi Passarelli e Tuorto? I dati riportati nel volume smentiscono questa ipotesi: l'elettorato leghista si colloca, in media, su posizioni più vicine al centro di quello del Pdl. L'indagine sugli iscritti ha d'altra parte messo in evidenza l'esistenza di posizioni molto differenziate su questioni come la domanda di autorità, l'immigrazione e l'estensione dei diritti civili. La caduta del governo Berlusconi e l'opposizione al governo Monti hanno poi offerto alla Lega la possibilità di modificare la propria collocazione politica, con una maggiore autonomia rispetto ai principali schieramenti.
L'enigma della transizioneAnche in una fase complessa di transizione a un nuovo assetto del sistema dei partiti, il Carroccio può contare su un'organizzazione solida e vitale, con una rete di militanti impegnati sul territorio. Un corpo di attivisti tendenzialmente compatto e duraturo, che rappresenta uno dei punti di forza della Lega, ma anche un vincolo perché può esercitare forti pressioni sulle scelte del gruppo dirigente[/TXT] . Non mancano però i problemi e le incognite per il futuro. Le inchieste della magistratura sugli affari del tesoriere Belsito hanno messo in discussione la diversità dalla Lega rispetto agli altri partiti e soprattutto hanno investito la figura dello stesso ledere carismatico, L'impegno di Maroni per una «pulizia morale» del partito ha cambiato i rapporti di forza all'interno del Carroccio, aprendo all'exministro degli interni la strada della successione. L'iniziativa non è però riuscita a dissolvere il malumore della base, a riaccendere la mobilitazione e a contenere la cadute del consenso elettorale.

Nessun commento:

Posta un commento